The lighthouse è il secondo film di Robert Eggers, con protagonisti Willem Dafoe e Robert Pattinson. In concomitanza con l’uscita della sua terza pellicola, vale la pena parlare del sua opera seconda. Infatti Eggers dopo il successo di The Witch, si ripete con un altro grande titolo. Questo The Lighthouse è un film d’arte sotto ogni punto di vista. Eggers si conferma come costruttore di atmosfere. È un maestro delle immagini, quasi un pittore. L’intero film si regge sulla potenza della composizione delle immagini. Inquadrature ispirate, tagli chiaroscurali da brividi, delle interpretazioni attoriali da togliere il fiato. Eggers è un artista, discepolo di una scuola nordica di cui si riscontrano le evidenti influenze.
The lighthouse: un film d’autore
The lighthouse è un film fortemente autoriale. Perchè possiede una profonda stratificazione e complessità. Non è una pellicola che può garbare a tutti. È un film d’arte che costruisce la tensione esclusivamente grazie ad uno stupendo lavoro di regia. Non si può dire che abbia una storia forte. È una lenta discesa nella follia. Ma Eggers fa un lavoro pazzesco. Crea un film che sa intrigare (e non poco) nonostante la lentezza e la mancanza di una narrazione classica. L’autore ci avvolge con un connubbio di forti emozioni, amplificate al massimo dall’atmosfera da lui creata. Ansia, inquietudine, disagio. Sono suggestioni che nascono dalla sola composizione delle immagini. Ogni scena è un quadro disturbante. The lighthouse è un film espressionista.
The lighthouse: un film tra espressionismo ed Ingmar Bergman
È evidente quali siano le influenze di Eggers. The lighthouse è un film figlio dell’espressionismo cinematografico. Quando si viene catturati dall’atmosfera astratta ed inquietante del film, lo spettatore fa un passo indietro nel tempo. A quel cinema tedesco e nordico, fatto di ombre ed inquietudini dell’animo. Era un cinema che giocava con i contrasti chiaroscurali, che produceva forti emozioni grazie all’atmosfera oscura creata dalle immagini. Ombre ingigantite, giochi di illuminazione sui volti e sugli ambienti. I toni sono cupi e minacciosi. Il regista ci cala in un mondo di incubi. La tensione nasce dalle immagini. La paura di quello che non si vede. Il buio. I volti deformati dal deliberato contrasto luministico tra luce e oscurità. The lighthouse è un film influenzato dai maestri come Lang e Murnau. Veri e propri artisti dell’inquietudine visiva. Ma un altro riferimento è anche Ingamar Bergman. Un altro maestro di cui si ritrova l’influenza.
Pattinson Dafoe:Una coppia da Brividi
Bisogna poi far notare il livello altissimo di recitazione presente nella pellicola. The lighthouse è un film che oltre a reggersi su un comparto artistico notevole, regala anche delle interpretazioni da brivido. Willem Dafoe e Robert Pattinson sono una coppia attoriale in perfetta sintonia. Soprattutto quest’ultimo sta dimostrando negli ultimi anni che non è solo un bel viso. Nel film, poco dialogato, ci sono un paio di monologhi per entrambi. In quei momenti dimostrano la loro bravura, attraverso intensi sproloqui verbali con un lessico colorito. Due interpretazioni indimenticabili.
Un film dal sapore lovecraftiano
The lighthouse è un film che riesce a cogliere le suggestioni dell’opera di Lovecraft meglio di qualsiasi trasposizione diretta. Questo film sa proporre lo spirito più profondo delle opere del Maestro di Providence. Perchè come lo scrittore diceva: La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto. I racconti di Lovecraft propongono una paura ancestrale e viscerale. Che non si può spiegare. Così The Lighthouse è un film che fa suo questo insegnamento. La paura cresce in maniera viscerale. E le immagini sono la causa. La semplice composizione del quadro. Il disagio e l’inquietudine nascono dai conflitti di chiaro e scuro. Dai volti deformati dalle ombre. Poi c’è il mistero della luce del faro, al quale non si da risposta. Ma che crea terrore. Visioni inquietanti, ombre dall’abisso. È un film visionario.
Conclusioni
The lighthouse è un film di indubbio fascino. Suggestivo, inquietante, artisticamente complesso. È un contemporaneo omaggio al cinema espressionista. Un cinema che mostrava le inquietudini dell’animo e le paure del subconscio; l’oscurità interiore che si rifletteva sul modo circostante. In una lotta chiaroscurale che distorceva i volti e gli ambienti. È un film che racconta un lento declino verso l’abisso. Che sia l’effetto dell’alcol o dell’isolamento, l’ultima parte è una discesa negli inferi. Un oscuro degrado, lento ed inesorabile, che conduce alla follia.