Dopo quasi un decennio di assenza dai riflettori, Kelly Rowland fa ritorno sulle scene con l’EP K. Solo sei tracce, ma ciascuna impeccabile. Un lavoro che mette in mostra tutti i suoi punti di forza, in primis l’atmosfera.
Kelly Rowland: che percorso porta a K?
Erano otto anni che non la si vedeva in giro. Più di dieci dalla sua ultima hit – non del tutto sua, peraltro, ma di David Guetta. Eppure Kelly Rowland rimane, e torna sulle scene con un album nuovo di zecca, un EP intitolato semplicemente K. Sicuramente una deviazione dalla consueta discografia della ex Destiny’s Child, solo sei tracce – ma finché il lavoro è fatto bene non importa se è corto, e l’esperienza della Rowland rimane sufficiente ad evitare possibilità di fallimento. K vanta la distribuzione della fida Roc Nation, e molte delle tracce sono state scritte dalla Rowland stessa. Il risultato è uno dei lavori più maturi della signora, al pari e più del sottovalutato Talk A Good Game.
Nella discografia di Kelly Rowland, K rappresenta una svolta di scatto. Scomparsi sono i colori pastello, i sorrisi innocenti, il desiderio di baci in basso e i tentativi elettronici di Here I Am. K è per la Rowland un passaggio alla musica impegnata, all’R&B riflessivo e introspettivo. Le tematiche sono variegate, dal sociale al personale. Non mancano naturalmente i riferimenti al clima razziale, diffusi con autorità e valido orgoglio in Black Magic. Un punto di vista insolito nella musica, legato a uno dei principali errori stereotipici legati alla cultura nera: la rappresentazione fallace delle pratiche culturali religiose magiche e stregonesche, spesso associate acriticamente alla malignità.
Riflessione dark
Ma in K è presente un mondo intero, e con esso un pensiero sul tema da parte della sua autrice. Kelly Rowland riempie tutto K con la sua elegante e raffinata voce. Come da tradizione, la cantante si concentra poco sui vocalizzi e i guizzi vocali, e molto più sull’atmosfera e lo specifico timbro vocale. Da Talk A Good Game riprende il suo aspetto più interessante, l’atmosfera cupa e dark, e la applica al sound R&B più moderato del suo nuovo lavoro. Flowers rappresenta il pinnacolo di qualità dell’EP, la traccia più buia nel tono e nel sound, e forse la più vicina alle migliori prove della Rowland.
È difficile parlare di EP così corti. Che da Kelly Rowland e da K ci si aspettasse qualcosa di buono era qualcosa di atteso. Ed è appunto così che il lavoro si presenta nella sua ridotta durata, come un piccolo assaggio per un grande ritorno, di un’artista degna del suo nome. Quello che importa di K è che annunci per bene colei che lo ha realizzato, e vi riesce in maniera esemplare.
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