E se fosse proprio questa la vera estate italiana che abbiamo sempre visto al cinema? Quella di Verdone che deve scappare a Ladispoli dalla madre (Un Sacco Bello, 1997) o di Luca Molinari che si concede un po’ di riposo a Fregene prima della maturità (Notte prima degli esami – oggi, 2007). Ma anche quella di Audrey Hepburn che sfreccia tra la storia di Roma (Vacanze romane, 1957) e di Aldo Giovanni e Giacomo che perdono una partita di calcetto in riva al mare (Tre uomini e una gamba, 1997).
“Questa estate probabilmente non la dimenticheremo mai”. Una frase che abbiamo sentito dire in continuazione negli ultimi mesi. A pochi giorni da settembre però, è ora di chiedersi quanto questa estate 2020 sia stata davvero diversa da quelle precedenti.
Sì, forse sarà per la mascherina che ci accompagna da casa al supermercato, o per il distanziamento da continuare a mantenere. Sarà per i notiziari alla tv che dettano i numeri o per la paura di farsi scappare uno starnuto in pubblico. Ma per il resto, quest’estate sembra quella più italiana di tutte. Frontiere quasi invarcate e costiere della penisola che chiamano i turisti come le sirene i marinai, con barche che partono verso ogni mare… molto Roba da ricchi (1987) potrebbero confermare Paolo Villaggio e Lino Banfi.
Sotto il sole estivo del 2020, gli italiani sembrano aver ritrovato quello spirito raccontato dai più grandi registi del tempo. Perché prendere una macchina a Roma e ritrovarsi affacciati sulla costiera napoletana, una delle mete più gettonate di quest’anno, non ricorda a tratti Il Sorpasso (1962) di Dino Risi? Ve li ricordate Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant intenti a fuggire dal caldo torrido di un ferragosto romano verso una meta indefinita?
O partire con i propri genitori in una nuova vacanza non pianificata non riporta alla mente l’estate raccontata al cinema ne In viaggio con papà (1982) di Carlo Verdone e di Alberto Sordi? L’estate italiana è la vacanza inaspettata, quella fatta in macchine pronte a gettarsi all’avventura. Quella dei ricongiungimenti inter-regionali, degli amori appena sbocciati e di quelli conclusi con l’arrivo di settembre. Quella dei sogni nel cassetto di Summertime (serie Netflix, 2020), dei mille propositi per il futuro e delle vacanze passate invece in città, sotto il caldo soffocante di Sansiro in stile Il Cosmo sul Comò (2008). È l’estate di scorci e panorami tra la Polignano di Io che amo solo te (2015) e la Castellamare di Benvenuti al sud (2010).
È il ritrovo sotto il solito ombrellone con gli amici di una vita. Quella routine che Enrico Vanzina ha provato a raccontare nel 1983 con Sapore di mare e nuovamente 37 anni dopo con Sotto il sole di Riccione. Con l’unica differenza che forse oggi anziché a ruba bandiera è meglio giocare a carte… sapete, le norme.
Il cinema non si è mai stancato in tutti questi anni di raccontare lo spirito degli italiani. La voglia di prendere i vestiti, chiuderli in una valigia e partire per qualche settimana di vacanza. Di afferrare il materassino e gettarsi in acqua, uscire, prendere il sole e ricominciare tutto di nuovo.
Sono passati decenni e generazioni, ma l’unica cosa che forse è mutata nell’estate italiana sono i modi di raccontarla. Senza quel gusto amaro di Ferie d’agosto o i modi divertenti e spensierati di Gassman. Ma con un Tommaso Paradiso sul palco che detta le note per un’altra estate. Tra le urla dei bambini in spiaggia e una gita in Salento improvvisata, lasciando ad Adriano Celentano e Ornella Muti la possibilità di innamorarsi, ancora una volta, tra le deserte vie di una Roma abbandonata al caldo di agosto (Innamorato Pazzo, 1981).
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