CHLOE X HALLE, Ungodly Hour | Recensione

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CHLOE X HALLE: dov’eravamo rimasti? 

È incredibile che le CHLOE X HALLE siano durate ormai quattro anni. Le due giovani sono in giro nella musica dal 2016 e hanno debuttato l’anno dopo, ma la loro presenza nel mondo della musica mainstream è sempre stata in sordina. Forse – leggasi purtroppo – sarà così anche adesso, che tornano con maggior clamore del solito con il loro secondo album in studio Ungodly Hour. Un album che rappresenta una transizione nel loro percorso artistico, un definitivo passo avanti verso la maturità. Compiuto non attraverso immagini esplicite e volgarità secondo la tradizione delle colleghe mature, ma tramite una sperimentazione sonora e lirica che non può essere ignorata. “La chiamiamo l’Ora Blasfema”, dichiarano a un’intervista per la BBC, “perché non c’è niente di male nel non essere perfetti tutto il tempo. Volevamo sfidare l’idea dell’essere gli angeli perfetti che tutti hanno in mente su di noi”. E si vede, sin da subito.

Screenshot dal video di Do It

Sulla copertina del loro album di debutto, The Kids Are Alright, le presenta tenere e colorate, circondate da scarabocchi variopinti usciti direttamente dal quaderno di qualche studente. Ungodly Hour, preceduto dai singoli Do It, Catch Up e il recente Forgive Me, è l’esatto opposto, e ci fa capire sin dalla primissima impressione che stavolta né Chloe né Halle è arrivata qui per scherzare. L’immagine delle ragazze con ali angeliche e metalliche si rivela quindi non solo sarcastica, ma anche bellissima a vedersi, un gradevole richiamo alla cultura afrofuturista. Torna in mente la sottovalutata Jamila Woods, e il suo altrettanto sottovalutato debutto HEAVN – per restare in tema di angeli. E la qualità dell’album non le si allontana. 

Copertina di Ungodly Hour

Ungodly Hour: il trap soul bello

Come HEAVN, le atmosfere di Ungodly Hours sono oniriche, delicate, immerse allo stesso tempo nella tradizione del soul (e del pop, soprattutto quello più acustico) come in quella hip hop e trap. Molto meno, però, di quanto si penserebbe. Si tratta infatti, forse, del più melodico degli album rilasciati dal duo: decisione encomiabile, poiché permette alle gemelle di mettere in mostra il loro invidiabile e spesso trascurato talento nel canto. La loro chimica al microfono è, come ci si aspetterebbe, impeccabile e istantanea, e le loro voci delicate e melodiche. Un’altra caratteristica interessante di Ungodly Hour vede le sue canzoni aumentare in qualità col progredire della sua lunghezza. Le tracce iniziali, ancora fermamente imperniate negli stilemi e nelle tendenze della trap, si lasciano ascoltare piacevolmente ma non lasciano ancora l’impatto che si spererebbe in un album come quello.

Invece, le CHLOE X HALLE non dimenticano di sorprendere. A partire dalla collaborazione con Swae Lee in Catch Up l’album si fa più dark, più stratificato, più allettante. E verso la fine il culmine, quando si arriva a Wonder What She Thinks Of Me, una sognante ballata che mette a nudo le ragazze mai così vulnerabili. L’ispirazione principale è Beyoncé – si pensi a Sandcastles, la ballata al pianoforte che si può riscoprire nel suo Lemonade – nientemeno che la mentore delle ragazze, che si è espressa sull’album in termini entusiastici durante il processo produttivo. L’unica cosa che manca? Magari una bella cover di qualche canzone della Sirenetta. Sarebbe una boccata di atmosfera estiva molto adatta al periodo, e ribadirebbe ancora una volta che le CHLOE X HALLE non hanno paura di niente e nessuno.

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