Il celebre cantautore racconta come nascono le canzoni dello Zecchino d’Oro
Mancano ormai pochi mesi all’appuntamento con uno dei più attesi concorsi canori dedicati ai bambini: lo Zecchino d’Oro.
Per l’edizione 2020 le selezioni dei piccoli cantanti si sono svolte in modo diverso rispetto agli anni passati a causa dell’emergenza sanitaria. Ma i 14 giovani solisti, il Coro dell’Antoniano, diretto da Sabrina Simoni, gli autori delle canzoni e tutto lo staff dello Zecchino d’Oro si stanno preparando per dare il meglio di sé sul palco di Bologna.
A rivelarci qualcosa di questo “giovane” evento annuale, che ha da poco festeggiato i 61 anni, è Franco Fasano tra gli autori più noti di alcune canzoni del contest televisivo. Tra queste Goccia dopo goccia del 1994, canzone che è diventata simbolo dello Zecchino d’Oro e che venne adottata dall’Unicef come emblema di quello stesso anno.
La carriera artistica di Franco Fasano è estremamente varia ed è costellata di riconoscimenti ufficiali a cui si aggiunge l’affetto del pubblico a cui Fasano riesce sempre a trasmettere grandi emozioni in particolare quando, abbandonati gli abiti di autore, veste quelli di cantante delle proprie canzoni.
La tua carriera artistica è molto eterogenea da cantautore ad autore di canzoni, da direttore artistico del premio “Mia Martini” dal 2005 al 2007 ad autore musicale per il mondo dell’infanzia tra cui lo Zecchino d’Oro e molto altro ancora. Come ti definiresti?
Io mi indefinisco. Nel senso che io sono tutto ciò che mi porta ad essere creativo, ovvero a creare in me e in chi mi segue delle emozioni. Io mi definisco, quindi, un comunicatore di emozioni.
Come nasce la composizione di una canzone? Parti da un ricordo, da un’emozione passata o crei il brano sulla base di chi lo interpreterà?
Scrivere una canzone non è come progettare e costruire una casa. Talvolta si vede un terreno senza casa e si può immaginare di realizzare una costruzione meravigliosa. Bisogna sempre iniziare da qualcosa. Sicuramente la predisposizione è molto utile per cominciare a scrivere una canzone. Spesso io parto da un concetto di testo che ho o che mi viene in mente, che poi traduco musicalmente in modo istintivo.
Per quanto riguarda comporre canzoni per il mondo dei bambini si ha una responsabilità maggiore, perché non è vero che parli solo ai bambini, ma scrivi qualcosa che i grandi decidono che possa andare bene ai bambini. Perchè se tu scrivessi solo per i bambini, dovresti avere il rapporto solo con il bambino che è in te. Invece non è così. La complessità sta nel decidere se ciò che hai scritto va bene e ciò si raggiunge solo con un equilibrio di autocritica.
Ho sempre pensato che scrivere per i bambini non bisogna pensare solo al momento in cui sono bambini, ma anche a quando cresceranno e non dovranno rinnegare ciò che hanno cantato.
Come avviene la scelta dei bambini che canteranno le canzoni?
Lo Zecchino d’Oro è l’unica manifestazione, che io conosca, dove scrivi liberamente una cosa che pensi e solo dopo si cerca il bambino che la interpreterà. Quando si fanno le selezioni dei bambini, non vengono scelti i più bravi a cantare, ma quelli che possono interpretare meglio le canzoni che sono state scelte in precedenza. Prima si scelgono le canzoni e poi i bambini. Questa è la regola che stabilirono Cino Tortorella e Mariele Ventre sin dalla prima edizione del 1959.
Come è iniziata la tua storia allo Zecchino d’Oro?
Mio papà Antonio, fotografo, era appassionato di musica. Lui ha sempre creduto in me sia come cantante che come autore. Quando ero piccolo mio papà mi fece fare le selezioni per lo Zecchino d’Oro, ma non venni scelto, probabilmente perché o ero troppo grande quando partecipai o non c’era la canzone giusta per me o c’erano bambini più adatti. Il mio percorso artistico ufficiale inizia come cantautore e poi come autore. Un giorno capitai all’Antoniano perché volevo coinvolgere Maria Perego (ndr ideatrice nel 1959 del personaggio di Topo Gigio insieme al marito Francesco Caldura) per realizzare un video con i suoi pupazzi. Io sono un grande fan di Topo Gigio. Tra le varie cose fui, per un brevissimo tempo, la voce di Topo Gigio, soprattutto all’estero.
A Bologna incontrai il direttore artistico dello Zecchino d’Oro di quegli anni, Paolo Zavallone, il quale mi conosceva già come corista a Milano.
Zavallone mi chiese di scrivere canzoni per bambini. Io gli risposi che non ne ero capace e lui mi disse che non c’era differenza nel comporre canzoni per bambini o per adulti. “Mandami una bella canzone, stai attento alle parole e poi vedremo cosa accadrà”mi disse Zavallone.
