Anna Turrei: “Il palco è il mio habitat naturale”

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Anna Turrei:

“Le stanze della mente” di Anna Turrei sono la destinazione di un lungo e dolce viaggio nei ricordi.

Il tema del tuo ultimo singolo, “Le stanze della mente”, gira intorno al tema dei ricordi. Tra i tuoi ricordi legati alla musica, ce n’è uno al quale ripensi spesso?

“In realtà ce ne sono diversi, perché mi esibisco sin da quando ero piccola. Mi ricordo che all’inizio mi vergognavo molto e, quando salivo sul palco, cercavo mio padre tra la folla. Questo succedeva le prime volte, poi ho capito che il palco era il mio habitat naturale ed è stato tutto più facile. Ad oggi mi sento molto più a mio agio su un palco che in qualsiasi altra situazione quotidiana”.

Una consapevolezza che ti ha aiutato a intraprendere diverse esperienze nel variopinto mondo dei musical.

“Nel mio paese, Sonnino, c’è una compagnia che si chiama i Teatranti dell’Arca. Mi proposero di partecipare al musical ‘Mammamia’, nel quale interpretai Sophie. Quella è stata la scintilla che ha appiccato l’incendio. Un amore che ho sempre avuto, in realtà, e che intuivo quando guardavo film o lungometraggi della Disney. Ero già proiettata verso quel mondo lì, ma non mi ci ero mai provata. Mi sono confrontata con persone che sapevano recitare, oltre che cantare e danzare, e per mettermi in pari ho studiato recitazione e dizione. E proprio grazie all’accademia nella quale ho studiato sono arrivate poi occasioni nelle quali provarmi. Ho preso parte a musical come ‘Hair’ e ‘We will rock you’, che abbiamo portato in scena al Manzoni di Milano”.

Ed è stato in questo periodo di formazione che hai scoperto la tua vena cantautorale?

“L’accademia metteva a disposizione anche un corso di songwriting e, prima di frequentarlo, avevo sempre pensato di essere un interprete. Mi sono poi resa conto che mi sento più a mio agio quando canto robe mie. Trovo più facile mettermi a nudo, mostrare quella che sono, piuttosto che andare a interpretare cose scritte da qualcun altro”.

Andiamo avanti veloce. Nel 2019 vinci “Bucarest in Music” e nel 2020 partecipi a “X Factor” Romania. Come mai hai scelto l’Est Europa per promuovere il tuo talento?

“Sono sempre stata proiettata verso il mondo che c’è fuori. Mi piace molto viaggiare e ho come obiettivo quello di portare la mia musica in contesti europei, oltre che italiani. Mi piace sognare in grande e confrontarmi con artisti che non parlano nemmeno la mia lingua, ma con i quali puoi misurarti grazie alla musica che, alla fine, è un linguaggio universale”.

Tra l’altro, ad “X Factor” Romania hai portato “Black Widow”, pezzo che alterna parti cantate a una parte rappata. Segno, questo, che sei un’artista eclettica.

“Mi definisco camaleontica. Una qualità che, se ci pensi, può rivelarsi tanto positiva quanto negativa, perché ti porta ad avere più identità. Per quanto mi riguarda, dipende dal mood del momento. Se sono nella fase pop, tendo a scrivere cose più profonde. Se sono più arrabbiata, invece, esce fuori il mio lato rock o rap. Sto infatti cercando di fondere tutti questi aspetti. Dato che la musica è piena di contaminazioni e che io non mi identifico con un solo genere, mi sembra giusto cercare quel mix che riassuma tutte queste identità”.

Il tuo ultimo singolo si intitola “Le stanze della mente”, un brano con un testo semplice in cui ognuno di noi può immedesimarsi.

“Il brano è un viaggio a ritroso nel tempo, che ti permettere di allungarti e toccare il passato. Nel passato ci sono cose che ognuno di noi ha dimenticato, o per volontà o perché il tempo le ha seppellite sotto quintali di polvere. Ma a volte basta una foto, una frase o un incontro fortuito e questi ricordi riaffiorano. È un brano semplice, nel senso che non è stato complesso scriverlo. E poi è pieno di anima, nel senso che è autobiografico ma al tempo stesso parla di cose nelle quali ognuno può immedesimarsi”.

Ho letto che l’ispirazione per il brano ti è venuta dopo che una bambina ti ha detto: “Ho lasciato qualcosa nella stanza della mia mente”.

“Si tratta della bimba alla quale faccio da babysitter. È una persona che mi arricchisce molto, perché è curiosa e tanto creativa. Tra l’altro è artista anche lei. Dipinge a soli undici anni ed è oltre l’età media. A me, una frase del genere non sarebbe mai venuta in mente alla sua età. La devo ringraziare. Tra l’altro fa parte anche del video, nel quale impersona la me stessa da piccola. Ho voluto che partecipasse perché per me fa parte del progetto”.

Il testo della canzone ripercorre il tuo vissuto, ma nel ritornello tu canti: “Ho riaperto qualche stanza della tua mente”. A chi è rivolto quel tua?

“È un tua universale. Quando ho scritto il testo ero immersa in una conversazione con me stessa. Ero nella cameretta dove ho trascorso l’adolescenza ed era un po’ come se parlassi con la bambina che ero: la Anna di una volta che ancora viveva lì”.

Nel videoclip ricrei un po’ quel che è accaduto quando ti è arrivata l’idea per il pezzo. Anche la scrittura dei tuoi altri brani avviene nelle ore notturne?

“Sì, assolutamente. In genere mi appunto frasi o idee che mi vengono in mente mentre giro per strada, poi arriva sera e mi concedo il mio momento di scrittura. Può anche capitare che l’ispirazione sia talmente forte e repentina che debba scrivere subito quello che mi passa per la testa, ma la canzone vera e propria nasce comunque di sera. Ho un pianoforte, a casa, ed è lì che prenda forma la melodia”.

Il singolo fa parte di un progetto di inediti. Cosa puoi svelarmi?

“Si tratta di un progetto ampio. Adesso sto lavorando ad altri brani insieme al mio manager e al mio produttore. Spero che escano il più presto possibile, perché ce ne sono davvero tanti in serbo”.

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