“More Heroes” – Riflettori sul Punk: Cheetah Chrome Motherfuckers

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Cheetah

“More Heroes” è una rubrica dedicata alla scoperta dei più grandi nomi che hanno fatto la storia del punk, molti dei quali non conosciuti adeguatamente come meriterebbero. Oggi i riflettori sono puntati sui Cheetah Chrome Motherfuckers.

Pionieri dell’hardcore italiano

I Cheetah Chrome Motherfuckers, o CCM, nascono a Pisa nel 1979. Il nome è un tributo al chitarrista dei Dead Boys. Sono considerati una delle prime band hardcore punk della penisola e il loro Ep d’esordio del 1981, “400 Fascists”, è ritenuto il primo disco hardcore autoprodotto in Italia. Fu inciso dalla formazione che prevedeva Syd “Migx” Piercecchi alla voce, Domenico “Dome La Muerte” Petrosino alla chitarra, Antonio “Tony” Cecchi al basso e Andrea “Vipera” Salani. In seguito il suo posto verrà preso da Alessandro Fantinato.

“Ultracore”

Attivi dal 1979 al 1987 i Cheetah Chrome Motherfuckers rappresentano uno dei nomi più popolari della storia dell’hardcore italiano. Conosciuti in Europa così come negli Stati Uniti coniarono per definirsi il termine “ultracore”, in merito alla musica che essi producevano. Un hardcore velocissimo e crudo in cui spiccava la chitarra di Dome La Muerte e la furia di Syd Migx, da molti ritenuto uno dei migliori frontman della scena italiana. Nel 1984 La Muerte lascia la band per unirsi ai piacentini Not Moving, nome di spicco dell’underground degli anni ’80. Lo sostituisce Cecchi che cede il posto di bassista a Sandro Favilli.

A seguito di massacranti tour tra l’Europa e gli Stati Uniti la band cede all’inevitabile stanchezza e chiude la sua avventura nel 1987.

La copertina di “Into The Void”, il disco registrato negli Stati Uniti.

Cenni discografici

Durante gli 8 anni di attività diverse sono state le prove discografiche della band: dallo split album con gli I Refuse It! “Sfregio Permanente/Permanent Scare” (1981) alla cassetta autoprodotta “(We Are The) Juvenile Delinquency” (1983), fino all’Ep “Furious Party” (1985). L’anno seguente pubblicano il celebre LP “Into The Void”, registrato interamente a Indianapolis. Subito dopo il loro scioglimento esce il disco dal vivo “Live In SO.36”.

Da non tralasciare anche le numorese partecipazioni a diverse compilation hardcore italiane quali i due volumi di “Last White Christmas”, registrazione di un festival tenuto nel 1983 nella chiesa di San Zeno a Pisa assieme alle più importanti band del Granducato Hardcore (la locale scena toscana) quali Putrid Fever, Stato Di Polizia, Traumatic, War Dogs, ecc. Altra uscita importante il doppio album “International P.E.A.C.E. Benefit Compilation” curato dalla R Radical Records di Dave Dictor, cantante dei MDC. Si tratta di un progetto che vide partecipe più di 50 gruppi provenienti da tutto il mondo comprendente band quali BGK, Negazione, D.O.A, Dead Kennedys, Peggio Punx, Dirty Rotten Imbeciles, Crass e molti altri.

I Cheetah Chrome Motherfuckers nel 2017

Nel 2017 il nome della band è legato a due pubblicazioni. Cecchi pubblica l’autobiografia “No More Pain”, mentre sul versante discografico esce “The Furious Era 1979-1987”, compilation comprendente l’intera discografia del gruppo più qualche demo e traccia dal vivo. Entrambi i prodotti sono editi dall’etichetta discografica Area Pirata.

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