Sabrina Simoni e il Coro dell’Antoniano

La musica è un evento sociale che mette in comunicazione con noi stessi

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Sabrina Simoni, direttrice del Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna, artcolo di Loredana Carena (foto ufficio stampa)

Sabrina Simoni dirige magistralmente il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna da ben venticinque anni. Ha ereditato il testimone dopo la scomparsa di Mariele Ventre, fondatrice del coro nel 1963, e da allora presenza fondamentale dello Zecchino d’Oro, tra i principali contest canori dedicati ai più piccoli.

Passione, professionalità ed empatia sono i tratti distintivi di Sabrina Simoni, che riesce a cogliere nei suoi piccoli e giovani cantori l’essenza che li rende unici.

Attenta a come l’apprendimento passi anche attraverso il gioco, ha pubblicato alcuni libri didattici tra cui “Favole InCanto” e “La tastiera incantata” per avvicinare i più piccoli al magico mondo dei suoni.

Direttrice corale, pianista e compositrice, Sabrina è una figura poliedrica dall’entusiasmo contagioso e autentico, come emerge dall’intervista che segue in cui racconta del suo impegno costante con i bambini e i ragazzi del Coro dell’Antoniano.

Cosa è per Lei la musica e quale valore può avere nel quotidiano anche per chi non lavora nel settore musicale?

Io ho la convinzione che la musica sia importante, non soltanto nella sua funzione immediata di ascolto, ma anche da un punto di vista cognitivo e relazionale.

Fare musica, solitamente, è un evento sociale. Però è anche qualcosa che mette in contatto con noi stessi, perchè mette in vibrazione il nostro rapportarsi ad una quotidianità interiore dal mondo più semplice dei bambini a uno più complesso degli adulti. Viviamo in un ambiente sonoro e così come ci infastidiscono dei suoni troppo forti o troppo acuti, che noi percepiamo come rumori, così alcuni suoni ci infondono benessere.

Parlando, invece, in modo più tecnico ritengo, come è stato appurato da tempo, che la musica sia una risorsa, non solo culturale, ma anche cognitiva ed evolutiva sin da piccolissimi. E’ una scienza con un’ importante componente artistica.

La musica è una parte necessaria della nostra quotidianità, è una forma di nutrimento.

Purtroppo però in questi mesi, a causa dell’emergenza sanitaria, la musica e la cultura in generale non sembrano essere considerate così importanti.

E’ vero! E mi dispiace molto che questi settori non siano considerati indispensabili. Occupandomi d’infanzia, di educazione e di coralità mi rattrista vedere ciò che sta accadendo, in quanto un meccanismo di apprendimento è proprio basato sulle dinamiche di gruppo.

Come è cambiata l’organizzazione del coro per fronteggiare questo periodo pandemico?

Il coro è formato da 50 elementi di età tra i 4 e gli 11 anni, quindi una fascia d’età abbastanza ampia.

Prima della pandemia ci vedevamo due o tre volte alla settimana per le prove, esclusi gli incontri per i concerti. Le attività con il coro sono tante tra cui, da cinque anni, una tournée in Cina in occasione del Capodanno.

La situazione è cambiata ormai da quasi un anno. Però io mi ritengo fortunata rispetto ad altre realtà corali, perché l’Antoniano ha degli spazi molto ampi, dove posso incontrare i bambini, suddivisi in piccoli gruppi, settimanalmente per le prove. In questo modo si può continuare a studiare in presenza e l’esperienza corale non è stata totalmente interrotta.

Avete iniziato le selezioni per la ricerca dei solisti per la 64° edizione dello Zecchino d’Oro. Come è cambiato questo appuntamento rispetto agli anni precendenti?

Il casting, che è solo online, è sato aperto il 9 marzo e si chiuderà il 10 maggio. In questa prima fase ascolatiamo i bambini che vogliono partecipare alla prossima edizione dello Zecchino d’Oro. Nello step successivo dovremmo vedere i bambini in presenza per scegliere quelli più adatti alle canzoni dell’edizione di quest’anno. In questi giorni stiamo completando la rosa dei brani scelti.

Rispetto agli anni passati le modalità di selezione dei piccoli solisti sono cambiate radicalmente. Normalmente, infatti, andavamo direttamente nelle diverse città per le selezioni e l’arrivo del cast dello Zecchino d’Oro era vissuto dalle famiglie come una vera e propria festa. Adesso l’approccio è totalmente diverso perchè tutto si svolge principalmente online.

Qual è un insegnamento fondamentale che Le ha lasciato Mariele Ventre?

Con Mariele Ventre ho sempre respirato un’idea di cura nei confronti di qualsiasi cosa si stesse facendo. Una grande attenzione per cercare di fare sempre nel modo migliore. Aveva una grande cura per il mondo dell’infanzia a cui ha dedicato la sua vita. Mi ha lasciato, quindi, un vero e proprio insegnamento di vita.

Un ricordo particolare di questi venticinque anni di direzione del Coro.

Ho tantissimi ricordi. Ad esempio, recentemente, ho sentito la bambina, ora ormai una donna, che cantò “Le tagliatelle di nonna Pina”, la quale ha proseguito nel mondo della musica ed ora si occupa di managment musicale. Un’altra bambina, che ha cantato in uno dei miei cori, è diventata una pianista stimata in tutto il mondo. Anche chi non ha fatto scelte musicali si è affermato nel settore professionale che ha scelto. E questo mi fa molto piacere.

Io li ricordo tutti quando a 4 – 5 anni cantavano a squarciagola.

Tra le novità di quest’anno ci sono i festeggiamenti per i 50 anni de “Il caffè della Peppina”. Per il brano, in una versione special edition, (ndr distribuita da Sony Music Entertainment) è stato realizzato un video, visibile sui canali social dello Zecchino d’Oro. Io e i bambini del coro abbiamo partecipato a questo anniversario con cui si inaugura una serie di videoclip dedicati ai “Grandi Classici dello Zecchino d’Oro”.

Infine … un suo sogno nel cassetto.

Un mio sogno sarebbe quello di partecipare ad una spedizione archeologica come ricercatrice, perchè mi affascinano molto le grandi civiltà del passato. Mi interessa conoscere il passato per capire meglio il presente.


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