Spider-Man: No Way Home- recensione del film evento dell’anno

Recensione della nuova pellicola Sony-Marvel Studios al cinema 15 Dicembre

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Spider-Man: No

Vedere Spider-Man: No Way Home al cinema è un’esperienza cinematografica. Un evento totale capace di dare principio e senso a quella che può essere definita una vera e propria trilogia d’origine del personaggio. E’ un Peter che raggiunge definitivamente la propria maturità, assumendosi colpe e responsabilità, a volte, più grandi di lui. Dopo mesi e mesi di speculazioni, la nuova pellicola Sony/Marvel Studios si prospetta essere un punto di svolta definitivo non solo per il franchise ma più propriamente per un personaggio che aveva bisogno di una svolta.

Spider-Man: No Way Home è un originale e dinamico riarragiamento del racconto personale e intimo dell’etica di quello che è uno dei personaggi della cultura pop più amati e apprezzati di sempre. Dopo gli eventi di Far From Home Peter si trova costretto ad assumersi le conseguenze dello svelamento della sua identità da parte di Mysterio. Il film diventa un bellissimo inno all’ etica di Spider-Man, al suo modo di affrontare gli eventi ma soprattutto alla sua costante voglia di voler “dare una seconda possibilità”. In un modo del tutto inaspettato No Way Home diventa il film della rinascita di Spider-Man. Un Peter Parker che da ragazzino del Queens diventa un adulto.

Spider-Man diventa grande?

Lo Spider-Man di Tom Holland riesce (finalmente) a prendersi il suo meritatissimo posto nell’ Olimpo, diventando grande. Fin da Homecoming era più che palese la volontà dei Marvel Studios di voler raccontare la crescita e la maturazione di uno Spider-Man più giovane e meno “maturo” delle sue precedenti incarnazioni. Holland ci presenta un Peter dinamico ma che, in un certo senso, ha sempre rappresentato l’ ingenuità e la dolcezza dei suoi 17 anni.

Una visione nuova e mai vista prima (se non nei fumetti) del personaggio che ci ha dato modo di esplorare un nuovo lato di Peter, totalmente diverso da quello proposto ad inizio 2000 da Sam Raimi e poi successivamente da Marc Webb. No Way Home è un intricato ma ben riuscito omaggio alla complessa storia cinematografica di Spider-Man. Le continue citazioni ai film precedenti e alla dimensione fumettistica di Spider-Man diventano una vera e propria lettera d’amore nei confronti del personaggio. La paura che il Peter Parker di Tom Holland potesse essere oscurato da un contesto così grande, finisce in secondo piano dal primo momento in cui compare su schermo. E’ percepibile in maniera palese il dissidio interiore che sta vivendo, la sua voglia di salvare ed aiutare tutti.

Una storia senza precedenti

L’examotage narrativo è molto semplice. Peter, dopo aver visto la sua identità svelata a causa di un video montato ad arte da Mysterio, si trova sommerso dagli eventi e dal fatto di dover essere contemporaneamente Peter Parker e Spider-Man. La situazione, ovviamente, colpisce in pieno anche coloro che fanno parte della vita del giovane. Per evitare che le cose possano peggiorare Peter si rivolge a Doctor Strange. Il tentativo di incantesimo (che vediamo anche nel trailer) diventa un modo per “richiamare” dalle loro dimensioni tutti i villain più iconici del personaggio. I vari personaggi non vengono però considerati come semplici fantocci da utilizzare a favore di trama. Hanno un proprio background, una propria storia, una propria identità che li rende ancora più interessanti rispetto ai loro film di provenienza.

Un collante tra universi

Viene ridata dignità ad alcuni personaggi (come l’Electro di Jamie Foxx) che, nella loro prima resa cinematografica, erano risultati anche abbastanza anonimi e dimenticabili. Si sviluppa un’analisi ancor più tridimensionale e profonda di villain dal trascorso tragico e traumatizzante come il Goblin di Willem Dafoe e il Doc Ock di Alfred Molina. Ad essere ricalcato è il rapporto tra loro nonostante, nei film di Raimi, i due personaggi non si siano neanche incontrati. Il Peter Parker di Tom Holland, diventa il collante tra tre universi totalmente diversi tra di loro, con le loro peculiarità e differenze. Molina e Dafoe giganteggiano facendo sembrare che non siano passati 20 anni da quando hanno dismesso per l’ultima volta i panni dei loro personaggi. Riescono a donarsi non solo una profondità maggiore, ma un tipo di ironia che alleggerisce inevitabilmente i toni, non scadendo però nel ridicolo.

Un mondo a misura di Peter

La grandezza di Spider-Man: No Way Home sta proprio nel rovesciare tutte le nostre convinzioni. Fin da Civil War ci era stato presentato un Peter Parker poco urban, dedito alle minacce più grandi di lui e a grandi avventure. Questa pellicola, distruggendo emotivamente e fisicamente Peter, non fa altro che riconsegnarlo alla sua miglior dimensione: quella urbana. Peter cresce, si trasforma, matura e diventa definitivamente un eroe sacrificando se stesso e il proprio benessere per gli altri. Nonostante i tantissimi stimoli del film il focus rimane lui, la sua storia e i suoi sentimenti. Il suo rapporto con May, MJ, Ned, Strange e, più in generale, con la sua vita sono il centro focale di un racconto di crescita e di maturazione. Peter viene inevitabilmente distrutto per poi essere ricostruito da zero. A questo punto, la trilogia di Homecoming può essere quasi definita come un’ unica e ben strutturata trilogia d’origine.

Spider-Man: No Way Home è un’ esperienza cinematografica totalizzante

Il fanservice è presente (come è giusto che sia per un film di questa natura) ma non infastidisce o rende la trama fragile. Anzi, nonostante alcune cose siano leggermente forzate, il film fa il suo lavoro e porta a compimento il suo obiettivo originario: trasformare Peter in un adulto. Emoziona ogni secondo creando quella che è una vera e propria esperienza che va oltre il vedere un semplice film al cinema. C’è coinvolgimento ed interazione costante. Se nella prima parte della pellicola si lascia spazio a toni comedy (in alcuni momenti persino demenziali), nella seconda parte tutto diventa più violento, oscuro con una posta in ballo incredibilmente alta. Peter si ritrova a combattere con il proprio dolore e i propri demoni, costretto a dover scegliere se lasciarsi guidare dall’istinto o fare la cosa giusta. Deve fare i conti con se stesso e con le proprie ombre.

Un effetto nostalgia che racconta 20 anni

Il rapporto tra Peter ed MJ viene gestito con una dolcezza e delicatezza senza precedenti non attraverso grandi gesti d’amore plateali ma anche con un semplice preoccuparsi l’uno dell’altro. La chimica tra Tom Holland e Zendaya è (ovviamente) perfetta. L’attore inglese riesce ad entrare tranquillamente in sintonia con ogni personaggio nonostante provengano (letteralmente) da racconti e storie diverse. L’ inevitabile effetto nostalgia funziona, in maniera quasi esagerata in alcuni punti, ma fa il suo dovere portando in vita un racconto generazionale. 20 anni di storia cinematografica nel palmo di una mano.


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Dove vedere Spider-Man: No Way Home?

Spider-Man: No Way Home è al cinema dal 15 Dicembre.

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