Volevo fare la rockstar: un disperato bisogno di normalità

La serie che racconta la libertà e la normalità come mai è stato fatto prima

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Molto spesso in Italia abbiamo la tendenza a lamentarci della qualità dei prodotti audiovisivi presentati. Troppo vecchi, già sentiti, dalle storie scontate e prevedibili. Questi sono solo alcuni degli epiteti che lo spettatore medi affibbiano a film e serie tv prodotto nel nostro paese, in particolare dal servizio pubblico. Se fine a qualche anno fa queste affermazioni potevano sembrare fondate, da qualche tempo la tv italiana ha deciso in un definitivo svecchiamento. Si sono iniziati a prodotti prodotti giovani tranquillamente paragonabili alle serie ad alto budget inglesi e americane.

Prodotti come Doc – nelle tue mani, Noi e Blanca sono riusciti a catturare in pochissimo tempo l’attenzione di milioni di telespettatori. Oggi però abbiamo deciso di raccontarvi, invece, quella che è una serie ingiustamente bistrattata che non ha ottenuto il trattamento che meriterebbe un prodotto di questo tipo: Volevo fare la rockstar.

Volevo fare la rockstar: cosa racconta?

Se a primo impatto potrebbe sembrare un prodotto basato sulle aspirazioni di una giovane ragazza, tutte queste ipotesi vengono smentite dai fatti. Volevo fare la rockstar è probabilmente la serie più coraggiosa e controcorrente mai prodotta dalla Rai. In una tv fatta di famiglie alla “Mulino Bianco”, la serie presenta una giovane ragazza, Olivia, diventata madre di due gemelle (che lei chiama affettuosamente “le brulle”) fin troppo presto. Al quadretto familiare si aggiunge il fratello della protagonista, Eros, gay non dichiarato, senza alcuna aspirazione nella vita se non divertirsi. Se proprio dovessimo trovare un parallelismo tra Volevo fare la rockstar e una qualsiasi serie estera, il paragone più immediato sarebbe con Shameless. Su certi aspetti i Mazzuccato, possono tranquillamente ricordare dei Gallagher nostrani.

Raccontare la normalità

Complice di una cattivissima pubblicità che ha rimandato la messa in onda della prima puntata della seconda stagione di ben 6 mesi, la serie in quanto ad ascolti non sta riscuotendo il successo sperato nonostante lavori su temi mai visti sui canali Rai. Partendo dall’accettazione di se stessi e de propri limiti passando agli abusi di potere nelle forze dell’ordine fino all’analisi del concetto di famiglia allargata, la serie analizza anche temi scottanti con naturalezza e semplicità. Volevo fare la rockstar è probabilmente la serie che racconta la vita di tutti i giorni nella maniera più veritiera possibile. La quotidianità viene affrontata senza sfarzi e senza costruire veri e propri universi perfetti fatti di amore e felicità. Essere una famiglia vuol dire anche avere degli inevitabili alti e bassi, e i Mazzuccato incarnano perfettamente questo spirito.


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Perchè la Rai ha bisogno di serie così?

E perchè non sta avendo tutto il successo sperato? Nella migliore delle ipotesi, la pessima campagna marketing portata avanti ha influito inevitabilmente sugli ascolti. La prima stagione di Volevo fare la Rockstar risale addirittura a 3 anni, fa con un finale che faceva prospettare una seconda in breve tempo. L’isolamento e i continui ritardi nella produzione e nella pubblicazione della serie non hanno dato una mano e hanno fatto, in brevissimo tempo, scemare l’attenzione del pubblico. Un trattamento che un prodotto come questo non meritava. Ma la Rai ha bisogno di serie così. Giovani, fresche e nel quale il pubblico può facilmente identificarsi. Insomma, un prodotto accessibile per tutti.

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