Festa del Cinema di Roma: “Bar Giuseppe” e la natività ai giorni nostri

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Presentato ieri alla Festa del Cinema il nuovo film di Giulio Base. In conferenza stampa con lui i protagonisti Ivano Marescotti e Virginia Diop.

“La scintilla è stata la copertina del libro Giuseppe di Gianfranco Ravasi con il quadro di Guido Reni. Non avevo mai pensato a come l’immagine di San Giuseppe rappresenti più quella di un nonno che di un padre.” Risponde così Giulio Base, il quale è anche laureato in Teologia, al perché abbia scelto di approfondire proprio la figura di Giuseppe. “La seconda scintilla è nata leggendo Il vangelo secondo Pilato di Schmitt, nel quale ad un certo punto viene citato Bar-abbâ (figlio di abbâ), mi sono reso conto che potevo raccontare la storia di Giuseppe in un bar, perché in aramaico Yeshua Bar Joseph, significa appunto Gesù figlio di Giuseppe.”

Bar Giuseppe è infatti un film con una trama apparentemente comune, che nasconde però risvolti biblici. Giuseppe, interpretato da Ivano Marescotti, gestisce una stazione di servizio ed è vedovo con due figli adulti. Incontrerà Bikira (Virginia Diop), il cui nome Swahili significa “vergine”, sbarcata da poco dall’Africa e i due si innamoreranno, creando scandalo all’interno del paese e facendo indignare i figli di Giuseppe. Il film è stato presentato nella sezione “Riflessi” della Festa del Cinema.

Ivano Marescotti parla della sua visione del film: “Io sono ateo, ma la storia è una storia universale, che fa parte della cultura mondiale.” Come infatti sostiene anche Giulio Base: “La nascita di Cristo è forse l’evento più importante nella storia dell’umanità, a prescindere dalla fede. Gesù è stato un uomo rilevante per la cultura di tutto l’Occidente e non solo.”

Virginia Diop racconta il personaggio di Bikira, rimasta orfana in seguito all’uccisione dei suoi genitori da parte del governo e parla dell’amore quasi “spirituale” che la lega al personaggio di Giuseppe, per il quale la giovane sfida anche le convenzioni e le malelingue del paese e dei figli di Giuseppe stesso.

Base sottolinea inoltre come, nonostante il film presenti diversi temi, la visione possa cambiare rispetto allo spettatore. “Io vedo il film dal punto di vista umanitario” dichiara Marescotti. “Non è un film sui migranti, né sul Vangelo, ma sul lavoro” sostiene Base. “Il lavoro non è soltanto la professione per cui siamo retribuiti. Lavoro è essere al mondo in maniera operosa e tacita, esattamente come fa Giuseppe.” Quando alcune persone si sono rivolte a lui non avendo capito la metafora evangelica, Base dichiara di essere stato “contentissimo, perché significa che la storia funziona a sé”.

Giuseppe pronuncia infatti pochissime parole all’interno del film, Base confessa addirittura che l’idea iniziale era quella di aver un Giuseppe quasi completamente muto. “Volevo che Ivano non si esprimesse tramite super monologhi o chissà quali scene espressive ma tramite i pensieri.” “Quel tipo di uomo è l’uomo che vorrei essere e che sono ben lontano dall’essere. Un uomo silenzioso, umile, un passo indietro, lavoratore senza tante parole. Il mio eroe per certi versi.”

“C’è bisogno di persone come Giuseppe in questo frastuono di parole al vento: Giuseppe tace e lavora. Ed è questo per me il grande tema ed il grande esempio” conclude Base.

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