Japanese Breakfast Jubilee | La Recensione

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Japanese Breakfast, copertina di Jubilee

Pochi artisti sono capaci di parlare della propria vita, incluse le sfumature più nere, mantenendo sempre vivo un senso di gioia e soddisfazione. Michelle Zauer, in arte Japanese Breakfast, è uno di questi: ecco Jubilee, la sua ultima, sfavillante creazione.

Japanese Breakfast: che messaggio ha Jubilee?

“Il mio nuovo album si chiama Jubilee”: giubileo, ma anche giubilo. “Parla di gioia”. Con queste parole Michelle Zauner, la mente e il volto dietro al progetto Japanese Breakfast – da non confondersi con The Japanese House, al secolo Amber Bain, che con lei non c’entra nulla – in relazione a Jubilee, il suo ultimo album in studio. A distanza di quattro anni dal debutto Psychopomp, il nuovo lavoro vede la cantante entrare a pieno contatto col suo lato più bizzarro e sperimentale, giocando con i generi e le sensazioni. Il risultato finale è una mezza follia, ma una follia coinvolgente, di quelle che solo gli artisti indipendenti sanno concepire. 

La copertina artistica e laconica, una Japanese Brekfast che è anche una FKA Twigs meno meccanica, rappresenta il contenuto di Jubilee in modo quantomeno ingannevole. Zauner viene dal mondo del rock, avendo militato nel gruppo di Philadelphia dei Little Big League, e si sente eccome. Non c’è nell’album una canzone uguale all’altra: si passa da una suadente ballata a un’immersiva traccia indie rock, fino ad arrivare ai moderati ma sempre mirati (e graditi) tocchi di synthpop à la Soccer Mommy. Né manca tra le tracce un senso di coesione: l’atmosfera centrale, la compiaciuta e rilassata melancolia, rimangono correttamente simili a sé stesse.

Una carica di energia

È però la voce di “Japanese Breakfast” che fa di Jubilee il vero “inno alla gioia” che si proponeva di essere. Squillante, concentrata, a volte bizzosa, più giovane dei suoi anni ma senza mai perdere la sua maturità. Jubilee è un progetto tutto “suo” e si sente. Le tracce sono tutte brevi, ma nessuna di loro pare fatta a metà. Si potrebbe rimanere sorpresi leggendo i testi, perché per un album che celebra la gioia tende ad entrare in luoghi abbastanza cupi nella vita della cantante. Basti sapere che in In Hell racconta la morte del suo cane, precisamente nel momento in cui l’animale viene abbattuto. Si può trovare della gioia in un momento così tremendo? The Japanese House sembra pensare di sì. 

Non c’è gioia nei momenti in sé, ma nel modo in cui li racconta. È accaduto e ne è soddisfatta, vuole solo raccontarlo, e si affida alle emozioni e alle atmosfere per dare voce a ciò che pensa e ciò che prova. Che Zauner abbia conosciuto, toccato con mano e dita, quella stessa gioia di cui si premura di parlare, ci si crede per tutto il tempo . Poi quello che Japanese Breakfast vuole raccontare con Jubilee lo dice subito nella prima traccia, Paprika – Jubilee racconta di un “rush”, una carica di energia. Che viene, passa, e rimane sempre vicina. 

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