I migliori album del 2020 che non avete ancora ascoltato

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Nel 2020 Nathy Peluso ha rilasciato il suo album Calambre

Miss Colombia – Lido Pimienta

Lido Pimienta, nel titolo del suo album, cita uno scandalo minore nel mondo dei concorsi di bellezza. Nel 2015 la concorrente colombiana per Miss Universo Ariadna Gutiérrez venne erroneamente proclamata vincitrice in mondovisione – risultato poi rettificato a vantaggio della vera vincitrice, la filippina Pia Wurtzbach. Basta questo ad evidenziarne la sicurezza e la mancanza di peli sulla lingua, nel tratteggiare con la musica problematiche sociali e personali di ogni sorta. Si appella dinnanzi a ogni disuguaglianza sociale, dentro e fuori la sua nativa Colombia, con un’incrollabile sicurezza. Eppure ha una vocina da bambina, quasi stridula, quasi buffa, che paradossalmente la trascina persino più in alto. Quella sicurezza incrollabile fa di Miss Colombia è un album perfetto per il 2020, capace di sollevare ogni spirito o almeno ispirare a farlo. Con in sottofondo un sound electro-cumbia che cancella un altro pregiudizio: le midtempo sono noiose. 

O – Orianthi

Un Album del 2020

Comparsa brevemente nelle charts con According To You, sparita dalla circolazione assieme a lei. L’australiana Orianthi Panagaris viaggia ormai per la sua strada, e con O dimostra di essere in grado di costruire una musica che sia sua al cento per cento. O è un lavoro puramente rock – non pop-rock, non rock leggero – con assaggi di sottoculture e influenze disparate. Apre con Contagious, un pezzo che sembra una cover genderflipped dei Muse, e si cimenta con assaggi di hard rock e alt-rock senza perdere il filo. Persino una ballata introspettiva, la solenne chiusura Moonwalker, ed è l’unica pecca dell’album: ne vorresti altre, così. O rimane comunque l’eccellente promessa di una carriera indipendente di una Orianthi davvero libera, per gli appassionati e non solo. Chi avrebbe immaginato che nel 2020 avremmo sentito il bisogno di un album di Orianthi…

Die Die Lullaby – Night Club

Per un Halloween in musica: Die Die Lullaby dei Night Club

Di questo album abbiamo già parlato nella rassegna dedicata alla musica di Halloween, ma vale la pena riscoprirlo anche sotto Natale. O in altre occasioni. Questo o anche gli altri album dei Night Club, perfetti per il 2020, l’anno in cui gli incubi prendono vita. I Night Club hanno una caratteristica unica in tutti gli album: realizzare synthpop acceso e divertente, su argomenti e temi che non lo sono affatto. Gli piace giocare con atmosfere e immagini figlie del macabro, in cui morte e dannazione la fanno da padroni. Né Die Die Lullaby né i precedenti lavori del duo sono però album tristi. C’è un senso di divertimento in quello che fanno, di leggerezza, e la loro cupa gimmick rimane in fondo un bel vestito. Molto bello, però, e che è divertente vestire di tanto in tanto. 

VOLUME I – AViVA

Album del 2020: Volume I

Con titoli come GRRLS, DGAF, BRN, PSYCHO e BLAME IT ON THE KIDS, da AViVA ci si sarebbe da aspettarsi poco. Un’altra voce degli emarginati e dei giovani, un’Alessia Cara sotto steroidi, una Halsey 2.0 quando già la prima era sufficiente. Non c’era bisogno di un altro album così, men che meno nel 2020. Eppure l’australiana Aviva Payne scavalca i cliché e crea un debutto carico di energia, spesso l’elemento mancante nei lavori più abulici dell’indie boom. VOLUME I non sarà mai un proclama di ribellione in modo serio, ma AViVA sembra esserne consapevole. Così carica ogni traccia di drop forti, performance vocali solide e immagini dark che aggiungono un tocco di realismo all’atmosfera. Persino l’altrimenti imbarazzante GRRLS, l’ennesima proclamazione di unicità e originalità rispetto alle Altre Ragazze, si salva. Grazie a un orecchiabile ritornello e una trascinante linea di synth, dimostra che AViVA, anche quando cade, vi cade in piedi. 

HiRUDiN – AUSTRA 

L’irudina, in inglese hirudin, è un agente anticoagulante. O, che per chi non si intende del linguaggio medico, impedisce la chiusura delle ferite. Ed è proprio di ferite che si chiudono che raccontano Katie Stelmanis & Co. con HiRUDiN, un viaggio emotivo synthpop alla massima potenza. Non è nemmeno l’unico album ad onorare tale genere: 2020 è stato un anno splendido almeno in tal senso. Spiccano anche Use Me dei PVRIS, Dedicated Side B di Carly Rae Jepsen e All Night delle Prizm. HiRUDiN è senza dubbio il più sperimentale, giocando con cambi di tempo, registro e atmosfere spesso lontani anche dal pop stesso. Nel mezzo c’è la voce della Stelmanis che sale e scende come il suo umore, facendo passi indietro e avanti. Come il percorso di riflessione che si fa nell’andare avanti, che è fatto di alti e bassi e non può mai essere facile. Ma l’elemento che più rende speciale HiRUDiN è il passo avanti compiuto rispetto a Future Politics, il precedente lavoro degli AUSTRA. Nebuloso e inconsistente, presenta una band completamente diversa dagli autori di HiRUDiN, e dimostra inoltre un’immensa capacità di imparare e migliorare. 

