Mike Portnoy ha recentemente dichiarato a Worldprog la sua immane ammirazione per il compianto Neil Peart, batterista e cuore pulsante dei Rush scomparso lo scorso 7 Gennaio nella sua casa di Santa Monica (California).
In particolare, l’ex Dream Theater e attuale perno dei Sons of Apollo, si è soffermato sui momenti passati ascoltando la musica del trio canadese. “Ho trascorso 20-30 anni idolatrandolo Neil. E per tutti quegli anni, il mio amore è stato principalmente per il suo modo di impostare il drum-kit. Ha sempre messo sul palco kit così fantastici che sembravano alieni. E poi, ovviamente, ho adorato e adoro il suo modo di suonare – è ovvio. Grazie a lui ho imparato a sviluppare una certa conoscenza per le componenti della batteria, al fine di costruire l’ossatura della canzone che ho in mente. Poi più tardi, una volta che l’ho conosciuto, ho capito la persona gentile che era”.
Il batterista continua ricordando i primi approcci live con i Rush. “La prima volta che li ho visti dal vivo è stato il 9 dicembre 1982, nel tour di “Signals” al Nassau Coliseum (New York). Ho davvero scavato la loro musica; ero ossessionato da quando pubblicarono “Moving Pictures”e “Signals”, prima di scoprire gli altri album, come ad esempio “Hemispheres”, “A Farewell To Kings” e “Permanent Waves”. Hanno rovesciato completamente il mio modo di intendere e vedere la musica”.
Mike ha poi aggiunto: “Aveva la reputazione di essere un po’ isolato e riservato, e lo era. Ma una volta che entravi nel suo mondo capivi la sua gentilezza e generosità. Mi mandava sempre e-mail e mi informava sulla pubblicazione dei suoi libri e cose del genere. Avevamo un’amicizia che ricorderò per sempre”.
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