SHABRANG, Sevdaliza: la recensione

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Copertina di Joanna, singolo tratto da Shabrang

SHABRANG è il secondo album in studio della cantante R&B alternativa Sevdaliza, che ricorda ancora una volta quanto sia assurdamente brava. Un viaggio attorno e dentro di sé, struggente e inquietante, con alcune delle canzoni più belle e toccanti che si avrà il piacere di ascoltare. Basta avere la mente giusta per svelarne i segreti e le metafore. 

La geniale Sevdaliza

Sevdaliza: pronuncia del nome Sev-da-li-sa, nome di battesimo Sevda Alizadeh. Un nome, una garanzia, una corona sul capo di una regina della musica alternativa. Un genere che di recente ha conosciuto picchi di qualità insperati, con l’ascesa alla fama di nomi come FKA Twigs, HER, Kelela e Kali Uchis. E sarà proprio il suo uno dei grandi ritorni, con un album dal concept immenso. A tre anni dal suo ultimo album completo ISON, a due dal suo EP The Calling, e senza perdere un briciolo di smalto. Si chiama SHABRANG, ed è forse il suo progetto più passionale e intenso. 

SHABRANG si fa notare sin da subito, con una copertina d’impatto. L’immagine di Sevdaliza che fissa la telecamera con sguardo smorto, con un occhio gonfio e nero, rimane in mente sin da subito. Un’immagine così cupa è insolita per una star come lei, ma il concept che c’è dietro promette il meglio. Si tratterebbe di esplorare territori cupi, non semplici, non radio-friendly: ma qualcosa per cui Sevdaliza è pienamente preparata. Un album lungo, dettagliato, che viene dritto dal cuore e colpisce proprio là anche chi lo ascolta. 

SHABRANG: la recensione

Copertina di SHABRANG

Ormai è questo, in fondo, il pattern degli album di Sevdaliza. Lunghi, cupi, atmosferici, possenti: tutto il bello dell’R&B alternativo in un unico splendido pacchetto d’argento. Oltre che complicati, ma nella maniera in cui la bella musica lo è. Sevdaliza ama giocare con le metafore, le immagini, un utilizzo delle parole e delle figure poetiche raffinatissimo. Il singolo Lamp Lady ne diventa un momento lampante, guizzando senza fallo da un’immagine all’altra con varietà e coerenza difficilmente combinabili. La voce della cantante diventa essa stessa uno strumento, e uno dei più particolari. Bassa, sussurrata, quasi tremante, in una sorta di tono di supplica a cui viene voglia di rispondere affettuosamente. SHABRANG non è e non sarebbe mai potuto essere un album facile. Ne emergono sentimenti cupi, scomodi, in cui la paura e lo sconcerto la fanno da padrone. Ma la Alizadeh non vi si crogiola mai del tutto, e sembra guardare quasi con distacco alle sue situazioni. Come nel dipingere un autoritratto, con tutti i lati positivi e negativi di sé stessa.  


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Sicuramente non è un’esperienza semplice, ma negarsi il piacere di ascoltare SHABRANG è qualcosa che non si consiglia. Forse meno incisivo, aggressivo e “speciale” di ISON, l’imbattuto album di debutto, ma comunque un lavoro eccellente dall’inizio alla fine. Rimarrà dentro come una spina la voce di Sevdaliza che pare gemere sopra le note, sottile ma forte allo stesso tempo, a sviscerare il proprio trauma in cerca di una guarigione difficile ma vicina. Alla fine di tutto, SHABRANG non è altro che una lettera d’amore da Sevdaliza per Sevdaliza. Nelle sue parole, l’album è “una rappresentazione del funzionamento della mia anima, come guardare la vita accadere di fronte a te e non per te. Cercando sempre di tornare alla luce, io mi sposto tra la speranza, la fede e la paura/distopia”. La parabola di una donna e artista forte, intelligente, poliedrica e piena di idee da raccontare. E ascoltandolo si capisce perché ne meritasse una così tanto. 

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