The Album – Teyana Taylor 

Album del 2020: The Album

Il 4 dicembre 2020, Teyana Taylor annuncia sulla sua pagina Instagram il suo ritiro dalla musica, citando ragioni di sanità mentale ed emotiva: se The Album sarà il suo ultimo lavoro sarà una grande uscita di scena. Letteralmente grande, considerando che supera l’ora e un quarto, il che sicuramente ha fatto desistere molti ascoltatori occasionali. Ma per chi ha la pazienza e la passione di arrivare fino alla fine, The Album si rivelerà un progetto magnifico e magnetico. L’R&B-trap moderno sorge a nuova vita con una Taylor in pienissima forma, mai così matura ed elegante. Il lavoro si presenta come un tributo affettuoso alla cultura afroamericana e alla gente che la vive, in uno degli anni più difficili e dolorosi per la comunità. Con collaborazioni come Missy Elliott, Erykah Badu, Kehlani e persino Lauryn Hill, The Album diventa una festa di gruppo. E a differenza di quella di presentazione del lavoro, criticata per la mancanza di sicurezza anti-COVID, non porta che bene.  

Soul Lady – Yukika 

Un Album del 2020

Anche in un anno in cui il k-pop sta prendendo piede nel mainstream, Yukika rimane un nome di nicchia, ma non a ragione. Soul Lady è il debutto di Yukika Teramoto, di origini giapponesi ma trasferita in Corea cinque anni fa. E tutte le capacità della ragazza, già lanciata in precedenza in una girl band, emergono al massimo della loro caratura. A cominciare dalla sua voce, delicata e suadente come sete. Soul Lady riprende sound R&B/synthpop anni ottanta molto in voga quest’anno e li riproduce con grazia e fedeltà. Ci sono persino cenni new wave, ma senza mai uscire dai binari e appesantire il lavoro. Suadente, sensuale, consapevole e delicato, Soul Lady diventa la presentazione artistica di una figura che farà strada. 

Calambre – Nathy Peluso

Chi non ha amato alla follia Sin Miedo (Del Amore Y Otros Dimonios) di Kali Uchis? Immaginate ora che Sin Miedo avesse una sorella cattiva, con la voce più profonda e più influenze dall’R&B del secolo scorso. Il risultato di questa combinazione è Calambre, primo album in studio della cantante argentina Natalia “Nathy” Peluso, che si muove sul beat come un’artista consumata. Calambre (“crampo” in spagnolo) realizza un’alchimia simile a quella di Rosalìa nel suo El Mal Querer. Unisce infatti R&B contemporaneo con musiche tradizionali – nel caso la salsa e il tango. C’è una demarcazione più netta, però, che vede la Peluso destreggiarsi da un genere all’altro senza perdere mai colpi. Che sia l’R&B puro di BUENOS AIRES, il tango di PURO VENENO, o addirittura sperimentazioni come il singolo SANA SANA, la sua voce possente mantiene ferma la presa sui riflettori. Per un debutto è impressionante. 

Moody – Nik West 

Album del 2020: Moody

L’avevamo lasciata truce e di grigio vestita per il suo ultimo album: nel 2020 la ritroviamo accesa di mille colori. Nik West è una bassista di fama mondiale, che vanta collaborazioni con artisti come Prince, Quincy Jones e Dave Williams, e Moody è il suo secondo album. L’energia della copertina si riproduce all’interno dell’album, il cui ritmo è acceso e sempre vivace. Se le prime tre tracce faticano ancora a lanciare l’album in carreggiata, alla quarta scoccherà il colpo di fulmine. Thumpalenah (gioco di parole tra “thump”, colpo, battito, e il nome anglofono di Pollicina) è un tributo all’amore della West per la musica frizzante, bizzarro e ballabile. Da solo lancia Moody più in alto di una casella intera e dimostra che si ha a che fare con una popstar fatta e finita. Il resto di Moody è tutto nelle sue mani, con la sua voce travolgente e le sue dita senza freni sulle corde. E anche idee oltremodo bizzarre, come We Can Do It, che riprende in un sample una canzone della Cenerentola Disney. Ma alla West non importa, si piace così. 

SAWAYAMA – Rina Sawyama 

Si può definire un album “sottovalutato” se tutti i portali di musica pop (e non solo) non fanno che parlare di quanto valga la pena provarlo? È anche vero che di Rina Sawayama si è parlato di recente con tanta veemenza proprio a causa di un atto di svalutazione, l’esclusione dai Grammy Awards. Rimane il capolavoro pop dell’anno, seppur lontano dai numeri dei più quotati di Future Nostalgia e After Hours. Rina passa da una corrente pop all’altra, riscoprendo tendenze dimenticate come la folktronica e il pop-rock con tinte hard. SAWAYAMA non è tuttavia una scopiazzatura, perché il sound della Sawayama – una sperimentazione contemporanea chiamata hyperpop – è completamente suo. La sua voce delicata, capace di passare istantaneamente dalla delicatezza alla sensualità, rappresenta il coronamento di un lavoro impeccabile che incarna in sé la più pura definizione di “pop”. Forse l’album più bello del 2020, ma ancora da scoprire.

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