L’esclusione di The Weeknd dai Grammy Awards solleva critiche e accuse di razzismo. Anche alcuni artisti si fanno avanti per riparare alle disuguaglianze e mettono in evidenza alcuni degli esclusi.
Ai Grammy Awards c’è razzismo?
I sessantatreesimi Grammy Awards sono partiti sotto la stella della controversia. Il guanto della discordia: l’esclusione di The Weeknd dalle nomination in qualunque categoria. L’artista più amato dell’anno passato, star dell’Halftime Show del Superbowl, ancora in classifica dopo due anni, è stato snobbato dentro e fuori dall’R&B. Si tratta solo dell’ennesima controversia relativa al razzismo nel mondo della musica, che si manifesta frequentemente durante il premio annuale. Anche gli artisti bianchi stanno prendendo posizioni più aperte. Nel 2014 Macklemore ha superato Good Kid, M.A.A.D City di Kendrick Lamar nella categoria per Miglior Album hip-hop. Dopo la vittoria il rapper di Seattle ha espresso perplessità per il risultato, scusandosi con Lamar sui social network. Tre anni dopo Adele è andata oltre, spezzando in due il suo grammofono d’oro per cederne una metà a Beyoncé. La Regina di Houston, reduce della pubblicazione del suo amatissimo Lemonade, è stata comunque snobbata, e non pochi sospettano che c’entri la sua etnia. Anche ai prossimi Grammy Awards si comincia a sollevare il razzismo, con alcuni artisti disposti a mobilitarsi in prima persona. Al punto da rinunciare essi stessi al premio.
Si tratta di artisti minori, nominati nella categoria del Miglior Album per Bambini. Alastair Moock è un cantante di Boston, chitarrista acustico, ed è nominato per Be a Pain: An Album for Young (and Old) Leaders. I Dog On Fleas sono veri e propri “clown in musica” specializzati in musica leggera, volta a portare il sorriso: il loro ultimo album, quello nominato si chiama non a caso Be An Optimist. Gli Okee Dokee Brothers, un duo di bluegrass destinato ai bambini proveniente dal Minnesota, sono invece nominati con il loro album Songs for Singin’. Sono loro i più aperti nel criticare la struttura dei Grammy Awards e il razzismo di fondo. Il duo si esprime così attraverso la bocca del membro Joe Mailander. “La musica per bambini non è solo ragazzi bianchi con le chitarre che suonano per i bambini. Vogliamo accogliere in questa comunità tutti i tipi di musica”.
Alcuni degli esclusi
Già a dicembre, ben prima delle nomination dei Grammy, i tre nominati erano entrati a far parte del collettivo Family Music Forward, specializzato nel denunciare il razzismo e amplificare le voci di minoranza nel mondo della musica rivolta ai bambini. La direttrice del collettivo, Valeisha Butterfield Jones, definisce l’organizzazione come “pronta al cambiamento”. “Nel 2020 c’è stata una rivoluzione razziale. Ora, sapete, sta a noi che cosa faremo per un’azione vera e significativa”. Si tratta di un impegno parallelo a quello effettivamente portato avanti dai Grammy Awards per scremare le loro giurie dal razzismo. Di recente gli organizzatori del premio hanno collaborato con il gruppo di giustizia razziale Color of Change, per render più visibili e riconosciuti gli artisti neri.
La signora Butterfield Jones riconosce tuttavia che c’è ancora una grande strada da fare. Testimonianze da varie direzioni indicano che il mondo dei Grammy Awards è ancora permeato di razzismo e ancorato a visioni retrograde del mondo. L’attrice nera Tiffany Haddish, chiamata in precedenza per condurre una premiazione, è stata costretta a pagarsi da sola abiti, trucco e parrucchiere. Per l’edizione di quest’anno, invece, i tre artisti contestanti suggeriscono come alternativa l’artista di musica da bambini Pierce Feeelon. Il suo album D.a.D. è stato molto apprezzato per la sua abilità di combinare vari generi, come hip-hop e musica elettronica. L’artista è stato grato per la menzione. “Non mi viene in mente alcun altro esempio di uomini bianchi che specificamente revocano il loro privilegio in questo modo”. Lui stesso propone altri artisti da nominare assieme a lui: il rapper texano SaulPaul, il duo colombiano dei 123 Andrés e la cantante Ella Jenkins, icona folk di novantasei anni. “È forse la persona più prolifica e significativa nella musica per bambini. Ed è una donna nera. Ma indovinate un po? Non ha mai vinto un Grammy Award”.
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