The Weeknd escluso dai Grammy Awards (e non solo lui)

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The Weeknd escluso dai Grammy

After Hours, l’ultimo album di The Weeknd, non è stato nominato ai Grammy Awards pur essendo tra i principali successi dell’anno. Insufficienza di talento, razzismo, incapacità di innovare o altro ancora?

Perché the Weeknd non andrà ai Grammy?

Sei volte disco di platino e cinque d’oro, tra i migliori album dell’anno per almeno dieci testate diverse, primo classificato sulla Billboard 200. Ma ad Abel Tesfaye in arte The Weeknd non basta nulla di questo, perché i Grammy Awards – che hanno appena annunciato le nomination per la loro sessantatreesima edizione – hanno escluso dalla gara il suo ultimo album After Hours. Nemmeno una nomination, che sia pop o R&B, per uno degli album più belli dell’anno. La prima controversia a travolgere un’edizione degli Oscar della Musica che si prometteva come un evento di innovazione. In un anno così ricco di nomi e facce nuove, spettacolari ritorni, e con una dovizia di splendidi album pop tra cui scegliere, dispiace effettivamente vedere sempre le stesse facce in nomination in luogo di lavori magari meno immediati, ma molto più amati. 


Grammy: annunciate le nominations


The Weeknd non tace della cosa, e commenta sui social che “I Grammy rimangono corrotti. Voi dovete trasparenza a me, ai miei fan e all’industria”. Voci di corridoio affermano che l’artista canadese sia stato escluso in quanto già previsto come performer per l’Halftime Show del Superbowl, e abbia dovuto scegliere tra la presenza all’evento e quella ai Grammy Awards. A rinfocolare lo scandalo sono anche le quattro nomination ricevute da Justin Bieber, che con il suo album Changes ottiene la nomination per Miglior Album Pop Vocale. O peggio, si presenta per Record Of The Year con la controversa hit Yummy. La sua critica per cui la sua musica è R&B (e non pop, categoria dove viene presentato) pare quasi capricciosa paragonata a quella di The Weeknd, che ha ottenuto numeri assai più elevati ed è piaciuto molto di più anche alla critica. 

Non provenienti da The Weeknd si levano inoltre accuse di razzismo a danno dei Grammy: l’ultimo album di un artista nero a vincere il premio per Album dell’Anno è stato infatti Speakerboxx/The Love Below degli Outkast, rilasciato nel 2004. L’anno passato gli organizzatori cambiano il nome delle categorie “Urban”, rinominate “Progressive R&B” a seguito di un’osservazione del rapper vincitore, Tyler, the Creator. “Non mi piace quella parola, ‘urban’”, aveva dichiarato. “Per me è solo un modo politicamente corretto di dire la parola con la n”. Accuse che risorgono dopo l’esclusione di The Weeknd, che se avesse ricevuto la nomination per Album dell’Anno sarebbe stato l’unico artista non bianco a presentarvisi. 

Gli altri “esclusi”

Ma The Weeknd non è il solo che i Grammy Awards hanno tristemente snobbato. Un’altra “esclusa” è Rina Sawayama, la cantante pop britannica che ha ottenuto plauso quasi universale dalla critica con il suo debutto SAWAYAMA. Non è inoltre il primo scandalo di tal risma che colpisce la cantante, già esclusa dagli scorsi Brit Awards. La ragione? Avere la doppia cittadinanza giapponese, e non essere dunque “abbastanza” britannica. Tagliati fuori anche gli album pop di Charli XCX, Perfume Genius, Ava Max, Hayley Williams, Katy Perry, Halsey. Nonché il lavoro alternativo dei 1975, Jessie Ware e Reyez, FKA Twigs e Grimes, e il rapper Childish Gambino. Risentiti anche i fan del k-pop, che come unico cavallo di battaglia presenta i BTS tra le migliori performance di un duo o gruppo. Si aggiunge dunque il nome delle Blackpink a quello dei “grandi esclusi”.  

Anche lavori acclamati come Good Souls, Better Angels di Lucinda Williams, Fetch The Bolt Cutters di Fiona Apple e Ungodly Hour delle Chloe X Halle sono limitati a categorie locali, come il rock, il progressive R&B e l’americana. Mentre a dominare l’elenco dei nominati sono i soliti nomi: Beyoncé, Taylor Swift e il summenzionato Justin Bieber. The Weeknd può non sentirsi solo, ma i Grammy rimangono un premio ancora prettamente pop, poco aperto alle innovazioni. E a cui questa decisione di non rinnovarsi potrebbe costare cara. 

Qui per riscoprire After Hours

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