Beyoncé Knowles: riscopriamo i suoi album per il suo compleanno

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Beyoncé Knowles – clip da Facebook

Beyoncé Knowles è forse l’ultima delle dive, ma svolge quel ruolo come se per esso fosse nata. La si vede in tutti gli ambiti, dalla musica che l’ha consacrata a quello del cinema. Viene quasi da dimenticare che i suoi album in studio, pubblicati per una carriera solista che ha avuto inizio quasi vent’anni fa, sono solamente sei

Ma sono splendidi, impossibile negarlo. Sono capolavori del pop contemporaneo che è impossibile dimenticare, che hanno fatto ballare e sognare migliaia di persone. Che hanno costruito, nel loro lento sviluppo, una carriera pop tra le più belle nella storia. E a questi album si può ritornare, per il compleanno di Beyoncé, che il 4 settembre compie trentanove anni. Li esamineremo uno ad uno, in ordine crescente di qualità.

Numero 6: I Am… Sasha Fierce

Copertina di I Am... Sasha Fierce di Beyoncé Knowles

Scegliere un album di Beyoncé Knowles che sia “meno” pare quasi un sacrilegio. Sasha Fierce rimane uno dei capolavori del 2009, un album R&B tra i più importanti e amati degli ultimi anni. Possiede tuttavia un difetto, non caratteristico del resto della discografia solista della cantante: si avvicina molto alle tendenze contemporanee, nel caso l’elettropop. E se tracce come Single Ladies (Put A Ring On It) e le ballad – come l’immortale Halo – risultano ancora molto fresche, lavori come Diva e Video Phone iniziano a mostrare i loro anni. Inoltre tutte le popstar hanno una traccia degli anni duemila che è invecchiata poco bene col senno di poi. Stupid Girls di P!nk, inno “femminista” che giudica le donne in base ai loro gusti, ne è forse l’esempio più famoso. If I Were A Boy non ricade ai suoi livelli, ma non può non far innalzare qualche sopracciglio per come rappresenta il genere maschile.

Numero 5: Dangerously In Love

Copertina di Dangerously In Love di Beyoncè Knowles

L’album di debutto si fa ricordare per Crazy In Love, la canzone che ha lanciato Beyoncé Knowles in una bellissima carriera da solista. Ma non c’è solo quello, e la produzione di Scott Storch crea tracce ballabili una appresso all’altra. Alcune delle più grandi star degli anni 2000 si avvicendano ad accompagnarla, da Sean Paul a Big Boi passando per Missy Elliott e Luther Vandross. E naturalmente il poi marito Jay-Z, con il quale la giovane Beyoncé regge magnificamente il confronto. Dangerously In Love è come la sua copertina: seducente, brillante e iconico. Gli elementi più deboli sono invece le tracce lente. Il singolo Bonnie & Clyde ’03 è uno dei singoli meno apprezzati della sua discografia, e la traccia Signs mostra più di tutte il segno degli anni. Anche se oggi, stranamente, l’astrologia è tornata in auge. 

Numero 4: 4 

Copertina di 4 di Beyoncé Knowles

Non poteva essere che così, considerando il titolo. Il lavoro del 2011 è l’album che unisce il passato e il presente, che collega il capitolo della Beyoncé Knowles popstar alla signora Carter che oggi tutti conosciamo. Abbandonati il gloss e gli specchi di Sasha Fierce, Beyoncé riscopre la strumentazione tradizionale e gioca con i trend del momento senza mai finirne trascinata via. Interessanti, e molto più longeve di quanto si fosse immaginato, sono le slowjam R&B come Best Thing I Never Had e Party. Impossibile non pensare poi a Love On Top, una delle sue tracce più universali. Una traccia romantica, una delle favorite della stessa Beyoncé. Meno invidiabili sono invece sperimentazioni come Countdown, le cui variazioni di chiave tendono a sfuggire di mano. La stessa Run The World (Girls), ai tempi amatissima come inno femminista, risulta generica e poco incisiva a uno sguardo contemporaneo.

Numero 3: BEYONCÉ

Copertina di Beyoncé, di Beyoncé Knowles

L’album autotitolato, uscito a sorpresa all’inizio del 2013, indica l’inizio della corrente artistica di Beyoncé che stiamo seguendo ancora adesso. Quella che non segue le classifiche, che pubblica la musica che vuole, come vuole e parlando di quello che vuole. Non mancano le tracce più convenzionali, come il realistico empowerment anthem Pretty Hurts – ma a seguirlo nella tracklist è Haunted, una traccia dark e onirica che va in tutt’altra direzione. L’atmosfera dark rappresenta uno dei punti chiave dell’album, ma Beyoncé Knowles non si accontenta nemmeno di quella e chiude la tracklist con dolcezza, dedicando una canzone alla figlia Blue. Tutto impeccabile, e correlato da un visual album irresistibile. Criticabile però la scelta di Drunk In Love come singolo, traccia emotivamente marcia non apprezzata dalla critica. 

Numero 2: B’Day

Copertina di B'Day di Beyoncé Knowles

L’album che contiene Irreplaceable, Check On It, Beautiful Liar e Listen: basterebbero queste credenziali per mostrarne l’immortalità. Quello che lo rende speciale è tuttavia la sua energia inarrestabile, con alcune delle tracce più impetuose e trascinanti. La stessa Beyoncé si adegua a quell’energia e urla nel microfono con un piglio da rockstar che anticipava gli anni a venire. Ring The Alarm, Freakum Dress e Green Light non sono tra le sue tracce più conosciute, ma meritano di essere riscoperte. Sul lato più sentimentale, oltre all’arcinota Irreplaceable, fa una splendida figura Listen, una traccia molto triste dedicata alle vittime dell’attentato delle Torri Gemelle. 

Numero 1: Lemonade

Copertina di Lemonade

L’ultimo album in studio di Beyoncé Knowles non è un lavoro facile, né usuale. L’album afrofuturistico per eccellenza, la colonna sonora di uno dei Coachella più belli di sempre, è un’opera d’arte moderna dalle innumerevoli sfaccettature. Un lavoro autoriale, libero da ogni vincolo: sboccato e romantico, classico e contemporaneo, addolorato e sicuro di sé. Un concept album con un inizio e una fine uniti da un coerente arco narrativo, un visual album in cui ogni immagine nasconde un significato. Forse non l’album che si passa in radio più spesso, ma quello che rimarrà più a lungo nella memoria. La storia di una donna nera potente, bella, complessa e felice che vuole raccontarsi al mondo con questi aggettivi e ancor più. 

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