Poliedrica e folle quanto basta, Senhit ha lanciato uno state of mind riassumibile in un titolo di cui è unica e indiscussa detentrice: quello di Freaky Queen.
Partiamo dal tuo debutto come presentatrice al contest “Una Voce per San Marino”, assieme a Jonathan Kashanian. Ho notato con piacere che non hai rinunciato a esibirti.
“Assolutamente, la prima cosa che ho detto è stata: ‘Se mi volete come presentatrice, voglio cantare’. Anche perché io non sono una presentatrice. Mi sento un’artista e voglio cantare, la mia natura deve venire fuori, e gli autori hanno esaudito questa mia richiesta”.
È un ruolo, quello di presentatrice, che ti piacerebbe ricoprire in un futuro prossimo?
“Quando me l’hanno proposto mi sono detta: ‘Okay, facciamolo’, anche perché il mondo di Eurovision mi ha sempre affascinata. Jonathan l’ho conosciuto due giorni prima delle prove ed è nata subito una bellissima magia. Mi sono divertita a spalleggiarlo, perché poi era lui il vero presentatore della serata, ma non mi sono sentita una subrettina. Ho avuto modo di cantare, parlare e farmi conoscere. Mi sono sentita molto tranquilla e protetta, ma da qui a pensare di mollare tutto e fare la presentatrice, questo no. È stata però una bellissima esperienza e quelli di San Marino già pensano al bis”.
Squadra che vince non si cambia.
“E pensa che ci è praticamente scoppiata in mano, questa cosa qui. Doveva essere un programma così, della serie: ‘Proviamo a fare questo festival’, come fosse una cosa un po’ sottobanco, e invece ha funzionato tanto. È piaciuta la magia e secondo me il motivo è che la cosa è nata in maniera spontanea. I concorrenti sono stati anche abbastanza bravi. A parte la vittoria di Lauro, ci sono stati emergenti che si sono fatti valere. Insomma, abbiam fatto tutti una bella figura”.
È un peccato che tu non ci sia all’Eurovision di Torino, ma i fan non si sono rassegnati. Hanno persino indetto una petizione per portarti all’evento, e tu ci hai giustamente ricamato sopra con un video nel quale elenchi i motivi per i quali saresti una perfetta ambasciatrice.
“Mi sono detta: ‘Visto che avete lanciato voi questa sfida, io ci provo’. Anche se poi entrano in gioco dinamiche di reti televisive ed altre cose. Però mi sono divertita a tenere gioco alla richiesta dei fan”.
L’ultima volta che ci sentimmo, a un certo punto della nostra chiacchierata, te ne uscisti così: “Poi, sai, io sono un po’ una testa matta…”. Rimanendo in tema di Eurovision, quest’anno San Marino ha scelto un’altra testa matta. Tu che l’hai conosciuto, che idea ti sei fatta di Achille Lauro?
“Ho avuto modo di conoscerlo durante il festival ed è una persona dolcissima, molto tenera. Ha davvero una bellissima energia sul palco e porta un pezzo provocatorio. Diciamo che il passaggio di testimone mi lascia soddisfatta. La corona di Freaky Queen la passo ad un altro ‘king’. Speriamo che riesca a portare San Marino in finale. Secondo me ha tutte le carte per poterlo fare. L’unica cosa che mi sarebbe piaciuta, ecco… Eurovision forse è ancora visto, in Italia, come un qualcosa di cheap, e invece è una vetrina che offre grandi possibilità, anche a livello umano. Quello che mi auguro è che Achille riesca a coglierle tutte, queste possibilità. Il consiglio che posso dargli è di godersi il percorso. Sono certa che porterà un grande spettacolo, e spero davvero che si diverta e non la prenda troppo seriamente”.
Non credi che aprire le porte a un artista discograficamente e mediaticamente così forte, in una manifestazione con diversi esordienti, abbia un po’ ammazzato la competizione e “falsato” il risultato finale?
“Be’, con Lauro c’erano anche altri grandi nomi: Ivana Spagna, Valerio Scanu ecc.. Dipende un po’ da come la vedi. Capisco, comunque, che un artista emergente possa dire: ’Ma che cazzo vado a fare in una gara dove ci sono Achille Lauro e tutta questa gente qua’, ma era doveroso dare la possibilità a chiunque di partecipare a un evento di così grande visibilità. Comprendo il ragionamento dell’emergente, però a quel punto bisogna decadere dalla competizione e dire: ‘Okay, almeno mi faccio vedere e faccio sentire il mio brano’”.
Se ti chiedessi una tua personale classifica dei brani che parteciperanno all’Eurovision di Torino?
“L’Italia ha un pezzo bellissimo. Mahmood e Blanco faranno una bellissima figura. Ci sono poi altri bellissimi brani. UK, ad esempio, ha questo ragazzo che nasce come influencer e che ha una bellissima voce. La Svezia porta un brano classico ma molto bello. C’è la Serbia, poi, che ha un brano molto forte ma forse troppo particolare. E la Spagna, con Chanel che sa stare sul palco e porta un brano molto orecchiabile, ha buona chance. La Spagna è una realtà che conosco e ho vissuto, e lì la vedono già come la prossima vincitrice. Ci sono diversi brani validi, ma ti confesso – e credo che quelli di Eurovision mi uccideranno – che la qualità era migliore l’anno scorso, sia a livello di artisti che di brani. Forse perché noi avevamo più fame, visto anche l’anno di silenzio. C’erano brani più forti. Quest’anno anche sono bravi, ma eravamo meglio noi”.
Cosa ne pensi della scelta dell’EBU di escludere la Russia dalla manifestazione?
“Non mi sono stupita della decisione. Penso poi al cantante russo, che magari non è neanche d’accordo con questa guerra. Capisco però la scelta dell’EBU, che si dimostra categorica. Io ho avuto modo di presenziare a diversi eventi in giro per il mondo e a ogni kermesse mancava la presenza russa. È una decisione forte, che manda un messaggio forte. Da una parte ci può stare, ma io ragiono più sull’individuo e penso a ’sto povero cristo che vuole cantare la sua canzone, che finalmente ha l’opportunità di partecipare a un evento così importante, e invece… La stessa cosa è capitata anche agli atleti. La trovo un po’ forte come scelta, perché io sono focalizzata sull’individuo più che sul Paese”.
Mettiamo da parte l’Eurovision e parliamo dei tuoi progetti musicali. Ho letto di un concerto con band al seguito che hai messo in piedi per i fan.
“Abbiamo fatto questo piccolo showcase qualche mese fa. Lo stiamo pubblicando pian piano, a pilloline, sui social, così da dare una visione di Senhit molto più live. Dopo ‘Adrenalina’ ho avuto la possibilità di fare diversi concerti, ma le limitazione del Covid ne hanno impedito il normale svolgimento. Adesso che le cose stanno ripartendo, abbiamo messo su questo piccolo show, su Bologna, che stiamo condividendo. Show che è anche un’anticipazione di quello che capiterà quest’estate. Uscirò con un brano verso giugno, in lingua inglese e molto ballabile, e poi molti altri brani. Anche alcune cover e sempre con una band a supporto, perché mi mancano i live nelle piazze e nei club”.