Fletcher, The S(ex) Tapes | Recensione Album

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2020
Copertina di The S(ex) Tapes

La cronaca di una dolorosa rottura e dei sentimenti contrastanti che la accompagnano, condotta in maniera generica e priva di elementi che la rendano interessante. Fletcher non convince con The S(ex) Tapes e rimane fermamente nell’anonimato.

Il ritorno di Fletcher

La musica alternativa è un campo ricolmo di spazio per tutte, dove si avvicenda forse il numero più alto di nuove facce e talenti variegati. A seguito della bomba lanciata dal debutto di Lorde nel 2013, lo spazio della musica si è riempito di novità, tutte differenti, ma accomunate da una linea sonora. Tutti riconoscono le sonorità melanconiche, le performance abuliche e sognanti, i testi introspettivi che espongono i lati più oscuri dell’essere giovani. Oltre ai volti noti, c’è un vero e proprio sottobosco di facce e di voci notevoli – e una delle più apprezzate è Cari “Fletcher”, cantante americana ritornata sulla scena con il suo EP The S(ex) Tapes.

L’album rappresenta il terzo lavoro discografico di Fletcher: un punto delicato per un’artista, in cui bisogna compiere i primi passi avanti nella propria carriera. E musicalmente, almeno, se ne può notare qualcuno. Silence, ad esempio, rappresenta per Fletcher un passo avanti verso una carriera che sia davvero unica. Acchiappa pezzi da vari generi e li combina in una sorte di smoothie musicale. E a provare tale miscela si sentono tutti i sapori: la musica indie e alternativa che tanto le è cara, alla quale è vicina e che l’ha consacrata, ma con una gradita e necessaria scintilla di energia uptempo. Sono quelle tracce a rendere più memorabile l’album, ad allontanarlo dai binari di quello che da Fletcher ci si aspetterebbe. Si intravede un tentativo di allontanarsi dal conosciuto, di far evolvere la sua musica assieme alle tendenze in un anno in cui il pop inizia a riprendere colore ed energia. 

Photoshoot di Fletcher per The S(ex) Tapes

The S(ex) Tapes: La Recensione

Quello che invece non è evoluto in The S(ex) Tapes sono i testi, dedicati a una rottura sentimentale terminata nel modo peggiore. La vaghezza delle liriche rende la maggior parte delle canzoni blanda e insignificante, priva di collegamenti con qualunque situazione reale o scenari memorabili. Questo quando non si rivelano eccessivamente infantili, per attirare l’attenzione del pubblico adolescenziale. Il massimo punto di imbarazzo è Bitter, in collaborazione con tal Kito. La prima strofa vede Fletcher paragonare la sensazione di frustrazione dell’essere stati abbandonati a ogni sorta di problema veniale, come volere un bicchiere di Pepsi ma avere solo a disposizione Coca Cola, o ricevere un messaggio ma “è solo tua madre”. Forse può risultare comprensibile e vicino a un pubblico di giovanissime, ma per chiunque abbia un diploma di maturità è risibile e nulla più. L’irritante cantilena di “I’m bitter” che si ripete dopo il ritornello è la ciliegina sulla torta. 


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L’aspetto più deleterio di The S(ex) Tapes è tuttavia la tematica di fondo. Fletcher si propone di esplorare, in un album breve e compatto, la tematica dell’essere scaricati e del superamento di una relazione. L’idea di un concept album è però molto delicata, e solo gli artisti davvero esperti riescono a portarla a termine correttamente. E Fletcher, con ogni rispetto, non è Christina Aguilera. La tematica di fondo non è esplorata con varietà nei testi, mantenendo le immagini sul vago quando non si sprofonda nell’imbarazzo già citato per Bitter. Perché se la crescita c’è stata, e si vede, non è stata completa abbastanza da significare davvero qualcosa. Né rendere The S(ex) Tapes interessante a qualcuno che non sia un fan sfegatato dall’inizio di Fletcher

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