One Piece, quando i pirati non fanno solo paura

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Salve! Oggi ci occupiamo di un altro cartone animato divenuto un cult all’inizio degli anni Duemila, e che ancora oggi conta un numero impressionante di fan e seguaci.

One Piece (da noi tradotto con All’arrembaggio, anche se usato prevalentemente per le sigle) è un manga nato nel 1997 dalla fervida immaginazione di Eiichirō Oda. Il protagonista, Rubber “Cappello di Paglia” (Rufy in originale) è un ragazzino con il sogno di diventare il re dei Pirati, sulle orme del famoso bucaniere Gold Roger. Dopo aver mangiato il frutto Gom Gom il giovane acquisisce la facoltà di allungare gli arti del suo corpo a piacimento, e così mette insieme la sua sgangherata ciurma, deciso a trovare il prezioso tesoro del suo idolo. A lui si uniscono mano a mano strani personaggi: lo spadaccino dai capelli verdi Zoro, la navigatrice Nami, il cuoco dalla perenne sigaretta fra le labbra Sanji e il pavido Usopp. Andando avanti con la trama ancora la renna dal naso blu Chopper, l’enigmatica Miss Domenica/Nico Robin, il pirata Franky e lo scheletro Brook.

In Italia One Piece è andato in onda per la prima volta nel 2001, proseguendo per ben quindici stagioni. A tutt’oggi il manga risulta incompleto, e già da tempo il pubblico richiede a gran voce i nuovi episodi, che pare non siano ancora nemmeno in doppiaggio. A tutto questo si aggiungono i film, che raccontano storie parallele dei vari personaggi e hanno raggiunto, ad oggi, il numero considerevole di quattordici (l’ultimo, One Piece Stampede, vedrà la luce in Giappone il 19 agosto di quest’anno per festeggiare il ventennale della nascita dell’anime). Per non parlare poi degli speciali, nello stesso numero e degli OAV per l’home video, al momento solo tre.

Come è capitato già per altri prodotti venuti dal Giappone (parliamo sempre di manga) in breve tempo la fama di One Piece è diventata esponenziale, comprendendo l’immancabile merchandising e prendendo piede anche nel mondo dei cosplay. Il manga è un mix irresistibile di gag comiche, belle donne (spesso poco vestite, a cominciare dalle prosperose Nami e Nico Robin) e legami di amicizia che si vedono nascere ed evolvere nel corso di tutta la storia. In certi punti può sembrare completamente nonsense, ma forse è anche questo il segreto del suo successo.

Ad oggi, ai fan non resta che aspettare e sperare che i nuovi episodi vedano la luce, con il sempre eccellente doppiaggio italiano. Come già per l’articolo precedente, qui sotto vi linko la prima sigla cantata da Cristina D’Avena, della quale esiste anche la versione in duetto con Giorgio Vanni.

https://www.youtube.com/watch?v=vt_VLV74W2A

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