“More Heroes” – Riflettori sul Punk: Devo

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Devo

“More Heroes” è una rubrica dedicata alla scoperta dei più grandi nomi che hanno fatto la storia del punk, molti dei quali non conosciuti adeguatamente come meriterebbero. Oggi i riflettori sono puntati sui Devo.

Punk e New Wave

Nella storia del rock i Devo rappresentano il nome di un progetto molto originale. Fondata ad Akron, nell’Ohio, è considerata una band fondamentale per il genere new wave. I suoi contatti col mondo punk vanno ricercati agli inizi della loro carriera e durati per la maggior parte degli anni ’70. All’epoca il sound dei Devo era molto più scarno, compatto e robotico grazie all’ottimo mix tra chitarre elettriche ed elettronica. Fin dall’inizio la band adotta un’estetica caratterizzata dalle celebri tute gialle da operaio di fabbrica e corredato da un’ immaginario da fantascienza di serie b e cultura pop.

Esordi e caratteristiche

La formazione più celebre della band si concretizza quattro anni dopo la la loro nascita e vede i fratelli Gerald (basso, tastiere) e Bob “1” Casale (chitarra, sintetizzatore), Alan Myers (batteria) e la seconda coppia di fratelli Mark (voce, tastiere) e Bob “2” Mothersbaugh (chitarra). Dopo alcuni esordi difficili ben presto i Devo si attirano le simpatie del pubblico e di artisti quali Iggy Pop e David Bowie. Ciò deriva dalla scelta d’incorporare la proposta musicale con performance, video e cortometraggi di cui il più noto è intitolato “The Truth About De-Evolution”, vero e proprio manifesto del loro messaggio.

La teoria della devoluzione”

Il nome Devo è ripreso dal termine “de-evolution” Secondo una teoria sviluppata negli anni’60 da Gerald Casale e Bob Lewis (chitarrista del gruppo fino al 1976) ai tempi dell’università, l’umanità è stata portata alla de-evoluzione dalla società del progresso e regredendo a uno stato mentale infantile. Questa teoria contaminata da un certo gusto kitsch e da un’umorismo grottesco fu la filosofia che caratterizzò il percorso dei Devo e brani quali “Jocko Homo” o “Mongoloid” ne sono un fulgido esempio. Nel 1978 registrarono una cover del brano “(I Can’t Get No) Satisfaction” dei Rolling Stones, sostenendo che secondo la teoria della de-evoluzione era la loro versione ad essere il brano originale.

Le copertine degli album “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!” (1978) e “Duty Now for the Future” (1979), i primi due lavori discografici dei Devo

I primi lavori discografici

Prodotto da Brian Eno, la band esordì con il fondamentale “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!” del 1978 a cui seguì “Duty Now For The Future” l’anno seguente, di caratura poco inferiore rispetto all’esordio. Lavori in cui la loro filosofia raggiunge i massimi livelli a seguito di canzoni che da allora hanno sempre fatto parte del loro reportorio live quali “Uncontrollable Urge“, “The Day My Baby Gave Me a Surprize” e “Devo Corporate Anthem”

Post anni ’70

Nel 1980 i Devo pubblicano l’album “Freedom Of Choice” e vendono più di un milione di copie grazie al traino delle hit “Girl u Want” e “Whip It”. Sarà da questo lavoro in poi che si assisterà a quella che alcuni definiscono una de-evoluzione della loro musica. Sempre di più infatti la band perderà quella spinta caustica e frenetica del loro sound, evidenziandone il lato più danzereccio e approdando ad una new wave dalle venature synth pop, pur non mancando ottimi brani anche nei dischi seguenti. In questo periodo inaugureranno anche il loro look più celebre la cui caratteristica è un cappello rosso a forma di vaso di fiori rovesciato soprannominato “Energy Dome”. Ma questa è parte di una storia da trattare in una sede diversa e che con il punk non c’entra niente.

L’Energy Dome, il celebre cappello dei Devo

Per ritrovare di nuovo i Devo degli esordi bisgona attendere l’inizio degli anni ’90 con la pubblicazione dei due volumi della compilation “Hardcore Devo”, contenente inediti e versioni più grezze di alcuni brani contenuti nel primo album, tutti relativi al periodo 1974-1977.

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