Con Thick Skin aveva debuttato nell’indie, ma Tia Gostelow ha compiuto una svolta per il suo comeback CHRYSALIS. Un lavoro insolito, ma funzionante nel campo del pop elettronico.
Tia Gostelow: ci piace il synthpop in CHRYSALIS?
Synthpop, il tuo nome è Tia Gostelow – un nome nuovo, ma che le sta su come un guanto. Qualcuno forse la ricorderà dal 2018 con il suo debutto Thick Skin, o per lo meno identifica il tipo di musica nella quale si cimentava. Un indie pop con accenni di grunge, sporco, emotivo. Serve quindi un secondo per processare il fatto che nulla di questo comparirà in CHRYSALIS, il suo secondo album. Un lavoro tutto synthpop, scoppiettante di energia, dal sound lucido e curato, con una performance che abbandona la rabbia in favore di un certo rilassamento. Una decisione imprevista, forse, ma che conduce a buoni risultati per Tia Gostelow e il suo CHRYSALIS, nonostante i suoi passi nel genere tutto nuovo siano ancora incerti.
CHRYSALIS – il bozzolo della farfalla, un luogo dove nascondersi, dove sparire alla realtà e non sentirsene parte. La Gostelow mostra questo e anche di più, con una scrittura cauta e fragile che lascia tuttavia spazio alla spensieratezza. Lo stesso approccio al synthpop di artiste come Marnie, Shura o la recente Robyn. Frizzante, luminoso e pieno di colori delicati. Ma se l’ultimo lavoro di Robyn, lo scialbo Honey, non era stato un grado di utilizzare tali elementi a suo vantaggio, Tia Gostelow riesce in CHRYSALIS a mantenere il controllo della baracca e non lascia che (quasi) nessuna traccia si spenga. Ha una voce delicata, ma non sognante, e carica canzoni come Psycho, Home o Get To It di abbastanza basso da mantenerle comunque graffianti. Forse un’eredità del vecchio Thick Skin, ma il condimento necessario a Tia Gostelow per insaporire bene CHRYSALIS.
Un’evoluzione finita bene
Lo stesso giorno di CHRYSALIS è stato rilasciato un album di un’artista alternativa australiana, Kate Miller-Heidke, che abbandonato la sua linea artistica consueta per provare uno stile diverso. Stile che non le si adattava, che sacrificava la sua unicità artistica in favore di un sound generico e annacquato, da classifica e nulla più. Miller-Heidke potrebbe imparare qualcosa da Tia Gostelow e da CHRYSALIS. un lavoro che compie sì una grossa sterzata, ma non perde mai il controllo del volante e arriva a destinazione senza scontrarsi contro alcun muro.
CHRYSALIS non è un album perfetto. Si sente che Tia Gostelow è ancora verde, che le manca la visione d’assieme di una popstar completa. Forse il synthpop non le stava ancora del tutto a pennello, è stata una decisione imprevista. Sono cose che non si può sapere senza conoscere Tia Gostelow di persona, ma quello che è certo è che il synthpop le piace e il lavoro conclusivo è acceso, coinvolgente e di grande interesse. Soprattutto si raccomanda CHRYSALIS ai fan di Carly Rae Jepsen. Un’altra artista che ha saputo evolvere da una direzione all’altra (convergendo con la Gostelow nella trafficata e soleggiata via del synthpop) in maniera organica e piacevole. Chi ha amato Dedicated non potrà non innamorarsi del sole e dello splendore di Tia Gostelow, un’artista sottovalutatissima che anche in un autunno sempre più spento riesce con CHRYSALIS a trasportarci per un po’ su un prato soleggiato.