Il quarto album dei The Neighbourhood è quello che un quarto album dovrebbe essere: un’ennesima, chiara conferma del perché piacciono. La band di Newbury Park trionfa ancora con Chip Chrome & The Mono-Tones, uscendo dalla zona di comfort, ma sempre volgendole un occhio di riguardo
Il ritorno dei The Neighbourhood
Quei pazzi dei The Neighbourhood l’hanno fatto un’altra volta, e l’hanno fatto bene. Dopo la ricezione tiepida e la bassa posizione in classifica del loro ultimo album autotitolato, Jesse Rutherford & co si sono guardati in faccia e hanno scritto una parola su un foglio, chiara e semplice: pop alternativo, con tinte di rock. Una privazione di tutti gli orpelli, incluse le atmosfere fumose e con accenti grunge di Sweater Weather, meno tenerezza e più introspezione. Il tipo di reinvenzione di sé di cui hanno bisogno tutti gli artisti completi, che non sacrifichi la loro essenza e allo stesso tempo sia capace di inventare qualcosa di nuovo. Chip Chrome & The Mono-Tones, rilasciato il 25 settembre 2020, continua una discografia che solo adesso smette di essere acerba in maniera coerente e funzionale, ed ottiene una piena promozione per il modo in cui lo fa.
Chip Chrome & The Mono-Tones – La Recensione
Ascolto Chip Chrome & The Mono-Tones in una grigia e fredda giornata di pioggia, durante una delle prime giornate d’autunno di un anno senza certezze. E non poteva esserci momento migliore per provarlo, perché durante simili giorni di pioggia deve essere stato registrato. In questo senso Chip Chrome è l’album di cui avevamo bisogno, che parla di noi e attraverso noi. “Melanconia” sarebbe la parola giusta per descriverlo, e ci si potrebbe fermare qua con una descrizione più che sufficiente. Descrizione che però potrebbe scoraggiare i fan di lunga data o del rock alternativo in generale, magari in cerca di qualcosa di meno noioso. Incorrerebbero però in un errore alquanto deprecabile: pensare che Chip Chrome sia noioso, perdendosi invece un album che nel suo sound delicato e nelle sue atmosfere ovattate non fa mai calare la palpebra.
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E nel mezzo c’è lui, Jesse Rutherford, con una voce sonnolenta e abulica che definire “da sogno” sarebbe un eufemismo. Pare quasi di vederselo davanti, seduto storto sul divano con la chitarra acustica sulle ginocchia, a cantare proprio a voi faccia a faccia. Nonostante sia confuso e spaesato quanto voi, e come voi non abbia idea di come comportarsi. “Don’t know what I’m thinking, what am I doing, don’t know where I’m moving again”, mugugna Rutherford in falsetto in The Mono-Tones. E chi può dire, in onestà, di non aver superato una situazione del genere almeno una volta.
Nel 2013 e 15 rispettivamente, due gruppi di musica alternativa hanno rilasciato album nuovi con una palette cromatica molto simile e un fanbase praticamente in comune. Erano proprio i The Neighbourhood, con l’acclamato Wiped Out!, e gli Arctic Monkeys con AM, l’album-fenomeno con R U Mine, Why’d You Only Call Me When You’re High e Do I Wanna Know. Gli Arctic Monkeys hanno seguito tale fenomeno con Tranquillity Base Hotel & Casino, rilasciato nel 2018 e molto meno amato. Criticato da molti fan di lunga data per le atmosfere meno aggressive e più delicate, l’album sfoggiava invece gli stessi pregi di Chip Chrome, provenendo però da una band meno adatta a metterli in mostra.
Non riserviamo, quindi, a Chip Chrome & The Mono-Tones una simile sorte. Forse Rutherford e i ragazzi si sentono confusi e assonnati, ma faranno di tutto e di più per mettere in ordine le loro situazioni. Non tutti siamo persone da rock alternativo, ma in tutti c’è un fan di Chip Chrome & The Mono-Tones – e per estensione, chissà, proprio dei The Neighbourhood – pronto a farsi sentire e prendere il suo posto nel mondo.