Omaggio a Dalida, diva bellissima e malinconica

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Dalida

Il termine “diva” viene usato e spesso abusato, parlando di attrici e/o cantanti, anche contemporanee. In questo caso, però, è senz’altro appropriato.

Nacque con il nome di Yolanda Gigliotti il 17 gennaio 1933 a Il Cairo, in Egitto, da emigrati italiani. Nella sua arte venne conosciuta come Dalida.

A farla notare, in primis, fu la sua bellezza. Venne infatti incoronata Miss Egitto a diciassette anni, e questo fu il pass che le permise di iniziare la sua carriera nel cinema.

Si trasferì dunque a Parigi per coltivare il suo sogno, fino al 1957 rimanendo nell’ambito cinematografico, poi incidendo il suo primo album: si trattava del 45 giri Madona, rifacimento di un brano in lingua portoghese portato al successo da Amalia Rodriguez.

Gli anni Sessanta furono forieri di grandi successi. I suoi dischi raggiunsero la vetta di 500.000 copie vendute in due anni, e si esibì anche in Italia: la sua prima volta al Festival di Sanremo fu nel 1967, in compagnia di Luigi Tenco (per saperne di più vi linko l’articolo che gli ha dedicato il mio bravo collega Paolo Pio Farilla). Il brano era Ciao amore, ciao, che all’epoca non convinse, ma è considerato oggi un vero e proprio classico.

https://spettacolo.periodicodaily.com/luigi-tenco-il-nostro-ricordo-a-82-anni-dalla-sua-nascita/

La vita privata di Dalida non fu invece altrettanto tranquilla e lineare. Aveva sposato nel 1961 il direttore di Radio Europe 1, Lucien Morisse, ma soltanto pochi mesi dopo era fuggita con un giovane pittore, Jean Sobieski. Poi una terza liaison con il giornalista Christian De La Mazière: infine il grande amore, Luigi Tenco.

Fu proprio la diva a trovare il corpo del compagno, apparentemente suicida per un colpo di pistola alla testa il 26 gennaio 1967, nella sua stanza d’albergo dopo l’eliminazione di Ciao amore, ciao dal Festival di Sanremo. Il tragico evento la sprofondò nella disperazione, tanto che tentò il suicidio il mese successivo: trovata in tempo dopo aver ingerito un mix di farmaci, rimase in coma per cinque giorni ma sopravvisse. Un secondo tentativo andò parimenti a vuoto, nel 1977.

Da allora ricercò conforto in relazioni effimere, rimanendo anche incinta in un’occasione, ma decidendo per l’aborto. Continuò a lavorare e a riscuotere successo, adorata dal pubblico, ma con una malinconia di fondo che nulla riusciva a scacciare. Ciononostante, aveva vinto il Disco di Platino e un Disco di Diamante, nel 1981, tagliando il traguardo di 86.000.000 di dischi venduti.

Infine, nel 1987 era ben decisa ad attuare il suo piano. Era il 3 maggio, trentatré anni fa, nella sua casa di Montmartre: un cocktail di barbiturici pose fine alla sua travagliata esistenza, accanto a lei un biglietto, poche parole.

<<La vita mi è insopportabile. Perdonatemi>>

Dalida, la diva dagli occhi tristi, riposa ancora oggi nel Cimitero di Montmartre, la sua tomba decorata da una bellissima statua a grandezza naturale. La ricordiamo oggi, con la sua voce particolare e il suo fascino senza tempo.

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