I Mon Âme sono poeti moderni, che attingono al nucleo emotivo di un’anima costantemente in divenire e trasformano l’energia senziente in un’esplosione di puro rock.
Come nascono i Mon Âme?
“I Mon Âme sono nati perché io cercavo un batterista, tramite annuncio, per metter su una band. Io e Francesco siamo sempre stati un duo, anche se turnisti o amici suonavano spesso con noi. L’alchimia innata che c’era, e che c’è tuttora, ci ha convinti a portare avanti questo progetto. La cosa funziona, ci crediamo e andiamo avanti guardando al futuro”.
Perché Mon Âme?
“Mon Âme vuol dire ‘la mia anima’, e in questa traduzione c’è tutto quello che noi siamo. Ciò che mettiamo in musica viene dal profondo dell’animo. Ecco perché ci ispiriamo alla poesia. Come il poeta si addentra nel proprio animo e cerca di attingere alle emozioni più profonde, così facciamo noi. L’unica differenza è che usiamo la musica invece che la poesia”.
La musica è in pratica la vostra letteratura. La letteratura rock dei Mon Âme.
“Esattamente”.
Voi siete un duo alt-rock, definizione che racchiude in sé tanti stili musicali differenti. Come definiresti il rock dei Mon Âme?
“Il rock è fare quello che ti va di fare. Noi amiamo creare senza porci limitazioni e l’alt-rock è l’ideale da questo punto di vista, perché in questa grande famiglia musicale non c’è un inquadramento preciso. Musica e creatività scorrono liberamente”.
Quali sono i gruppi ai quali siete legati per stile e contenuti?
“I Marlene Kuntz, sicuramente, che sono una sorta di faro. Uscendo fuori dall’Italia mi vengono in mente i Queens of the Stone Age, Soundgarden, Nirvana, Pearl Jam eccetera eccetera”.
Qual è secondo te lo stato di salute del rock italiano?
“Qui da noi non c’è la cultura che c’è nei Paesi anglosassoni, e questo è palese, ma negli ultimi anni si parla molto di rock. L’esempio più lampante è quello dei Maneskin. L’Italia si sta affacciando su questa realtà musicale che, fino a poco tempo fa, aveva connotazioni molto più pop”.
E veniamo al vostro singolo d’esordio.
“Si chiama Divano, e già il titolo dice tutto. Eravamo in pausa dopo una sessione di prove. Birra e sigaretta, si chiacchierava del più e del meno. Da lì siamo scivolati verso temi molto più introspettivi: esperienze personali di infanzia, i nostri genitori, gli amori finiti male e altro ancora. Storie di vita, insomma. Siamo finiti anche a parlare di un amico che ha avuto una parte importante nella crescita dei Mon Âme e che è venuto a mancare a seguito di un incidente stradale. Abbiamo quindi messo insieme un testo fatto di tanti pezzi, come un puzzle. Ogni pezzo era figlio di quelle esperienze passate di cui abbiamo chiacchierato e da lì è nato il singolo”.
Sono certo che vi ritroviate spesso a parlare, magari proprio seduti su un divano, dei vostri progetti musicali. Come risolvete le questioni artistiche quando siete in disaccordo?
“Suonando. Suoniamo e le cose si risolvono da sè”.
Come nasce una canzone dei Mon Âme?
“Spesso il testo viene fuori insieme alla musica. Altre volte, invece, succede l’inverso. Ci sono momenti in cui qualcosa mi suona nella testa, e allora prendo la chitarra, comincio a suonare e butto giù un testo. Viene tutto molto naturale, come un fluido. Come se io facessi da tramite a qualcosa. Dopo aver buttat giù melodia e testo, la palla passa a Francesco che butta giù la sezione ritmica”.
Avete definito Divano come una “narrazione costruita su flussi di coscienza in pieno divenire, al confine tra follia e normalità”.
“Mi ha sempre affascinato questo labile confine tra follia e normalità. Chi è folle? Chi è normale? A volte me lo chiedo. Mi viene in mente un verso della canzone: ‘È come una cellula impazzita che è scappata via dal mio cervello’. È un confine davvero labile”.
Questo è il vostro singolo d’esordio, ma prima di Divano?
“Ci sono altri brani, ma questo è quello che abbiamo deciso di far uscire come primo singolo. E visto che ci siamo, ti svelo una piccola chicca: stiamo lavorando ad un concept album di tredici brani che uscirà dopo l’estate”.
Mi hanno sempre affascinato i concept album e la narrazione concepita come un unico e grande racconto suddiviso in brani. Il vostro di cosa parlerà?
“Il minimo comun denominatore della nostra musica è l’amore nel suo significato più ampio. C’è una citazione: ‘l’amore salverà il mondo’. Ecco, noi ci crediamo realmente. In questo concept album ci sarà tutta la nostra storia. Si parte dal nostro primo incontro e si arriva al futuro dei Mon Âme”.