Breeder: tra noia e brutalità

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Breeder è un film thriller horror danese del 2020 e disponibile su Prime video. Questo film tratta i temi della paura dell’invecchiamento, del controllo ossessivo del corpo, e della scienza priva di scrupolo asservita al denaro. Possiede alcune potenzialità e qualche scena tosta e brutale. Ma i buoni propositi vengono in parte sprecati a causa di un ritmo narrativo iniziale troppo blando.

Breeder: noia iniziale, cattiveria finale

Guardando questo Breeder si assiste ad un film spaccato in due. La prima porzione ha uno sviluppo da thriller. Però sembra un thriller vecchio. Poco avvincente. Lo svolgimento è lento, a tratti noioso. Ci mette troppo ad arrivare al punto, senza molte scene d’impatto. La seconda metà di Breeder invece attua una svolta drastica. Cambia genere. Da thriller diventa un film prison torture. Dopo circa cinquanta minuti il ritmo aumenta d’improvviso , e si decide di svegliare lo spettatore assopito con qualche scena forte. In questo secondo frangente vedrete sevizie e violenze ai danni di alcune povere donne, rapite e tenute prigioniere in un laboratorio sotterraneo. Così di punto in bianco, Breeder prende la via del torture porn. Giovani donne marchiate, picchiate ed umiliate. Non è ai livelli di brutalità di Hostel (di Eli Roth) o Saw (di James Wan), ma comunque si tratta di scene toste. Cattive. Potenti e d’impatto. Decisamente Disturbanti.

La scienza amorale asservita al denaro

In Breeder ci viene mostrato il lato oscuro della scienza. La cura di un male a scapito di altri. Qui è la vecchiaia il male che va combattuto. Una malattia di cui si possono ritardare i sintomi. Ma solo se paghi bene. Breeder ci svela un uso amorale della scoperta scientifica, che diventa quasi una metafora sociale. La longevità e la giovinezza sono un lusso per una ristretta élite. La scienza è asservita ai ricchi clienti. È un vecchio monito che torna spesso nella fantascienza distopica. I ricchi pagano per dei sevizi d’avanguardia e chi ci rimette sono gli scarti della società, i poveracci che non meritano considerazione e che diventano semplici cavie da laboratorio. Qui nello specifico i “topi” sono un gruppo di giovani donne. Si rinuncia così ai principi morali pur di arricchirsi. I soldi cancellano ogni traccia di umana decenza e la scienza si trasforma in un mezzo per generare profumati quattrini. No Matter What.

Conclusioni

Breeder è un thriller che funziona a metà. A causa di una prima parte eccessivamente lenta e blanda, il film ci mette troppo ad ingranare. Quindi l’impatto della brutalità mostrata nella seconda parte diventa un fulmine a ciel sereno. Se il ritmo fosse stato gestito con maggiore attenzione, la valutazione finale sarebbe stata totalmente positiva. Putroppo i primi ,mollissimi, cinquanta minuti (troppi per un ora e mezza di pellicola) causano una deambulazione zoppicante. Peccato perché lo spunto concettuale, anche se non originale, era interessante e sempre attuale.

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