Daykoda: l’album “Physis” è una rivelazione

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Daykoda

È uscito lo scorso 11 marzo l’album Physis dell’artista italiano Daykoda. Un lavoro discografico che mette insieme diversi generi con grande eleganza.

Chi è Daykoda?

Daykoda è un produttore e beatmaker milanese. Ha cominciato studiato per diversi anni al conservatorio di Milano. Il rapporto con la musica è sempre stato forte, sin dalla giovane età, quando ascoltava i dischi dei suoi genitori. Non si è mai veramente inserito nella scena mainstream a causa del suo approccio eccentrico alla musica. Daykoda ama sperimentare, contaminando la musica elettronica con elementi hip-hop e jazz. È in grado di creare musica stravagante, contraddistinta da ritmi caldi e reminiscenze nu-jazz e downtempo. L’approccio pesante al mondo del jazz, che nel 2019 dà vita al primo full-length album intitolato All of Me, è la stravagante fusione tra jazz ed elettronica.

Daykoda: il suo Physis

Daykoda ha sempre mostrato di voler rompere gli standard canonici di “genere”. Il suo secondo album, Physis, è uscito l’11 marzo 2021 e il sound che lo contraddistingue è caratterizzato da ondeggianti tocchi jazz, delicati beats e samples coraggiosi. La collaborazione con artisti come Robohands, Block Mameli e il collettivo inglese Ishmael Ensemble, contribuisce ad aggiungere mostrine a questo già coraggioso lavoro discografico. Vista la particolarità del lavoro, Daykoda ci tiene a spiegare cosa ha generato in lui l’ispirazione.

L’ispirazione

“Negli ultimi anni si è sempre fatta più persistente in me (come credo in tanti) la consapevolezza della morte e del terrore che genera nell’animo umano”, dice Daykoda. “Questo progetto vuole essere un reminder del fatto che non ha senso soffermarsi a pensare troppo alla morte. Perché se si ha chiaro il significato che essa assume – ovvero della specifica posizione dell’essere umano destinato a esistere e scomparire come parte della natura –  e si ha al proprio fianco persone che ci aiutano a rendere la nostra esistenza più significativa, allora si può solo trarre giovamento, e non paura, da quest’emozione che non comprenderemo mai a fondo”.

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