Il Teatro Carlo Felice di Genova si prepara a chiudere la sua stagione 2020-2021 con un grande ritorno. In occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Emanuele Luzzati, verrà riproposta una delle sue scenografie più spettacolari (risalente al 1994 per quello che allora era il Teatro dell’Opera di Genova), ossia L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti con i mitici costumi di Santuzza Calì.
L’allestimento in calendario per il 10 giugno avrà alla regia Davide Garattini, mentre il maestro concertatore Alessandro Cadario sarà il direttore dell’Orchestra e del Coro del Teatro Carlo Felice.
Sul palco saliranno i solisti dell’Accademia di alto perfezionamento per cantanti lirici del Teatro Carlo Felice per la direzione artistica di Francesco Meli.
Elisir d’amore: il capolavoro di Donizetti al Teatro Carlo Felice
L’elisir d’amore è un melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti risalente al 1832 su libretto del genovese Felice Romani. L’opera trae ispirazione da Le Philtre di Daniel Auber (su libretto di Eugène Scribe) grande successo nella Parigi dell’Ottocento.
La vicenda che rivivrà al Teatro Carlo Felice il 10 giugno, racconta del sempliciotto Nemorino che, innamorato della bella e furba Adina, si fa ingannare dall’impostore Dulcamara. Questi, infatti, gli offre un (finto) filtro d’amore magico che sarà in grado di aiutarlo a conquistare Adina.
Donizetti, grazie al suo immenso talento, crea un mix perfetto tra i parametri del genere comico e quello semiserio. Non manca poi il risvolto metateatrale che dà vita ad una brillante commedia degli equivoci a lieto fine. Geniale la trama che ad un certo punto si tramuta in una sorta di trappola che, con un grande senso di ironia, va a determinare il destino dei vari personaggi.
Nicola Luisotti dirige due Sinfonie al Teatro Carlo Felice di Genova
La scenografia del 1994 di Luzzati si dipana in un’ambientazione a cielo aperto dai toni classici: le quinte, il boccascena e un albero rievocano atmosfere tipiche dell’Ottocento, con una serie di richiami intimistici che si fanno da parte quando sulla scena irrompe il carro-armadio di Dulcamara.
Lo scenografo genovese definì L’elisir d’amore di Donizetti “una delle opere più perfette”, caratterizzata da una musica leggera che non ha mai cadute, da un libretto ironico e frasi orecchiabili. I suoi momenti migliori sono il primo atto con la cavatina di Dulcamara e poi l’indimenticabile romanza “una furtiva lagrima”.
Luzzati nel suo allestimento ha proprio evidenziato la leggerezza e la grande efficacia dell’opera, nella quale ha inserito elementi metateatrali come la poltrona sulla quale era solito sedersi il nonno dello scenografo ligure per raccontargli proprio della storia di Nemorino e Adina. In scena sono proprio i due protagonisti ad accomodarsi sulla stessa poltrona per parlare dei loro progetti ma anche per rievocare tanti ricordi.