Rita Zingarello, la mia musica sincera e raffinata – Intervista

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Da qualche settimana è in rotazione radiofonica e disponibile in tutti gli store digitali “Risalire” il nuovo singolo di Rita Zingariello per l’occasione l’abbiamo raggiunta e ci ha parlato del suo brano e di tutti i suoi prossimi progetti.

Ciao Rita, partiamo subito dal tuo ultimo singolo “Risalire”, come è nato e cosa racconta? Ho scritto la canzone quando è finita la mia prima storia d’amore.  Racconta della ripartenza e della consapevolezza che vale la pena rialzarsi anche dopo una brutta caduta.  La cosa curiosa è che il testo si è adattato nel tempo a diversi momenti della mia vita, rivelandosi un’ ottima cura per la tristezza.

Risalire chiude anche un album, “Il Canto dell’Ape” per chi ancora non ha sentito l’album cosa si va ad ascoltare? “Il canto dell’ape” è un disco di 12 tracce, con un sound contaminato dal pop d’autore e dall’indie-rock, con sonorità bluegrass vintage e moderne insieme, dove la costante è l’uso di strumenti acustici, uniti a un utilizzo minimale dell’elettronica. I testi hanno un filo rosso conduttore che conduce attraverso un viaggio interiore fatto di scoperte e di rinascite.

Per promuovere al meglio il brano è stato girato anche un video, come è nata l’idea? All’arrivo del lockdown a marzo 2020, molte delle persone che conoscono la mia musica mi hanno chiesto di cantare e dedicare “Risalire”, che sembrava rappresentare esattamente quella volontà di ripartenza da parte di tutti e allora con Dalia Gravela abbiamo pensato di realizzare un videoclip che coinvolgesse i nostri amici, reali e virtuali, in tutta Italia come augurio per una ripresa positiva. Abbiamo ricevuto oltre un centinaio di video amatoriali. Il risultato potete vederlo sul mio canale YouTube. Noi ci siamo sicuramente emozionate e divertite. 

Tornando indietro nel tempo, come ti sei avvicinata al mondo musicale? Ho la fortuna di avere un fratello maggiore che ha introdotto la musica in casa. Ero una bimba di appena sei anni quando ho iniziato a suonare il pianoforte, dopo qualche anno mi sono avvicinata alla chitarra classica per poi capire che mi sentivo più propensa ad ascoltare i Beatles e Pino Daniele, che i grandi della musica classica. Ho iniziato a cantare nei garage con la band degli amici del liceo e poi sono arrivate le prime serate per pagarmi gli studi universitari. Una volta laureatami in giurisprudenza, ho preferito continuare a scrivere canzoni che frequentare le aule di un tribunale.

Come nascono i tuoi brani, prima la musica e poi il testo? Prendo appunti quando mi vengono pensieri, canto melodie usando parole di una lingua inesistente… poi, quando mi sento ispirata, apro le memo vocali e gli appunti del mio cellulare e provo a mettere insieme le idee.cRiporto il testo rigorosamente su carta, provo a migliorarlo e lo adatto alle melodie.

Hai dei riferimenti musicali? Più che riferimenti ascolto molto e tanti generi. Vado spesso ai concerti degli altri, emergenti e non, e mi incuriosisco.  Penso spesso: “Avrei voluto scrivere io questa canzone”, mi è successo con Niccolò Fabi, Max Gazzè, Levante, Dente, Calcutta.

In questo momento storico, anche la musica è stata colpita, come immagini l’estate che è arrivata senza i classici concerti? Non sarà semplice rinunciare a fare concerti, incontrare nuova gente, vendere un disco e lasciare una dedica, però sono fiduciosa che presto ci sveglieremo e tutto questo resterà un triste ricordo.

A livello discografico, sono stati fatti tanti appelli nei confronti dell’intera categoria. Quale è la tua posizione a riguardo? La nostra è sicuramente una categoria poco tutelata: ci occupiamo di un servizio di cui molti possono fare a meno, in quanto non indispensabile alla sopravvivenza. Siamo in un Paese dove “vivo di musica” significa per molti “allora non hai un lavoro vero” e dove le tasse che un artista deve pagare superano di gran lunga quelle di un qualsiasi altro libero professionista. Mi sembra che questa crisi di settore, che va avanti da tempo, in questo momento sia stata messa sotto i riflettori. La cultura in Italia coinvolge davvero tanti lavoratori, dai musicisti ai cantanti, dagli uffici stampa ai fonici, dagli operatori di palco alle etichette discografiche e produce oltre il 16% del PIL del nostro Paese. Si accorgeranno in tanti che non si potrà fare a meno della cultura, della musica e dell’arte in generale e che tutto questo andrà maggiormente tutelato, alleggerendo gli oneri per l’artista che vuole lavorare regolarmente come tutti gli altri. Qualcosa sta cambiando e molto cambierà, mi auguro in meglio.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Riprendere il tour di uno spettacolo teatrale “I giganti e la bambina-Cover a richiesta”, dedicato alla musica d’autore italiana e produrre il mio terzo album.

Per concludere con solo tre aggettivi, come definiresti la tua musica? Sincera, autoterapeutica, raffinata.

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