The French Dispatch: il giornalismo nostalgico di Wes Anderson

Recensione del nuovo film del regista texano al cinema dall' 11 Novembre

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The French Dispatch:

The French Dispatch è un gran bel film. Con la sua estetica raffinata e i colori pastello il nuovo film di Wes Anderson racconta un giornalismo che, forse, non c’è più. La pellicola, arrivata nei cinema con quasi due anni di ritardo, non è niente di diverso da ciò che il regista texano ci ha sempre proposto. Un titolo in linea con la sua precedente produzione. A molti il fossilizzarsi su un determinato modo di fare cinema potrebbe sembrare monotono e noioso, ad altri invece, una presa di posizione. Due punti di vista totalmente opposti, ma allo stesso tempo così complementari. The French Dispatch elogia e ridicolizza, nella sua maniera eccentrica ed anticonvenzionale, un giornalismo vecchio ma di cui molti sentono ancora la mancanza. La pellicola è disponibile nelle sale dall’ 11 Novembre.

The French Dispatch: si può sfogliare un giornale al cinema?

La storia è molto basilare. Un improvviso attacco di cuore porta alla morte dell’ editore del The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, la classica rivista di impianto giornalistico-culturale che si erge a narratore delle arti e della politica del tempo. La produzione del giornale viene subito fermata con un ultimo numero concluso dal necrologio per il compianto editore. La pellicola non è altro che un viaggio tra le varie sezioni e pagine della rivista tra giornalisti che, diventati narratori, raccontano i propri pezzi e ciò che li ha portati a realizzarli. Per tutta la durata del film ci sembra di sfogliare un giornale, bazzicando tra titoli o aree tematiche più o meno accattivanti.

I veri protagonisti non sono solo gli scrittori dei singoli pezzi, ma coloro che hanno portato alla realizzazione di quel particolare inserto. Ognuno di loro mette all’ interno del suo racconto una parte di sè e del proprio amore per il giornalismo. Il film è composto da 4 episodi totalmente diversi tra loro: reporter di ciclismo, il capolavoro nel cemento, revisioni a un manifesto, la sala da pranzo privata del commissario di polizia. The French Dispatch è la storia di un giornale nato dal nulla e che attraverso la sua redazione, composta da personaggi dall’eccentricità quasi esasperante, cerca di raccontare una società in evoluzione.

the french dispatch

Un film dalla vena divisiva

Lo stile di Wes Anderson è identificabile in ogni singola inquadratura. Gli attori sembra che, più che muoversi su un set, si muovano su un palco. Sfondi che si spostano, riferimenti al metateatro e ad una visione di cinema che punta ad avvicinarsi sempre di più alla pittura. Le costanti simmetrie, l’ utilizzo di colori pastello e lo stile sempre riconducibile agli anni 60/70, diventano un marchio di fabbrica della pellicola, insieme alla continua alternanza con il bianco e nero. Nella sua genialità, Anderson, mai come questa volta, risulta essere incredibilmente divisivo. Al suo decimo lungometraggio, il regista texano, sembra stia diventando vittima di quella critica che lo interpreta come un cineasta monotono e dalla poca inventiva. Perchè pretendere innovazione e cambiamento da un regista che di questo stile ne ha fatto il proprio marchio di fabbrica?

The French Dispatch: il teatro dell’assurdo di Wes Anderson

Le storie surreali, l’ ironia tendente al teatro dell’assurdo e il continuo gioco di interpretazione rendono The French Dispatch un film non accessibile a tutti, come un pò tutta la filmografia di Wes Anderson. Un’ ironia sottile, molto spesso macabra e tragicomica, che lega a doppio filo ogni sua pellicola. The French Dispatch è solo l’ennesimo ciondolo di una collana dal prezzo inestimabile.

La sua carica “comica” è sempre accompagnata da un distacco e una freddezza che riesce a far arrivare lo spettatore alla profondità di ciò che sta guardando: il racconto di una città in rovina, il connubio tra arte e follia di Moses Rosenthaler, la rivoluzione giovanile senza fondamento di Zeffirelli, il “sentirsi straniero” di Wright. Ogni storia, ogni personaggio, ha la pretesa di raccontare una sfumatura di un film poetico, profondo e non facile. Il gioco portato avanti di Anderson lavora su un accostamento continuo tra sottile ironia e serietà. L’ obiettivo è tenere lo spettatore perennemente sul filo del rasoio tra divertimento e commosso realismo.

Esiste la neutralità giornalistica?

The French Dispatch diventa un modo per metter in luce i pregi e i difetti del giornalismo culturale. Una delle battute più significative del film è pronunciata da Lucinda Krementz, cronista politica che nel suo articolo racconta una protesta studentesca scoppiata tra le strade della cittadina francese di Ennui. Anderson utilizza il personaggio di Frances McDormand, per polemizzare sfacciatamente sul concetto di neutralità giornalistica. Esiste o non esiste? Nella lode costante che il regista fa al giornalismo d’altri tempi decide di porre un piccolo interrogativo capace di mandare in crisi tutto il sistema dell’ informazione moderno che ormai da decenni manca totalmente di neutralità e professionalità. Una polemica intelligente, sussurrata capace di arrivare all’orecchio di pochi ma soprattutto in grado di far nascere una riflessione sul ruolo del giornalista nella società moderna.

Una dichiarazione d’amore all’arte e alla cultura

The French Dispatch è un modo, per il regista, di mostrare tutto il suo sconfinato ed infinito amore per la cultura francese. Ambientando la vicenda ad Ennui, piccolo paese di provincia della Francia, parodizza il modo che queste cittadine hanno di vivere la vita culturale e politica. Il cast è incredibile composto da nomi di prim’ ordine sia del cinema d’autore che più mainstream. Il team di giornalisti è composto da Bill Murray (l’editore Arthur Howitzer Jr.), Tilda Swinton (J. K. L. Berensen), Frances McDormand (Lucinda Krementz), Owen Wilson (Herbsaint Salzerac) e Jeffrey Wright (Roebuck Wright). Nei vari episodi si alternando invece Benicio Del Toro, Adrien Brody, Lea Seydoux, Timotheè Chalamet, Mathieu Amalric, Stephen Park, Willem Dafoe, Liev Schreiber, Elizabeth Moss, Edward Norton, Christoph Waltz, Soirse Ronan, Tony Revolori, Rupert Friend e Jason Schwartzman.


Wes Anderson e il cinema del colore


The French Dispatch: dove vederlo?

The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun è disponibile nei cinema italiani dall’11 Novembre.

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