19 anni fa veniva pubblicato un film destinato a diventare importante per molti: per chi allora era bambino, che si ritrovava ad andare al cinema con i suoi genitori a vederlo (e che magari metteva piede in un cinema per la prima volta) e per chi era genitore solo da pochi anni, che accompagnava i propri figli a vederlo (e magari si trattava anche per lui della prima volta al cinema in queste vesti). Stiamo parlando di “Harry Potter e La Pietra Filosofale“, un lungometraggio incentrato su una vicenda vissuta da ragazzini poco più grandi dei bambini in sala, ma dotati una caratteristica particolare: la capacità di padroneggiare dei poteri magici.
Quali sono le tematiche di Harry Potter e la pietra filosofale?
Ai tempi in pochi se ne rendevano conto, ma quel film era destinato a compiere un’impresa storica: trasformare quella che stava per diventare una delle saghe letterarie di maggior successo di sempre in una delle saghe cinematografiche più note della storia. La formula era semplice: ragazzini in parte comuni, che evidenziavano dinamiche sociali e familiari in cui in molti si possono rivedere, ed in parte straordinari, sia perché magici che perché impelagati in situazioni assurde in cui quasi nessun bambino immaginerebbe mai di ritrovarsi.
I ragazzini e gli adulti in Harry Potter e La Pietra Filosofale
A tutto ciò si somma un intervento spesso indesiderato di adulti: siano essi insegnanti, familiari, pseudo-bidelli, fantasmi o perfino cattivi che non si fanno scrupoli di mettere le mani su ragazzini. La tematica degli adulti che non lasciano mai in pace i bambini è onnipresente in “Harry Potter e La Pietra Filosofale“, ed anche questo ha aiutato in molti a rispecchiarsi nei ragazzini che si avvicendavano sul grande schermo. La figura del protagonista, orfano, aiutava però i bambini in sala a capire quanto preziose fossero quelle persone che erano lì a tener loro compagnia; di contro, dei ragazzini che studiavano cose ben diverse da storia e matematica non potevano certo non destare l’invidia dei piccoli spettatori, nonostante spesso anche per loro il rapporto con pozioni, incantesimi e trasfigurazioni non fosse proprio roseo.
Harry Potter e La Pietra Filosofale: un’opera importante anche per i suoi attori
Questo film segnò tantissime prime volte, e non solo per bambini e genitori in sala. L’opera è anche l’opera prima di praticamente tutti gli attori-ragazzini che appaiono davanti alla macchina da presa, molti dei quali sono poi diventati grandi star senza restare più di tanto prigionieri dei ruoli iconici con cui hanno conosciuto il successo per la prima volta. In questo ambito ci viene sicuramente da citare il trio di protagonisti Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, ma non solo. Anche nomi Tom Felton o Matthew Levis hanno avuto poi carriere più longeve della saga di Harry Potter, sebbene continuino ad essere noti principalmente per i ruoli di Malfoy e Paciock.
Gli attori adulti
Se da un lato è stato importante per tutti gli attori-ragazzini che vi hanno preso parte, questo film ha sicuramente avuto una grande importanza anche per molti degli attori adulti che vi hanno preso parte. Persone come Alan Rickman e Maggie Smith, ad esempio, avevano già carriere di un livello altissimo quando si sono calati nei panni di Severus Piton e di Minerva McGranitt, ma sicuramente con queste interpretazioni hanno dato vita ad alcuni fra i ruoli più iconici delle loro intere carriere. Il film è importante inoltre anche per il compianto Richard Harris, che vide nell’interpretazione di Albus Silente una delle ultime della sua carriera: di lì a poco morirà di tumore, e dovrà dunque essere sostituito a partire dal terzo film della saga.
Una saga cinematografica che non ha però mantenuto il livello del primo film
Capita spesso che in una saga cinematografica la qualità iniziale vada a poco a poco scemando, ma generalmente quando alla base di tutto ci sono comunque degli ottimi libri il problema non dovrebbe sussistere. Nel caso di Harry Potter, in realtà, il problema non si è manifestato se non in maniera abbastanza tardiva: “La Camera Dei Segreti” ha dalla sua un fascino oscuro, quasi horror, che l’ha reso uno dei migliori fantasy degli anni 2000, ed anche il terzo capitolo “Il Prigioniero di Azkaban” è un film di ottima fattura, caratterizzato dall’impronta particolare del suo regista.
La regia di David Yates
Da quando la regia delle opere ha però smesso di cambiare di film in film ed è rimasta sempre nelle mani di David Yates, però, le carte in tavola sono cambiate: dopo un quarto film che più o meno reggeva ancora, da “L’ordine Della Fenice” in poi smettiamo categoricamente di avere dei film degni dei libri da cui sono tratti. Il punto non è tanto l’avere film che non includono molti degli eventi narrati nei libri (dal quarto in poi parliamo di libri troppo voluminosi affinché ciò possa accadere) ma nella scelta su cosa trasporre e cosa no, nella cancellazione di vicende cardine e di interi personaggi, nella frettolosità nel trattare eventi chiave, nell’aggiungere scene inesistenti nei libri che spesso non danno alcun valore aggiunto ai film. Harry Potter resta una saga grandiosa a livello letterario, ma purtroppo a livello cinematografico si poteva sicuramente fare di più, almeno sul lungo termine.
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