Barbarian: la recensione

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Barbarian è un film horror del 2022 presente sul catalogo Disney+. Come la maggior parte della recente cinematografia è un prodotto che non inventa il fuoco. Ci racconta cose viste più volte in altre pellicole. Ma ormai il fatto di essere derivativo non deve essere il principale elemento di un analisi. Soprattutto nel cinema horror. L’horror è principalmente uno stile. E se un film con una storia banale ha una buona regia, la pellicola avrà un impatto maggiore di un horror con una bella storia ma una resa visiva scadente. In Barbarian la tensione è costruita magistralmente. Le sequenze horror sono di ottimo livello perché, in particolare nel primo frangente, giocano con la paura atavica dell’ignoto. A visione conclusa può considerarsi un film soddisfacente, nonostante non sia esente da difetti.

Barbarian sfrutta la paura dell’ignoto

Barbarian funziona soprattutto nella prima metà. Il film parte con un prologo inquietante, in una location che fa accapponare la pelle. Vediamo una donna giungere in una villeggiatura rurale per pernottare in un appartamento prenotato con Airbnb. Sta piovendo e non si vede nessuno nei paraggi. Tutta la sequenza iniziale è intrisa di un atmosfera spettrale. Un inizio che presenta molto bene la pellicola. Poi si scopre che qualcuno risiede già nell’appartamento. E da questo momento Barbarian inizia a sviluppare la tensione, che ingrana con l’apparizione in scena di un bravissimo Bill Skaargaard, che in molti ricorderanno come colui che dà il volto a Pennywise. I primi quaranta minuti provocano una lenta inquietudine allo spettatore. Questa si insinua silenziosa, ma è sempre presente sino dai primi istanti. È una fase squisitamente efficace, perché il pubblico non sa cosa aspettarsi. Qualcosa in quella casa non va, ma non si sa in cosa consista la minaccia. Ci si sente costantemente turbati. Bill Skaargaard è un maniaco pericoloso? Nell’appartamento c’è una presenza maligna? Cosa c’è nascosto in cantina? Perchè il quartiere pare disabitato? Sono tutte domande che sorgono nella mente durante la visone e che contribuiscono a rendere lo spettatore costantemente irrequieto e sull’attenti. La tensione crece sempre più fino al massimo climax che chiude il primo atto.

Barbarian : nel secondo atto si rompe l’atmosfera

Putroppo Barbarian ha delle pecche. Il problema principale lo troviamo alla fine del primo atto, dopo circa quaranta minuti. Abbiamo appena raggiunto il climax tensivo, l’atmosfera horror è stata intelaiata magistralmente. Il tono è cupo, buio. La minaccia nascosta si palesa. Il cuore palpita. L’ansia è alle stelle. Poi tutto è rotto con uno stacco di montaggio che rovina in modo drastico quanto costruito. Avviene in Barbarian una rottura del principio aristotelico di unità di luogo. Dall’ambientazione claustrofobica e dal tono scuro di passa ad un area aperta, luminosa, che crea un netto contrasto con quanto visto finora. Inizia così la parte due, dove viene presentato un secondo protagonista. Questa fase è la meno riuscita di Barbarian, perché rompe il ritmo e la compattezza della vicenda. Il nuovo personaggio, uno sceneggiatore sgradevole accusato di molestie, ha un introduzione eccessivamente dispersiva e lunga. Questa sezione annacqua lo sviluppo, facendo passare troppo tempo dal climax di fine atto uno. Poi però le vicende convergono, e Barbarian torna sui binari. In questa fase le scene horror sono sempre di buon livello, e introducono anche un po’ di splatter. Perdono tuttavia un po’ di efficacia a causa del disvelamento della minaccia. Come sempre una volta rivelato l’ignoto, la paura perde un po’ la propria incisività. Ma grazie ad un ritmo più concitato, si arriva ad un finale prevedibile ma che funziona.

Conclusioni

Barbarian è un film, a conti fatti, gradevole. Il regista si dimostra capace di costruire la tensione, gestendo i tempi drammatici alla perfezione. L’inquietudine cresce lentamente, ma garantisce un costante stato di ansia, che mai abbandonerà lo spettatore. Lo stato di irrequietezza culmina poi in un climax d’impatto dopo circa quaranta minuti. L’inizio dell’atto due risulta però troppo dispersivo e causa una rottura nella compattezza del film. Ciò nonostante Barbarian sa riprendersi sul finale, con una conclusione canonica ma dal ritmo frenetico. Sebbene la pellicola faccia eco a prodotti già visti e rivisti, risulta nel suo complesso un buon intrattenimento horror. Il miracolo non c’è, ma il gusto della visione non manca.

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