Quello di Edoardo Brogi potrebbe essere un nome destinato a diventare fra i più gettonati nella musica italiana del futuro. Classe 1996, Brogi ha infatti firmato da pochissimo un contratto con uno dei colossi della discografica italiana, la Warner, e proprio la scorsa settimana ha pubblicato il singolo con cui inaugura un nuovo capitolo della sua carriera, “È La Notte”. La fase di partenza di una carriera musicale è sicuramente una delle più significative, ma cosa si prova nell’avere la possibilità di trasformare i propri sogni in realtà e nell’avere il supporto di persone che credono nel proprio talento? Ne ho parlato direttamente con Edoardo Brogi: ecco che cosa ci siamo detti.
Intervista a Edoardo Brogi
Sei sicuramente in un momento molto importante per la tua carriera, avendo firmato da pochissimo un contratto discografico con un colosso come la Warner. Come ti senti al riguardo?
Fare un contratto con una major è stato da sempre il mio sogno, così come immagino lo sia per qualsiasi artista emergente. Arrivare a realizzarlo e riuscire anche a far uscire un brano con loro in questo momento un po’ difficile è stato davvero bello perché ci ha permesso di dedicarci solo alla musica, di pensare solo a quello. Non posso che essere felice e ritenermi fortunato per quello che mi sta succedendo.
Com’è nata la passione per la musica in te e come l’hai coltivata durante l’adolescenza?
È partito tutto quasi per gioco. Ho iniziato da piccolo ad ascoltare un po’ di musica, ma non era la mia passione principale. Poi all’età di 14 anni ho iniziato a suonare la chitarra e da lì mi sono appassionato a questo mondo, ho iniziato a cantare piano piano e poi, nel 2018, è uscito il mio primo singolo “Polvere”. È stato tutto molto spontaneo, dal suonare la chitarra ho poi sentito proprio la necessità di scrivere e con “Polvere” è iniziato tutto.
Ci sono stati degli artisti che ti hanno ispirato particolarmente nel dare il via a questo percorso?
Da piccolo i miei genitori mi facevano ascoltare molto di Battisti, e poi ascoltavo molto le varie “canzoni del momento”, in casa siamo sempre cresciuti con la musica, sicuramente da quello un’influenza c’è stata. Crescendo ho imparato ad ascoltare un po’ di tutto, poi c’è stato un momento in cui ascoltavo molto i Queen, in cui ascoltavo i loro CD. Successivamente mi sono appassionato alla chitarra anche ascoltando la musica Ed Sheeran, insomma ho avuto tutta una serie di influenze che sicuramente si è riflettuta sulla mia musica, credo sia normale che gli artisti che ascolti riescano ad influenzare ciò che farai nel futuro. Poi certo, al centro della sua musica rimangono sempre la tua storia e la tua verità.
Hai appena pubblicato il tuo nuovo singolo “È la notte”. Cosa rappresenta per te questa canzone e, soprattutto, perché questo titolo? La notte rappresenta un qualcosa in particolare per te?
Ho deciso di parlare di questa tematica perché la notte è un momento della giornata in cui mi rispecchio tanto. Per me è un momento quasi magico, in cui mi ritrovo sempre a scrivere, a riflettere: la maggior parte dei miei brani è stato scritto di notte, quindi mi è sembrato giusto riportare ciò in un brano. Sicuramente è stato bello anche farlo uscire in momento di quarantena, in cui molte persone di notte riflettono su quello che faremo un domani. Per noi cantanti e artisti in generale, la nostra forza in questo momento è proprio quella di riuscire a comunicare qualcosa. Secondo me il pezzo è arrivato alla gente, quindi ne sono felice.
A causa dell’emergenza che stiamo vivendo sei stato costretto a girare il video del brano in casa. Hai comunque in programma di girarne un altro a emergenza conclusa?
Penso che per questo brano questo sia il video perfetto. Il video rispecchia molto bene il messaggio che abbiamo voluto mandare, ossia il riuscire a comunicare qualcosa anche restando a casa, con semplicità. Sono super soddisfatto del lavoro fatto anche coi pochi mezzi avuti a disposizione, penso davvero che per questo singolo ed in questo momento un video più adatto di questo non ci sia. Poi quando usciremo ci sarà sicuramente modo di provare un po’ più di spensieratezza: stiamo puntando anche su quello, ma lo racconterò in altre canzoni.
