Granchio Nero: la recensione del film Netflix

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Granchio Nero è un thriller di sopravvivenza a sfondo bellico distribuito da Netflix. Sembra che il pubblico allinei i propri gusti con ciò che accade nel mondo reale. È successo con i film pandemici all’inizio del contagio. Oggi la storia si ripete con i film bellici. Questo thriller a tema di guerra è infatti nella top Netflix. Sarebbe bello se queste situazioni terribili si limitassero allo schermo. Purtroppo così non è. Ma parliamo di cinema. Granchio Nero è un ottimo thriller. Intenso, esteticamente curato, coinvolgente. Il film è sempre in tensione e tiene incollati allo schermo fino in fondo.

Granchio Nero: il contesto bellico

il film è ambientato in un epoca non ben definita. C’è una guerra in corso. Le città sono campi di battaglia. È pieno di sfollati. Sono immagini che purtroppo recentemente abbiamo iniziato a vedere nella vita reale. In Granchio Nero si tratta di una guerra di cui non si sa nulla. Non ci vengono dette le cause. Non si sa chi è il nemico. Il film è un monito che ci dice: non importa chi combatte o chi sia il nemico. Non dicendoci nulla della guerra ci dice che tutte le guerre sono uguali. Granchio nero ha in se un messaggio pacifista.

Granchio nero: un thriller di sopravvivenza

Il film inizia delineando un angosciante contesto bellico. Ma non si può definire in toto un film di guerra. Lo sviluppo è più da thriller post apocalittico. Il tono è costantemente grave. La tensione è sempre alle stelle. Granchio Nero si sviluppa come un viaggio di sopravvivenza in un ambiente ostile e irto di pericoli. È efficace proprio grazie alla presenza di minacce costanti che circondano il gruppo di protagonisti. Un misto tra The Road con Viggo Mortensen, The Colony con Laurence Fishburne e Fury. Un viaggio su un terreno ghiacciato che potrebbe frantumarsi da un momento all’altro. Allo scoperto e senza ripari, attaccati dai proiettili e dal freddo artico. Un assedio da tutti i fronti che farebbe contento John Carpenter. Granchio Nero è una lotta contro mille avversità. Solo la determinazione di una madre amorevole può spingere una donna al suo limite.

Granchio Nero: Un messaggio pacifista

la protagonista di Granchio Nero, interpretata da un ottima Noomi Rapace, viene reclutata dal suo governo per una missione che porterà la fine del conflitto. Lei insieme ad altri quattro dovranno attraversare un lago ghiacciato e portare un pacco segreto in un luogo remoto.Una missione per portare la pace. In realtà è un altro modo di proseguire la guerra. La protagonista si spingerà al limite delle sue forze per portare a termine la missione. Ma lo fa per amore materno. L’amore, l’unica motivazione giustificabile nella brutalità di un conflitto senza fine. Purtroppo per lei scoprirà che i capi di governo sono dei manovratori. Che il loro modo di portare pace è attraverso altre morti. Ed è qui, dopo che la nostra eroina ha compreso, che comincia l’ultimo atto. La fase in cui Granchio Nero rivela il suo ammonimento. Un messaggio di pace.

Eroi di guerra?

L’eroina di Granchio Nero Ottiene una medaglia per aver portato a termine una missione. Bene. Ma una missione che porterà in conseguenza solo altri morti. Male. Il finale riflette sulla scempiaggine della guerra in sé. Non vince mai nessuno davvero. Diventa guerra che porta altra guerra. Ed è questa consapevolezza che compone l’atto finale. Granchio Nero si chiude con l’estremo sacrificio. Dare la vita per impedire altre morti. In un finale surreale dal tono malinconico romantico. Un ideale bello, di pace ma forse irrealizzabile. La guerra non si conclude provocando altri morti. Ma purtroppo nella realtà non è così semplice. Noomi Rapace non diventa un eroe di guerra. Ma una eroina per la vita.

Conclusioni

Granchio nero è un ottimo survival thriller. La tensione costruita è costante e non cala mai. Il film è esteticamente curato. Immagini evocative, scenari suggestivi quasi astratti. Un deserto ghiacciato. Un limbo. L’immagine della distesa ghiacciata che imprigiona centinaia di corpi evoca reminiscenze quasi dantesche. Un vero e proprio inferno gelido. Una fotografia cupa, un cromatismo freddo (come il ghiaccio), un tono grave. Fanno da cornice ad una storia di sopravvivenza in un mondo costantemente ostile. Il film vince grazie a questa struttura ad assedio multiplo che tiene sempre sulle spine. Quindi Granchio Nero viene promosso a pieni voti.

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