Saimon Sail: il rap contro la solitudine

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Saimon Sail cover

Dopo una serie di pubblicazioni sfociate nel successo di “Lifeless” e “Non è cool”, il carisma emozionale e la penna policromatica di Saimon Sail tornano ad affascinare in “Glock”, il suo nuovo singolo.

Chi è Saimon Sail?

Saimon Sail, pseudonimo di Simone Nuccio, è un rapper e cantautore classe 1998. S’innamora del rap e della cultura Hip Hop da adolescente, avvicinandosi all’MCing tra i banchi di scuola, dove inizia a comporre i primi testi su beat Old School. Nel 2019 esordisce con “Lifeless”, release che riscuote sin da subito un notevole successo e a cui fanno seguito altri brani capaci di evidenziare la poliedricità della sua penna. Nel 2021 esce “Non è cool”, un pezzo che gli consente di farsi notare dall’etichetta meneghina PaKo Music Records, con cui firma il suo primo contratto discografico. Il suo ultimo singolo, “Glock”, è un ritratto di note e barre sincero e personale. Il brano vuol trasformare la depressione, scaturita dalla solitudine, in consapevolezza e resilienza.

Saimon Sail: “Glock”

Nato in una fredda giornata di pioggia, “Glock” traspone in musica l’arcobaleno sensoriale di Saimon Sail. “In ‘Glock’”, dichiara Saimon Sail, “ho voluto raccontare quanto sia pericolosa la solitudine nei momenti difficili. Istanti nei quali io stesso ho cercato un appiglio nell’utilizzo di sostanze per distrarre la mia mente. Ho voluto mettere nero su bianco tutte quelle complessità che incontro quotidianamente nel convivere con la mia presenza e con i miei pensieri. Ostacoli che riesco a superare grazie alla musica, l’unico mezzo che mi consente di esprimermi appieno senza il timore del giudizio. […] Spero che ascoltando questo pezzo, le persone capiscano che non sono così sole e che è importante trovare una valvola di sfogo, un luogo sicuro, come per me è da sempre la musica”.

Un flusso di coscienza doloroso e personale

Attraverso l’incredibile e universale capacità di empatizzare, Saimon Sail si mette a nudo in un flusso di coscienza doloroso e personale. Immagini cupe (“c’ho pensieri brutti e spesso c’entran con le droghe, tra quelli più brutti ho il desiderio della morte”) e richieste di aiuto (“sto chiamando tutti sono solo questa notte”), si stagliano su un beat armonioso e delicato. Una resa che non simboleggia la rinuncia alla vita, ma un invito a riappropriarci di noi stessi e iniziare a scrivere l’incipit di una quotidianità equilibrata e resiliente.

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