Qual effetto sta avendo la quarantena sulla tua attività autoriale? Indirizza la tua produzione in una direzione precisa oppure l’assenza di stimoli dall’esterno ti rende meno prolifico?
Nei primi giorni di quarantena ero super produttivo, scrivevo un sacco, ma man mano che passavano i giorni ha iniziato a mancarmi la quotidianità, a venire meno proprio quello che mi piace inserire nelle canzoni, ossia quello che vedo e che sento nella vita di tutti i giorni. Se non raccogli informazioni dall’esterno è difficile mettere qualcosa in musica, quindi diciamo che in questo periodo sto continuando a scrivere ma scrivo perlopiù per me stesso. Come tutti sto passando questa quarantena in solitudine, dunque sto utilizzando la scrittura più come valvola di sfogo personale. Poi quando questa situazione sarà terminata e potremo tornare a vivere ci sarà sicuramente tanto altro da raccontare.
Lo scorso anno hai avuto delle esperienze importanti. Innanzitutto hai vinto la prima edizione del Coca Cola Future Legend, un festival che ti ha sicuramente donato molta visibilità. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
Si tratta di un’esperienza che rifarei altre 100 mila volte perché è stata appunto proprio l’esperienza che mi ha sbloccato maggiormente. Avere un rapporto coi professionisti (io ero in squadra con Irama), lavorare in studio con Giulio Nenna, sono tutte cose che mi hanno fatto capire cosa vuol dire mettersi lì a lavorare in modo professionale. Prima del contest io avevo sempre tutto da casa casa, ad esempio “Polvere” l’avevo scritta e registrata da casa, mentre lavorare in team ti dà sicuramente molta più forza e tanta più voglia di fare. Sono super contento di aver fatto questo concorso, anche perché mi ha dato la possibilità di fare molti live, è stato bello. Poi vincere è stato un sogno, ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto fin dall’inizio, sono state davvero tante.
Oltre a questo, hai anche partecipato al concertone di fine anno che si è tenuto a Bari, un evento molto grosso che è andato in onda su Canale 5. In quell’occasione hai avuto modo di calcare il palco insieme a tante superstar della musica italiana: hai avuto modo di entrare in contatto con qualcuno? Hai ricevuto qualche consiglio?
Sono stati giorni intensi, ci siamo visti poco con gli altri artisti fra prove, interviste e tutto il resto. Però vivere quei momenti con altri artisti, scambiarci magari due parole, avere la possibilità di esibirsi davanti a 100 mila persone… è stato molto bello. Non ho avuto modo di approfondire i rapporti con tutti, ma ho conosciuto tante belle persone, e ritrovarsi lì tra tanti big e potermi esibire davanti a tutta quella gente è stato davvero un sogno.
Dovendo riassumere il concetto in poche parole, che cosa vorresti trasmettere alle persone con la tua musica ora ed in futuro?
Ciò che ho sempre cercato di trasmettere, e che spero di aver trasmesso fino ad ora, sono la verità e la semplicità, quello che vivo e quello che sento, come con questo nuovo singolo. Il brano nasce infatti da una mia sensazione personale che ho voluto condividere con gli altri, sperando che le persone si ritrovassero in quello che volevo comunicare. Sto notando di essere riuscito a comunicare me stesso, le mie sensazioni, facendo però in modo che le persone possano rispecchiarsi nel brano sulla base delle loro esperienze. Riuscire a fare questo, far rivivere alle persone delle cose che hanno vissuto nei miei testi, è quello che cerco di più nella musica.
Quali sono i risultati che brami maggiormente di poter ottenere come artista? Un palco che vorresti calcare, un collega con cui vorresti collaborare…
Credo che l’importante sia continuare a scrivere, a mettere su carta la pura verità, e poi i risultati arriveranno. Sicuramente un palco che mi piacerebbe calcare è quello di uno stadio: riempire uno stadio penso sia il sogno di qualsiasi artista. Per quanto riguarda le collaborazioni, anche quelle vanno e vengono, nasce tutto da condivisioni: puoi conoscere un artista, condividere qualcosa con lui, e magari può venirne fuori qualcosa.