Dock In Absolute – recensione del concerto di Spoleto

Durante la Spoleto Jazz Season la band Dock In Absolute ha allietato la cittadina con un concerto di altissima qualità a cui abbiamo avuto modo di assistere

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La seconda serata della Spoleto Jazz Season 2019 è stata senza alcun dubbio uno degli eventi musicali più belli che l’Umbria intera abbia vissuto in questo 2019. I protagonisti di tale serata sono stati i Dock In Absolute, band di tre elementi che è approdata nella cittadina umbra nel bel mezzo di un tour che li sta conducendo davvero in tutto il mondo: sono reduci di vari concerti in Ucraina e Polonia, il gruppo approderà oggi stesso in Belgio per poi recarsi successivamente addirittura in India. Innumerevoli gli altri Jazz Festival a cui hanno partecipato, il tutto per un progetto che non si limita a promuovere il loro recente album “Unlikely” ma che accompagna anche chi ha la fortuna di parteciparvi in un viaggio musicale di eccelsa qualità.

Ospiti del bellissimo Teatro Caio Melisso, i Dock In Absolute (Jean-Philippe Koch al pianoforte, David Kintziger al basso e Michel Mootz alla batteria) hanno eseguito con maestria la loro arte musicale: un jazz fortemente europeo che si allontana anni luce dalla visione classica del genere, fondendone ritmiche e sonorità con quelle del rock, della musica classica ed a tratti addirittura dell’elettronica. Privo di cantante e con un repertorio di brani purtamente strumentali, il trio ha dimostrato capacità tecniche ed artistiche di un livello altissimo, producendo armonie e melodie di pregiatissima qualità e mescolandole in un meraviglioso guizzo di energia, passione e magia.

Da sinistra verso destra: David Kintziger, Jean-Philippe Koch, Michel Mootz

Movimenti rapidi e controllati, passione fulgida e prorompente, una “personalità artistica collettiva” che si fa sentire forte e chiara marchiando a fuoco le loro produzioni: queste sono le caratteristiche che più balzano all’occhio (o per meglio dire all’orecchio) durante le loro esecuzioni. Le loro performance sono dei veri e propri viaggi mentali: la loro musica risucchia lo spettatore e lo trasporta in una dimensione in cui i pensieri si fanno fluidi e camaleontici, in cui il cuore pompa sangue al ritmo di musica, in cui gli stimoli elettrici del cervello vanno di pari passo con le note.

La band è forte e solida nel suo complesso, ma i tre componenti sanno anche lasciarsi andare ad assoli efficaci e altissima qualità: ciascuno di loro è un musicista capace ma anche un performer straordinariamente carismatico, in grado di plasmare la musica attraverso le proprie movenze, di interpretarla con il linguaggio del corpo. Parlando di carisma, il pianista Jean-Philippe Koch è colui che meglio si presta al ruolo di leader del gruppo: le sue movenze al piano tengono gli occhi delle persone incollati, e quando c’è da dire qualcosa fra un brano e l’altro è sempre lui a farlo. Ciononostante, anche gli altri due componenti del gruppo sono dotati di una buona presenza scenica, e questo riesce ad allietare ancora di più un concerto già di per sé meraviglioso.

I Dock In Absolute lasciano infine il palco dopo aver eseguito il classico sketch da popstar, un finto addio a cui è seguito un ritorno agli strumenti per un’ultima esecuzione: speriamo dunque che anche il secondo addio che ne è poi conseguito non sia definitivo e di poter ammirare nuovamente questi grandiosi artisti all’opera dal vivo. Per consolarci dalla fine di un’esecuzione artistica così magica, intensa e potente vi lasciamo con l’album “Unlikely”, progetto da cui è tratto il grosso della musica suonata nel corso di questa Spoleto Jazz Season. Un plauso va infine al festival di Spoleto, anch’esso un progetto di straordinaria qualità che è riuscito a portare in una cittadina piccola degli artisti di un talento così grande da risultare sconfinato.

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