Dopo gli ottimi numeri dei primi due singoli “Heartless” e “Bliding Lights”, brani rilasciati in contemporanea negli scorsi mesi, The Weeknd pubblica il suo nuovo album “After Hours”. Si tratta di un progetto stilisticamente in linea con lo stile musicale che l’artista ha sempre portato avanti, un R&B moderno che sa fondersi abilmente con la musica elettronica, e che in questo disco sa richiamare anche qualche elemento dalla musica degli anni ’80. Per quanto squadra che vince non si cambi, è vero pure che per ottenere lo stesso effetto dei precedenti album sarebbe servito anche un impegno di pari fattura, una cura dei brani atta a raggiungere un livello di qualità degno del suo nome: tutte cose che in questo progetto non ci sono.
After Hours: lo stile di The Weeknd perde smalto
Se ci fosse bisogno di un solo aggettivo con cui definire “After Hours” non avrei difficoltà a trovarne uno: scialbo. The Weeknd fa davvero il minimo sindacale per quest’album, mette in fila una dietro l’altra canzone tutte uguali e soprattutto gioca decisamente troppo con le modifiche alla voce – senza considerare l’abuso di falsetto. Di brani ben fatti, che riescono a trasmettere qualcosa ed hanno una loro forte identità comunque ce ne sono: basti pensare ai due singoli nonché a “In Your Eyes”, “Faith” e Scared To Live”. Quelli citati sono dei brani veramente belli che si innalzano di molto rispetto al resto, ma rappresentano delle eccezioni in un progetto veramente sottotono.
L’album si divide in realtà in due parti, una prettamente R&B-elettronica ed una che tende molto verso il pop: se nella prima parte abbiamo uno stile per il quale la voce di The Weeknd è adatta ma troviamo nel contempo canzoni troppo simili fra di loro ed un incomprensibile abuso di falsetto, nella seconda Abel abbandona il falsetto per dimostrare tuttavia quanto la sua voce sia poco adatta a questo stile. Nonostante la sua aura artistica derivi da un innesto fra più genere, con questo disco l’interprete si dimostra molto meno versatile di quanto potessimo pensare, tant’è che probabilmente tante canzoni nella seconda parte del disco avrebbero reso meglio cantate da altri. Album in definitiva è bocciato quasi in toto: una cosa che in passato non credevo fosse possibile con The Weeknd.
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