Di film che trattano lo strazio dell’olocausto, ce ne sono milioni. Essi, nella loro crudezza, ci mostrano lo strazio a cui sono andate incontro miliardi di persone durante la seconda guerra mondiale. Grazie a queste preziose testimonianze, anche noi persone del ventunesimo abbiamo la possibilità di rivivere la memoria. Ed è proprio questa la vitale finalità di questi lungometraggi.
Tra le proiezioni cinematografiche più o meno celebri, possiamo farci un’idea del profondo dolore provato dalle vittime della shoah. In particolare, nel 1993 è nata una pellicola che ci racconta della tragedia dell’olocausto, in relazione al coraggio di un uomo. Quest’ultimo, è Oskar Schindler, a cui Steven Spielberg ha dedicato un film. Più nel dettaglio, il finale di Schindler’s List, dona a tutti noi un insegnamento di cui fare tesoro.
Chi era Oskar Schindler?
Oskar Schindler, nacque nel 1908 e morì nel 1974. Di nazionalità tedesca e religione cattolica, Schindler era un imprenditore affermato. Nel 1939, dopo l’invasione della Polonia, egli si trasferì si trasferì a Cracovia. Qui, decise di acquistare Emalia, una fabbrica di oggetti smaltati, in precedenza appartenente a un imprenditore ebreo. Pur dirigendo altre due fabbriche, Schindler utilizzò solamente per Emalia lavoratori forzati ebrei provenienti dal ghetto di Cracovia.
Quando nel marzo del 1943 ci fu la liquidazione del ghetto, l’uomo permise ai suoi operai di restare all’interno della fabbrica, in modo da proteggerli da ciò che stava accadendo fuori.
Nel 1944, ottenne l’autorizzazione per spostare l’attività a Brünnlitz, in Moravia. Fu proprio questa l’occasione che gli consentì di stilare la famosa Schindler’s list, la lista di Schindler. Infatti, egli mise a punto una lista contenente i nominativi di quasi 1200 ebrei, considerati fondamentali per la nuova fabbrica. In realtà, la vera finalità era quella di salvare queste persone dalla deportazione ad Auschwitz, dove avrebbero perso la vita in maniera atroce.
Il finale di Schindler’s list, tratta proprio di questa sua iniziativa andata a buon fine, tra mille rimorsi e rimpianti.
Il finale di Schindler’s List
ITZHAK STERN: E’ in ebraico, un verso del Talmud. Dice: “Chiunque salva una vita, salva il mondo intero”.
OSKAR SCHINDLER: Avrei potuto farne uscire altri, avrei potuto salvarne altri… Non lo so, se soltanto io… avrei potuto salvarne altri…
ITZHAK STERN: Oskar, ci sono 1100 persone che sono vive grazie a lei. Le guardi…OSKAR SCHINDLER: Se avessi avuto più denaro…Ho… ho buttato via tanto di quel denaro, lei non ha idea …se soltanto io…
ITZHAK STERN: Ci saranno altre generazioni per quello che lei ha fatto.
OSKAR SCHINDLER: Non ho fatto abbastanza.
ITZHAK STERN: Ha fatto tanto invece…
OSKAR SCHINDLER: La macchina… Göth l’avrebbe comprata, perché l’ho tenuta? Dieci persone per questa…dieci persone…dieci persone in più. Questa spilla: due persone. Questo è oro… due persone in più, me ne avrebbero date due… almeno una…me ne avrebbero data una, una in più… una persona in più… una persona, Stern… per questa… avrei potuto avere una persona in più e non l’ho fatto… e non l’ho fatto!
Il finale di Schindler’s List
Un messaggio di vita
Il finale di Schindler’s list, ha come protagonisti Itzhak Stern e lo stesso Oskar Schindler. La scena si svolge dopo l’occupazione dei campi di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, dunque al tramonto del secondo conflitto mondiale.
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Tuttavia, sebbene la tragedia fosse ormai finalmente terminata, il finale di Schindler’s list non è rappresentato da gioia e sollievo. O, perlomeno, non sono queste le emozioni predominanti. Di certo, quando un trauma volge verso la sua fine, il benefici non sono di certo immediatamente riscontrabili. Quando una persona viene traumatizzata, corpo e mente vanno incontro a cambiamenti spesso irreversibili. E’ come se, di punto in bianco, ci si trovasse imprigionati dentro un corpo nuovo. Come se cervello e pensieri, avessero totalmente stravolto il loro flusso. Ci si vede diversi, stravolti, sfiniti.
Adesso, proviamo ad interiorizzare un trauma così enorme come quello dell’olocausto. La realtà è che non possiamo. E, molto probabilmente, neanche Oskar Schindler ci riusciva. Nonostante egli avesse assistito all’orrore della shoah con i suoi occhi, dalle sue parole possiamo comprendere quanto egli fosse cosciente del suo privilegio. Il finale di Schindler’s List, ci mostra quanto l’uomo si dicesse colpevole e insoddisfatto.
Colpevole per aver a lungo taciuto su quel massacro. Insoddisfatto per non aver fatto abbastanza per porne fine. Poiché, se anche egli avesse in fin dei conti salvato quasi 1200 persone, sapeva benissimo che avrebbe potuto fare di più. Il finale di Schindler’s List ci fa assistere alla scena di un uomo che si strugge per non aver salvato anche solo una vita in più.
Il finale di Schindler’s List: un esempio attuale
“Chiunque salva una vita, salva il mondo intero”, dice Itzhak Stern, all’inizio della scena. Era questo, il messaggio che l’uomo, insieme alle altre persone messe in salvo, decise di donare a Schindler. Quello di aver salvato il mondo intero, nonostante la Terra fosse dominata da disumanità e violenza.
Noi, che siamo nati dalla parte “fortunata” del mondo, e che non abbiamo vissuto il dramma dell’olocausto, dovremmo imprimere nella nostra mente gli insegnamenti che questo film ci regala. Il finale di Schindler’s List, li riassume in maniera straordinaria.
Da una parte troviamo la disperazione di Oskar Schindler, dall’altra la gratitudine del popolo ebraico.
Da domani sarò triste: così venne scritto a Varsavia
Ecco, noi potremmo imparare qualcosa da entrambi i lati. Possiamo tutti immedesimarci in Oskar Schindler, nel momento in cui prendiamo coscienza dei nostri privilegi, e li utilizziamo combattere la violenza. Ricordiamoci che il privilegio non è un merito, ed è doveroso usarlo al fine di dar voce, potere od occasione a chi ne ha meno di noi.
Di certo, ognuno ha i propri limiti, non possiamo essere sempre e comunque le eroine e gli eroi della situazione. Tuttavia, tutti possiamo fare qualcosa, e non è necessario vestire i panni del supereroe per agire. In seconda battuta, è da ammirare la gratitudine del popolo ebraico. Loro, che in quell’epoca hanno vissuto sulla loro pelle il dramma della shoah, e che hanno perso tutto, sono comunque riconoscenti a Schindler. Poiché egli è stato per loro una luce nel bel mezzo del buio più nero. Dunque, impariamo a praticare la gratitudine, nel nostro piccolo. Perché anche se il più piccolo gesto può sembrarci scontato, per chi lo pratica può significare l’universo.