Campagna streaming: si uniscono anche i Rolling Stones

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Campagna streaming

Delle importanti star del mondo della musica, tra cui i Rolling Stones e Tom Jones, si sono uniti alla campagna in difesa dello streaming musicale. Hanno infatti firmato una lettera a Boris Johnson nel tentativo di chiedere delle modifiche a, cosiddetto Copyright Act. Varato nel 1988, stabilisce i metodi di pagamento degli artisti e i vari meccanismi delle royalties.

Anche i Rolling Stones si uniscono alla campagna per lo streaming

Diverse importanti star della musica hanno aderito a una campagna nel tentativo di modificare la legge britannica sulle royalty pagate dallo streaming. La campagna consiste anche nell’invio di una lettera al primo ministro Boris Johnson per chiedere una migliore remunerazione per gli artisti. Tra i firmatari vi ono i Rolling Stones, Tom Jones, Yoko Ono e Jarvis Cocker. A guidare la campagna sono Musicians’ Union, Music Producers Guild e Ivors Academy. Iniziata ad aprile con l’appoggio di Paul McCartney, i Led Zeppelin e Kate Bush, la campagna ha ricevuto l’adesione anche da parte dell’iniziativa #BrokenRecord.

In cosa consiste la campagna?

Tale campagna sostiene che lo streaming attraverso piattaforme come Spotify e Apple Music siano considerati più come una qualsiasi radio che un servizio di musica molto utilizzato, specie negli ultimi tempi. Nella lettera a Johnson si legge: “La legge non ha tenuto il passo con il ritmo del cambiamento tecnologico e, di conseguenza, artisti e cantautori non godono delle stesse tutele di cui godono in radio”. Poi continua: “I musicisti di oggi ricevono pochissime entrate dalle loro esibizioni: la maggior parte degli artisti in primo piano riceve piccole frazioni di un centesimo di dollaro USA per stream e i musicisti di sessione non ricevono nulla”.

Cosa stabilisce attualmente la legge britannica?

Attualmente, basandosi sulla legge in vigore, sono le singole società a stabilire le tariffe delle royalty. Queste ultime vengono pagate agli artisti o direttamente o attraverso la loro etichetta discografica. Si tratta dei cosiddetti Copyright Act del 1988, ed è proprio la legge cui la campagna chiede di apportare una modifica. Essa consisterebbe nel pagare le royalties tramite un’organizzazione per i diritti dello spettacolo, nonché nel chiedere un “regolatore” per il settore dello streaming. L’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale dell’ONU ha sostenuto questa campagna dello streaming. Anche l’Organizzazione sostiene infatti che la remunerazione in streaming dovrebbe essere considerata un’opzione per una comunicazione al diritto pubblico. Intanto, il parlamento del Regno Unito ha esaminato alcune delle questioni poste all’attenzione sulle remunerazioni degli artisti. Si tratta di un’esaminazione nell’ambito dell’indagine sull’economia dello streaming musicale.


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