Rina Sawayama è un nome che si sta facendo spazio negli ultimi mesi nello scenario mainstream mondiale. Britannica ma di origine giapponese, come molti “figli del mondo” Rina ha una personalità artistica eclettica, che mette insieme più stili sia dal punto di vista musica che dal punto di vista visivo. Forse proprio i suoi look stravaganti e cangianti hanno contribuito molto nell’ascesa del suo nome, ma a differenza di altri artisti che hanno puntato su questa carta Rina possiede anche un timbro straordinariamente interessante, una voce calda e “consistente”, che non lascia indifferenti e tradisce una buona potenza vocale. In questi giorni è stato finalmente pubblicato il suo album di debutto “Sawayama”: ecco come è andata.
Sawayama: recensione dell’album
L’album di debutto di Rina è un progetto classificabile genericamente come pop ma che, in realtà, rifiuta le etichette: si passa da tracce tipicamente pop ad altre che risentono di contaminazioni R&B, si ascoltano strumenti veri mettere insieme una produzione travolgente nei brani più vicini al rock ma ci spostiamo completamente sul sintetico in pezzi che percepiscono maggiormente l’influsso delle mode recenti, e così via; in tutto ciò non mancano riferimenti alla musica degli anni ’80. In questo disco ci sono brani che, se posti l’uno di seguito all’altro, cozzerebbero enormemente in un unico progetto, eppure la tracklist è gestita talmente bene da permetterci di avanzare in un meraviglioso viaggio di suoni e colori diversi, in cui a poco a poco scopriamo dei lati nuovi di un progetto capace di arrivare all’ascoltatore come un qualcosa di assolutamente unitario.
Anche a livello vocale, Rina riesce a risultare cangiante ma sempre se stessa, come soltanto pochi cantanti riescono ad essere: l’artista passa da pesanti scream nel brano più “hard rock” del disco alle esecuzioni limpide e pulite dei brani più pop, e lo fa senza alcuno sforzo, senza che nessun lato di lei appaia artefatto. L’impostazione è tale da ricordare molto poco gli album coevi: il pensiero vola leggiadro verso tante produzioni degli anni 2000, verso tanti progetti che custodiamo gelosamente nel cuore dopo averli consumati a furia di ascolti. In un contesto in cui gli album somigliano sempre di più a compilation senza senso, un progetto del genere è sicuramente una grande boccata d’aria fresca, e speriamo che nonostante la situazione attuale l’artista abbia modo di promuovere un progetto così interessante.
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