2 giugno 1960: nasceva ad Islington, sobborgo di Londra, Tony Hadley.
Il cantante degli Spandau Ballet, una delle band inglesi più popolari degli anni 80, ha fatto impazzire e sognare milioni di ragazzine.
La sua voce inconfondibile e la sua bella presenza furono un cocktail di successo incredibile in quegli anni.
Canzoni come “I’ll fly for you”, “True” e “Through the barricades” sono rimaste nella memoria e nel cuore di intere generazioni.
Poi, improvvisamente, silenzio.
Nessuno sentiva più parlare di Spandau Ballet, di Tony Hadley.
In realtà, però, Tony non ha mai smesso di cantare, di esibirsi, soprattutto nella sua Londra.
Si può dire che il richiamo della musica non lo abbia mai abbandonato lungo tutta la sua carriera.
E poi all’improvviso, qualche anno fa, leggo di un suo concerto in Versilia. Incredibile, ma vero, Tony ritornava in Italia per cantare.
Andai a quel concerto. Pazzesco, a distanza di anni era cambiato, più maturo, e anche più sicuro di sè.
La voce, però, aveva fatto quel salto di qualità che ti lascia senza parole: calda, pulita, profonda.
Una grande personalità. In un momento sembrava di aver riabbracciato quasi vent’anni di lontananza dai suoi concerti, dalla sua voce e dalla sua capacità interpretativa.
Poi la reunion degli Spandau Ballet, e poi il ritorno come solista.
Mentre altri componenti degli Spandau Ballet si erano dati anche ad altre esperienze, al cinema e alla televisione, come Gary Kemp e Martin Kemp, Tony ha sempre continuato a seguire la musica.
L’ultimo suo album, del 2018, “Talking to the Moon”, nel ritorno come solista, lo vede seguire la sua vena melodica, già avviata negli anni 70 e 80 con gli Spandau Ballet.
Il suo è un percorso molto attento, una crescita artistica che lo ha portato a non essere mai superato dal passare degli anni.
Un artista che ha saputo riproporsi anche in fase adulta e in versione solista con la stessa personalità manifestata quando era la bandiera degli Spandau Ballet.