Avete presente quel sentimento di angoscia e tristezza che vi assale dopo un concerto? Quel sentimento ha un nome: depressione post concerto. Ecco di cosa si tratta e quali fasi la caratterizzano.
Cos’è la depressione post concerto?
Avete appena chiuso dietro di voi la porta di casa e, con lei, vi siete lasciati alle spalle quella che vi sembra essere stata la notte più bella della vostra vita: il concerto che stavate aspettando da tanto. Ma è finito e, ormai, l’unica cosa che vi resta da fare è collezionare i momenti in cui vi sentivate in una bolla di felicità. Sembra quasi come se la montagna russa che, fino ad un momento prima, vi aveva fatti salire in alto, adesso, vi portasse in una discesa irrefrenabile. Queste sensazioni hanno un nome: “depressione post concerto” e molte persone ne soffrono. La PCD si manifesta in alcune fasi e atteggiamenti ossessivi compulsivi che proprio non possiamo negare. I concerti, infatti, sono da sempre una delle forme più alte di estasi in cui possiamo semplicemente essere noi stessi. Poiché non esistono molte altre occasioni nella vita in grado di infonderci la stessa sicurezza e leggerezza è difficile tornare coi piedi per terra quando finiscono.
Le fasi della depressione post concerto
Dopo un concerto rimaniamo quasi imprigionati nell’“euforia” che caratterizza le notti dai canti a squarciagola. Ci sentiamo ancora emozionati e felici per ciò che è appena accaduto. Subito dopo, c’è la fase della “riflessione”. Si tratta di quel momento in cui, sostanzialmente, facciamo mente locale, postando foto, video, facendo un giro nella nostra galleria, scambiandoci messaggi e pensieri con le persone che erano con noi. Arriva dopo il momento in cui “realizziamo” che quel concerto è finito, finito per davvero. Così, il giorno dopo, torniamo alla vita reale, che ci sembra essere notevolmente meno eccitante della notte precedente. Ci sentiamo scombussolati, annoiati, svogliati e, ovviamente, tristi. C’è anche un altro sentimento: la band od il cantante, a maggior ragione se sono i nostri “idoli”, ci mancano. Ci manca la loro umanità, quella che abbiamo conosciuto dalla prima fila o dalle tribune più lontane. In seguito, arriva la fase che potremmo chiamare da “fan sfegatato”. Iniziamo a non accettare l’idea che per troppo tempo quelle emozioni vissute non si ripeteranno più. Cerchiamo disperatamente una nuova data del tour, un nuovo meet & greet o qualsiasi altra cosa si avvicini, anche lontanamente, a quella notte. Iniziamo a “stalkerare” i nostri beniamini, convincendoci di poterli incontrare davanti il loro hotel o, magari, all’aeroporto.
Passa tutto, anche la depressione post concerto
Necessario è comprendere che tutti sono passati da queste fasi dopo un concerto: è del tutto normale, soprattutto se siamo particolarmente affezionati a quel cantante. Rabbia, rifiuto, tristezza: probabilmente anche il nostro beniamino, come noi, avrà avuto questi sintomi a sua volta. Ma l’ultima delle fasi che, prima o poi, vi assicuriamo, arriva, è quella dell’“accettazione”. Ci guardiamo indietro e, finalmente, possiamo sorridere: ci rendiamo conto che abbiamo vissuto dei momenti unici e memorabili. Così, la PCD diventa un ricordo piacevole anziché una forma di ansia. E ricordiamoci che, prima o poi, (forse un po’ più poi del solito in questo momento), un altro concerto arriverà.