Re:Mind un’intrigante serie Netflix giapponese

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2006

Dopo tanto parlare di corea, grazie a serie come Squid Game o Non Siamo più Vivi, ci si sposta altrove. Scavando un po’ nel catalogo Netflix, ecco saltar fuori Re:Mind , una serie del 2017 di origine nipponica. Della durata di dodici episodi (più una puntata speciale) si è rivelata una bella sorpresa. Misteriosa fin dall’inizio, obbliga lo spettatore a mangiarla tutta di un fiato, per soddisfare la curiosità che si genera dal primo minuto. È un misto tra Dieci piccoli Indiani ed un escape room, il cui unico paletto è dato dalla barriera linguistica, vista la mancanza di un doppiaggio italiano. Ma tolto questo piccolo imprevisto, Re:Mind è una serie che si consiglia di recuperare.

Re:Mind undici ragazze in una stanza

Re:Mind inizia senza nessun preambolo: in una stanza arredata in stile vittoriano, undici figure incappucciate si risvegliano attorno ad un tavolo dalla tovaglia cremisi. Sono undici ragazzine, che appartengono alla stessa classe. Dove si trovano? Perché hanno i piedi incatenati al pavimento? Chi le ha portate in quel luogo? Sono domande che sorgono al gruppo ma anche allo spettatore, che fin dai primi istanti è catapultato in questa inquietante realtà. La prima sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un prodotto alla Saw. Sembra una situazione da Escape Room. Le ragazze devono trovare un modo di liberarsi. Ma andando avanti con gli episodi ci si rende conto che Re:Mind non è una rivisitazione del famoso film di James Wan.

Re: Mind tra curiosità ed ansia

Re:Mind è ambientata quasi nella sua totalità nella stanza dove si trovano prigioniere le ragazze (ad eccezione di qualche flashback). Questa unità di luogo ,di aristotelica memoria, garantisce una sensazione di generale inquietudine, che resta costante fino alla fine. La tensione sale piano, piano tra supposizioni ed accuse reciproche. La colpevole di questo brutto scherzo si trova tra loro? Durante lo sviluppo, emergeranno questioni del recente passato, e le undici ragazze inizieranno a rivelare segreti tenuti nascosti. Inizia un lungo percorso di Mea Culpa, che si configura in un tesissimo tutti contro tutti. Il disagio generale è aumentato dal succedersi di alcuni eventi inquietanti all’apparenza casuali (topi e rane che cadono dal soffitto, scosse di terremoto), e dall’arrivo di uno strano ospite incappucciato. Ma l’ansia vera in Re:Mind inizia quando, dopo dei blackout a cadenza imprevedibile, le ragazze iniziano a sparire una ad una. Ne consegue una sensazione di angosciosa corsa contro il tempo.

Adolescenza ed incompiutezza

Lo sviluppo di Re:Mind si configura come una riflessione sull’adolescenza , un periodo positivo ma anche macchiato di stupidità giovanile. Mentre ci si avvicina al fondo, e i pezzi del puzzle si incastrano, la curiosità si trasforma in trasporto emotivo. Si resta coinvolti nelle storie e segreti delle ragazze, che piano a piano vengono a galla. Il tutto però diventa snervante. Quando si pensa di aver capito il perché, rimangono delle questioni aperte. Re:Mind è una serie che genera domande continue durante la visione. Lo spettatore vuole capire. Purtroppo (o forse meglio), alla fine percepirà un senso di vuoto. Alcuni quesiti vengono lasciati aperti (volutamente). Questo senso di incompiutezza può essere visto come il suo punto di forza, oppure per altri come una carenza.

Il tredicesimo episodio di Re:Mind

Dopo il finale, c’è un ultimo episodio, un prequel che racconta una giornata a scuola. L’effetto e un po’ straniante, in quanto il tono è diverso dal resto di Re:Mind. Il mood è più leggero, tendente al comico. Anche la recitazione si fa più cartoonesca, con le protagoniste che rompono più volte la quarta parete parlando con lo spettatore. É un episodio che non spiega molto del finale, ma che arricchisce la profondità di Re:Mind, approfondendo i rapporti nel gruppo di ragazze. Questo episodio e la riflessione di cui l’intera serie si fa carico, giustificano una sigla che “cozza” con il mood generale. Infatti è una canzone che potrebbe essere cantata dagli scout in un campeggio. Fino alla fine ti sembra sbagliata. Ma poi capisci che anche questa ha un senso.

Conclusioni

Re: Mind è una serie intrigante, che solletica la curiosità dello spettatore. La voglia di arrivare al fondo non si perde mai, grazie ad uno sviluppo che genera continue supposizioni sul possibile colpevole. Dove andrà a parare? Questo quesito ti accompagna per tutta la serie. Altro punto a favore è la location dove è ambientata. Il decor della stanza, che fa molto casa infestata, è un punto in più nella valutazione finale. C’è poca azione, ed è molto dialogata, ma Re:Mind è un buon esempio di come si possa creare tensione con pochi mezzi. La sparizione periodica delle studentesse e i fatti strani che accadono, danno un tocco un po’ horror, aumentando lo stress generale. Se non vi fate spaventare dal mancato doppiaggio, è una serie che merita di essere scoperta.

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