Joyner Lucas è uno dei nomi diventati popolari nella scena hip-hop negli ultimi anni, ma ciononostante non ha nessuna delle caratteristiche che contraddistinguono il grosso dei rapper diventati famosi recentemente. Del resto, Joyner fa parte del “sistema” da più di un decennio, ma se fino a poco tempo fa era relativamente poco conosciuto o comunque poteva contare su una popolarità relativa soltanto a qualche collaborazione con la star urban Chris Brown ora le cose sono decisamente cambiate. Alla luce dei vari successi ottenuti sia da solista che in compagnia con altri artisti in questi ultimi anni, Joyner ha appena pubblicato il suo nuovo album “ADHD”: un progetto che conferma quello che sappiamo su di lui e mette tanta altra carne sul fuoco. Ecco com’è andata.
Recensione di ADHD
Se definisco Joyner Lucas un rapper diverso dagli altri diventati famosi recentemente è per due motivi: innanzitutto perché non utilizza una dose eccessiva di autotune sulla sua voce, anzi non lo utilizza quasi per niente, e poi perché il suo mondo non è la trap ma un misto fra hip-hop classico ed una sperimentazione intelligente e ben fatta che dona alla sua musica una forte personalità. Forte di queste caratteristiche, nonché di un timbro riconoscibile e di un flow veloce che sa far scatenare l’ascoltatore e trasmettergli una forte dose di adrenalina, Joyner Lucas ha costruito un album potente, coeso, capace di trasmettere grinta ed energia in ogni singola nota.
La potenza di questo disco è quella di costruire un’atmosfera a tratti dark ma mai veramente negativa, di generare un mix intrigante fra diverse sensazioni che permette di farci arrivare le barre di Joyner in tutta la loro potenza. I testi di Joyner sono infatti schietti, sanno analizzare problematiche e situazioni con una visceralità tipica quasi soltanto del rap, sanno esaltare il vero talento con quel modo di porsi che appartiene esclusivamente di chi è bravo in quello che fa e sa bene di esserlo. L’artista giostra bene anche l’aspetto delle collaborazioni, non riempiendo il disco di un numero esorbitante di duetti come molti colleghi hanno ormai l’abitudine di fare ma inserendo comunque nel calderone svariati nomi di spicco della urban: fra gli altri Chris Brown, Timbaland, Young Thug, Logic, Fabolous.
Certo, siamo nel 2020 ed è dunque molto difficile che un rapper, per quanto bravo e dotato di una timbrica viscerale ed interessante, possa rinunciare completamente agli artefatti sulla voce per un album intero. A differenza di molti altri esponenti attuali del genere, però, Joyner Lucas sa quando fermarsi, quando artefare la voce serve effettivamente a dare qualcosa di più alla canzone e quando non c’è bisogno, e poi parliamoci chiaro: quando sei effettivamente dotato di una voce di un certo spessore qualcosa rimane anche se ci sono modifiche varie, o quantomeno esse non bastano a trasformarti nell’ennesimo clone di tanti vari colleghi. In definitiva, il progetto è promosso a pieni voti, e speriamo possa portare a casa dei buoni numeri.
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