“Il ciclo del progresso”: oltre ai tabù

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Il funzionamento dell’organismo umano, è da sempre in parte un mistero. Tutt’oggi, la medicina ha fatto passi da gigante, e siamo a conoscenza della maggior parte dei processi fisiologici e patologici del corpo umano. Ciò nonostante, certi passaggi naturali che ormai conosciamo in profondità da secoli, spesso rimangono oscurate. Come se parlarne fosse sintomo di scandalo e vergogna. Uno di questi argomenti, è senz’altro il ciclo mestruale. Infatti, sebbene nella nostra società il tema sia solo in parte un tabù, per certe popolazioni si tratta quasi di un traumatico mistero. In particolare, l’India è uno di questi paesi. A raccontarcelo, il documentario Netflix “Il ciclo del progresso”.

“Il ciclo del progresso” in breve

“Il ciclo del progresso”, diretto da Rayka Zehtabchi, è, come abbiamo detto, un breve documentario che ci racconta di come il tema delle mestruazioni sia un enorme tabù all’interno della società indiana. Il titolo originale del corto è “Period. End of Sentence”. Si tratta di un sottile gioco di parole, in quanto col termine inglese “period”, s’intende sia il ciclo mestruale, sia il punto grammaticale. Anche la parola “period”, ha un doppio significato. Essa può essere tradotta sia in “frase”, sia in “sentenza” o “condanna”. Perché se per noi donne occidentali, spesso le mestruazioni rappresentano una vera e propria condanna.

il ciclo del progresso donna

“Il ciclo del progresso”, ci racconta questa realtà attraverso gli occhi di sette donne, in una fascia d’età compresa tra i 18 e i 31 anni. Saranno proprio queste giovani protagoniste, a portarci attraverso questo viaggio. La meta fisica è un paesino poco lontano da New Dehli. La meta principale: la popolazione femminile.

Le signore ci raccontano che in India il ciclo mestruale diventa spesso un enorme fardello da portare per molte donne. Innanzitutto, le mestruazioni sono viste quasi come una maledizione, come sinonimo d’impurità e sporcizia. Non a caso, le donne mestruate non possono accedere ai templi per pregare. Inoltre, contenere il sanguinamento non è un’impresa facile.

Se noi occidentali possiamo scegliere tra vari tipi di assorbenti, coppette mestruali o tamponi, non è così per le donne indiane dei paesi più poveri. I prezzi di questi dispositivi sono alle stelle, dunque si ricorre spesso a metodi più naturali ma meno efficaci. Ciò non è solo motivo d’imbarazzo, bensì un vero e proprio ostacolo. Addirittura, molte bambine e ragazze si trovano costrette a interrompere il loro percorso scolastico, a causa di tutto ciò.

Il trailer de “Il ciclo del progresso”

Le donne in azione

Il documentario “il ciclo del progresso”, è stato il vincitore del Premio per Miglior Cortometraggio Documentario alla novantunesima edizione degli Oscar. Il successo, non è dovuto solo alla profondità e al tono rivoluzionario del corto, bensì, anche per una sua presa d’azione importante. Infatti, le protagoniste de “il ciclo del progresso”, lavorano a un progetto messo a punto grazie alla collaborazione della ONG “Action India”. Si tratta di una fabbrica atta alla produzione di assorbenti economici e biodegradabili. In questo modo, non solo si aiuta l’intera popolazione femminile indiana col problema delle mestruazioni, ma si creano posti di lavoro per le donne, altra condizione critica in India.


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Sebbene le battaglie femministe abbiano, nel corso degli anni fatto passi da gigante, ancora troppo spesso si fa fatica a riconoscere alcuni valori fondamentali per la parità di genere. Purtroppo, si pensa molto sovente al ciclo mestruale come a un problema femminile, del quale non si può assolutamente parlare a voce alta. E’ però innegabile, che in certe situazioni, una problematica tipicamente femminile si trasforma in un vero e proprio problema sociale. Non possiamo di certo considerare normale che alcune donne siano ancora penalizzate per un funzionamento fisiologico del loro organismo.

Ecco perché, “il ciclo del progresso”, è arrivato a riscontrare così tanto successo. Perché è giusto che si parli apertamente di un qualcosa che solo apparentemente riguarda solo le donne. Poiché il problema del singolo, è quasi mai solo ed esclusivamente di un unico individuo. E solo prendendo coscienza della realtà e alleandosi, si riesce a vincere l’ingiustizia.

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