Nel frattempo ebbi la fortuna di essere contattato da Emilio Di Stefano, che l’anno prima aveva portato una canzone allo Zecchino d’Oro, il quale mi sottopose una serie di testi. Io mi innamorai di Goccia dopo goccia, che terminammo insieme. La mia prima canzone per lo Zecchino d’Oro risale quindi al 1994. Alla fine scrivere canzoni per lo Zecchino d’Oro diventa una vera e propria necessità espressiva.
Quali temi prediligi trattare nelle canzoni legate al mondo dell’infanzia? Argomenti d’attualità, visti con gli occhi dei bambini, o i temi universali e senza tempo come l’amicizia, la fratellanza, la pace, ecc…?
Io parto sempre da temi che possano essere utili anche come spunti di riflessione per le maestre, per i genitori e per tutti coloro che usano quelle canzoni come punti di riferimento e di insegnamento.
Non è detto che in una canzone, apparentemente leggera, non ci possa essere un messaggio importante. Per esempio, mi viene in mente, il Katalicammello (ndr brano del 1997 realizzato con Gianfranco Grottoli e Andrea Vaschetti) che è una canzone che tocca il tema dell’ecologia, dove si racconta come viaggiare senza inquinare.
Ci sono anche tante altre tematiche. Ad esempio quella dell’integrazione nella canzone Singhiozzo (ndr canzone vincitrice dello Zecchino d’Oro e d’Argento nel 2001), scritta con Maria Francesca Polli. Non mancano, poi, i temi storico – biografici come in Wolfango Amedeo, brano scritto in occasione del 250° anniversario della nascita del grande compositore austriaco, insieme al compianto Vittorio Sessa Vitali. Questa è una canzone che ha una storia incredibile, perché, a due giorni dalla chiusura dell’invio delle canzoni, Sessa Vitali mi chiamò, mentre ero in montagna, e mi inviò il fax del testo della canzone affinché io scrivessi la melodia. Nello spazio di tempo tra prendere il fax e salire in camera avevo già creato la melodia.
Creazione in tempi record!
Come ogni cosa che, se viene fatta per piacere, è facile, invece, se si fa per forza, diventa impossibile.
Puoi anticipare qualcosa sulle tue canzoni che parteciperanno quest’anno allo Zecchino d’Oro e sui solisti che le canteranno?
Non conosco ancora i bambini che le interpreteranno, perché, in base alle scelte della direzione artistica, noi autori li conosceremo personalmente solo quando verremo convocati per l’inizio dello Zecchino d’Oro.
Nel periodo in cui io fui direttore artistico dello Zecchino, per un paio d’anni, decisi di coinvolgere, sin dall’inizio, gli autori delle canzoni scelte per la gara. Questo perché, secondo me, scrivere per lo Zecchino d’Oro deve essere un modo di pensare continuo. Per questo capita che, molto spesso, gli autori dei brani scelti siano un po’ sempre gli stessi; non per una questione di preferenze
Dal 1999 c’è la regola che le canzoni inviate dagli autori siano anonime. Dopo che la giuria, che seleziona le canzoni partecipanti, ne ha scelte 25, si rivelano i nomi degli autori. Da qui si selezionano le 12 canzoni che parteciperanno alla gara televisiva. Quest’anno c’è stata un’eccezione, in quanto ne sono state scelte 14.
Gli autori vengono convocati per conoscersi prima della lavorazione degli arrangiamenti musicali, affidati a Beppe Vessicchio. Quest’anno però l’incontro tra autori e Antoniano non è stato fatto a causa dell’emergenza sanitaria.
Ti posso solo anticipare che il brano Come le formiche, scritto insieme a mio cugino Tommaso, che è al suo debutto, è adatto ad una voce piccola, mentre Hai visto mai (ndr brano scritto in collaborazione con Antonio Buldini) è più adatto a bambini che sono già alla fine della scuola primaria sia per i temi che per la musica.
E per concludere … un tuo sogno nel cassetto.
Sono talmente contento di come sta procedendo il mio lavoro che mi piacerebbe che continuasse così. Io ho avuto la fortuna di partecipare nel corso della mia carriera artistica al Festival di Sanremo sia come cantante che come autore; all’Euro Festival dei grandi e a quello dei ragazzi con un paio di canzoni, una delle quali cantata da Marta Viola, una ragazzina di Chieri (Torino) che l’anno scorso ha rappresentato l’Italia al JESC ( ndr Junior Eurovision Song Contest) in Polonia in modo eccezionale. Poi lo Zecchino d’Oro, le sigle per varie trasmissioni televisive, una canzone per Mina e tanto altro ancora.
Non è che non abbia più sogni, ma quando succedono già così tante belle cose, desideri solo che si continui così.
L’unica cosa è che, come tutte le cose creative del mondo, si è un po’ schiacciati dalla moda che impongono i media tra cui internet.
Il fatto che sia ormai da anni sulla cresta dell’onda, ma dietro le quinte, la mia immagine si è un po’ cristallizzata nel ruolo di autore che opera non direttamente sul palcoscenico. In realtà io continuo a cantare nei miei concerti live da solo, in trio o con un’orchestra. La soddisfazione che provo nel cantare le mie canzoni è grandissima, soprattutto per il feeling che si instaura con il pubblico. I concerti sono veramente l’occasione per verificare dal vivo le emozioni che riesco a creare scrivendo canzoni. E questo mi dà gratifica enormemente.