Alec Benjamin, These Two Windows – Recensione Album

Il giovane cantautore americano ha pubblicato il suo primo album

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Era la fine del 2018 quando uno sconosciuto Alec Benjamin pubblicava il singolo “Let Me Down Slowly”. Quello che è successo dopo, lo poteva solo sognare. La canzone è diventata un successo mondiale, arrivata ai piani alti di quasi tutte le classifiche per diverse settimane e a due anni dal rilascio conta circa seicento milioni di stream su Spotify. 

Il giovane artista anzi cantautore americano con un solo brano è diventato famoso in tutto il mondo e ha dovuto mostrare ciò che aveva da offrire durante i suoi centinaia di concerti. Ovviamente concerti ridotti in quanto il repertorio non era molto, quindi nel frattempo ha registrato il suo primo album di inediti “These Two Windows” uscito pochi giorni fa.

Improvvisamente da perfetto sconosciuto Alec Benjamin è diventato uno degli artisti più trasmessi al mondo. Quindi è logico pensare che questo ha portato all’artista molto stress ed incertezze.  Fortunatamente, i musicisti hanno sempre uno sfogo dove possono esprimere quei sentimenti. Questo è esattamente ciò che “These Two Windows” rappresentano  per Alec Benjamin. Le finestre simboleggiano gli occhi del giovane artista, dandoci un’idea di cosa significhi essere una star mondiale. E soprattutto quali sono le difficoltà. Ad esempio, ci vengono presentati problemi mentali, amore e molta onestà, ma musicalmente l’album fatica a crescere.

Devo essere sincero, come sempre e dopo aver ascoltato These Two Windows, ho dovuto controllare se avevo lasciato il pulsante del ripetitore attivato, o se tutte le canzoni sono davvero simili tra loro? Purtroppo tutte le canzoni presenti nell’album sono praticamente uguali. Immagino che la giovane fans base dell’artista sia soddisfatta del risultato finale ma These Two Windows purtroppo non ha una grande anima musicalmente parlando. Tuttavia, ha molte storie interessanti al suo interno. Armato della sua chitarra acustica, non rifugge da nessun tema: “Non ricordo chi fossi solo lo scorso dicembre”,  canta Benjamin sulle note di “Oh My God”. Nel brano si può sentire un Alec aperto e onesto e musicalmente questa è una delle canzoni migliori. Oltre alla sua chitarra, c’è un pò di elettronica, ma niente di più.

Senza dubbio l’artista ha la sensazione che dirti qualcosa. Ad esempio, “Mind is a Prison” parla da sé. Alec cerca di scappare dalla propria testa e usa molte metafore per quello. Sembra tutto piuttosto depresso, ma su “Demons” abbiamo una prima luce nell’oscurità. Non musicalmente ma nel testo. Considerato che l’artista si senta così male e frainteso, si suppone che nel brano ci sia qualcuno che lo aiuti a rivedere la luce. In ogni caso, non è l’unica canzone d’amore presente in These Two Windows. In “The Book of You & I” Alec, parla in prima persona della sua infanzia.

Anche se l’album non decolla, ci sono un paio di canzoni che prevalgono. Ad esempio nei brani “Alamo” e “Match In The Rain” il giovane artista tenta di fare rap.  La canzone è un po ‘fuori dal registro, motivo per cui si attacca di più. Il messaggio qui è che le cose non vanno sempre nel modo desiderato, ed è particolarmente appropriato per questa canzone.

In conclusione, per dirlo con le stesse parole di Alec: “I’m Not a Cynic”. Senza dubbio si avevano grandi speranze per il disco d’esordio del giovane artista americano, ma purtroppo le attese non sono state ripagate. Certo non si può negare che Alec Benjamin non abbia talento nel raccontare storie meravigliose e non si fugge da nessun tabù, ma se lo fai con la stessa melodia ogni volta non è il massimo, però è anche vero che ci sono delle eccezioni come nel caso di “Jesus In LA” e “Match in the Rain”, ma ciò non compensa il fatto che These Two Windows sia un disco monotono. Alec Benjamin non è riuscito purtroppo a convincere il sottoscritto con il suo album di debutto, spero vivamente lo possa fare quando potrà esibirsi live. Voto 2/5

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