Canto di Natale Muppet lo show fedele all’originale: i VIDEO

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Canto di Natale è il racconto delle feste che tutti conoscono e adorano. Tratta da A Christmas Carol del celebre scrittore inglese Charles Dickens, la favola si è prestata a numerosi adattamenti cinematografici. Ma quale versione aderisce di più all’originale?

Canto di Natale: quale la versione più fedele?

Canto di Natale è la favola che tutti aspettano con trepidazione, soprattutto ora che manca così poco alle festività. Chi non conosce, infatti, il ricco e avaro Scrooge? E non lo biasima per la sua arida esistenza? In effetti, il capolavoro di Dickens del 1843 ben si presta agli adattamenti cinematografici, come dimostrano le centinaia di versioni prodotte. Le rivisitazioni vanno dalle più seriose come quelle di Patrick Stewart o George C. Scott a quelle più insolite. Un esempio è Scrooged and Mister Magoo’s Christmas Carol. Ma se decidere quale sia l’adattamento si riduca a una questione di gusti, lo stesso non può dirsi se volessimo stabilire quale sia più fedele all’originale. In questo caso, infatti, non ci sarebbero dubbi: sarebbe sicuramente il Muppet Christmas Carol del 1992. Primo show teatrale dalla morte del visionario Jim Henson, ripropone quasi integralmente il testo originale. Ma anche qualcosa in più: scopriamo quale.

Il racconto di Dickens

Per chi non lo sapesse A Christmas Carol (in italiano Canto di Natale) è un breve romanzo che Charles Dickens scrisse nel 1843. In particolare narra la storia di Ebenezer Scrooge, ricco e tirchio uomo d’affari che non ha altri pensieri se non i propri interessi personali. Concentrato com’è su denaro e investimenti, il protagonista è incapace di provare empatia. E questo Dickens lo chiarisce da subito: “Oh! ma che stretta sapevano avere le benedette mani di cotesto Scrooge! Come adunghiavano, spremevano, torcevano, scuoiavano, artigliavano le mani del vecchio peccatore!“. E ancora: “Aspro e tagliente come una pietra focaia dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solitario come un’ostrica“. Insensibile alle piccole gioie quotidiane, Scrooge trascura famiglia e amici come i meno fortunati.

La morale di Canto di Natale

Non è un caso se la vicenda si snodi nell’arco di una notte. Per di più una notte particolare: la Vigilia di Natale. Come in tutte le sue opere, infatti, emerge l’opinione di Dickens che i mali della società possano estinguersi a partire dal singolo individuo. Per questo lo scrittore all’inizio presenta Scrooge come l’antieroe per eccellenza. Tuttavia, a seguito della visita dei tre spiriti del Natale (Presente, Passato e Futuro) Scrooge si ravvederà. Anzi, vivrà una vera trasformazione interiore che lo porterà a fare cose che non avrebbe mai pensato di fare prima. E provare sentimenti a lui estranei. A questo punto non rimane che chiedersi: cosa rende la versione dei Muppet così simile all’originale?

Canto di Natale: gli adattamenti cinematografici

Per la brevità e la ricchezza in dialoghi, Canto di Natale si presta agli adattamenti per piccolo e grande schermo. Infatti, fioccano le versioni basate sul racconto di Dickens. Ma solo l’adattamento diretto da Brian Henson (figlio di Jim Henson) con la sceneggiatura di Jerry Juhl è riuscito a rendere le intenzioni del celebre scrittore. Innanzitutto, il testo originale viene riprodotto quasi integralmente. Ad esempio, quando il fantasma di Jacob Marley visita il suo ex socio in affari, Scrooge si rifiuta di crederci. Anzi, si rincuora pensando che potrebbe trattarsi di un’allucinazione dovuta “A del manzo non digerito“. questa battuta viene recitata in molte versioni, comprese quelle di Patrick Stewart, George C. Scott e Alistair Sim. Ma se la fedeltà ai dialoghi è piuttosto scontata, a rendere univo l’adattamento dei Muppet è proprio il ruolo di Gonzo.

La versione dei Muppet

In generale, Gonzo è sempre stato la voce narrante dei Muppet. Dal 1970 è l’istrionico personaggio che intrattiene gli spettatori commentando quanto avviene in scena. Nel film, poi, Gonzo ripropone il romanzo quasi parola per parola il romanzo. Salvo qualche modifica come nel caso dell’incipit. Infatti, Dickens apre la narrazione con: “Marley era morto tanto per cominciare”. È una battuta d’apertura brusca, che in un certo senso spiazza il lettore. E Gonzo la ripropone pur modificandola: “I Marley erano morti tanto per cominciare”. Comunque, riesce a conservarne l’intenzione. Questo perché il fantasma di Marley nell’adattamento viene sostituito dai due vecchietti del Muppet Show: Statler e Waldorf. Ad ogni modo la parte di Gonzo non si limita a ciò. Piuttosto, il suo ruolo riporta l’enfasi che lo scrittore intendeva imprimere al racconto. 

L’io narrante in Canto di Natale

Nel romanzo Dickens è un narratore onnisciente che si rivolge al lettore. Alle volte con tono ironico e divertente, altre colloquiale. In questo senso, Gonzo riporta fedelmente non solo la voce narrante ma anche le intenzioni dello scrittore. La sua opinione, la sua enfasi, il suo giudizio. Oltretutto, Gonzo recita il testo originale quasi integralmente. Questo il maggior pregio dell’adattamento dei Muppet, nonostante alcune modifiche. Ad esempio, uno degli scatch più divertenti del romanzo riesce pure nello show, tanto che chi lo legga dopo aver visto il film potrebbe chiedersi di chi sia la battuta. Anche le parti sono state assegnate in maniera accurata. In effetti, Kermit è perfetto come umile Bob Cratchit mentre il nipote Robin offre un’interpretazione tenera e strappalacrime di Tiny Tim. Quanto agli spiriti del Natale, gli autori hanno creato tre nuovi personaggi sulla base della descrizione di Dickens.

Michael Caine, il miglior Scrooge della storia

Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L’estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c’era vento più aspro di lui, non c’era neve che cadesse più fitta, non c’era pioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L’acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da più di lui“. Nonostante reciti con pupazzi di feltro, l’interpretazione di Michael Caine è encomiabile. Soprattutto, è capace di donare drammaticità al personaggio più di chiunque altro. Invece chi rimanga scettico sul fatto che uno show di pupazzi imiti l’originale consideri una cosa: nulla vieta di immaginare Cratchit come una rana parlante o sua moglie un maiale. Né che il narratore sia affiancato da un topino combina guai. L’unico che potrebbe obiettare, semmai, sarebbe lo stesso Dickens. 


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