Jon Gibson il compositore che ha contribuito a salvare il minimalismo da se stesso

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jon gibson

E’ un anno di incalcolabili perdite e tumulti, in cui il dolore è passato dall’emozione a qualcosa di più simile al tempo che stiamo attraversando. A questo si aggiunge la morte, lunedì 12 ottobre 2020, del compositore Jon Gibson: aveva 80 anni e un tumore al cervello.

Chi era Jon Gibson

Jon Gibson non era un nome familiare a molti. Abile flautista e sassofonista, Gibson era forse meglio conosciuto come uno dei membri fondatori del Philip Glass Ensemble, sua prima apparizione nel 1968 e per le sue opere come “Music in Twelve Parts” (1974) e “Einstein on the Beach ”(1976).

Nella nuova scena musicale degli anni ’60 e ’70 si era esibito nelle prime di opere storiche come “In C” (1964) di Terry Riley e “Drumming” di Steve Reich ( 1971) e ha collaborato con compositori tra cui Julius Eastman, LaMonte Young, Harold Budd e Arthur Russell. Con quelle esibizioni ha svolto un ruolo unico nel complicare un regno della musica spesso diffamato per la sua presunta semplicità: minimalismo.

La sua carriera

La nuova musica americana al suo apice creativo, la fine degli anni ’70, era una giungla. In quell’ambiente era quasi impossibile non incrociare la strada con Jon Gibson. Era caduto nelle avanguardie giovanissimo, formando il suo primo ensemble a San Francisco (il New Music Ensemble), ispirato dalle partiture partecipative di Stockhausen o Cornelius Cardew. Poi ha incontrato un giovanissimo Steve Reich, che era alla ricerca un musicista per eseguire Reed Phase, un pezzo per sassofono, poi per partecipare alla creazione di In C di Terry Riley.

Partner privilegiato e interprete

La Summer of Love ha Jon Gibson portato verso altri orizzonti: un tour con un gruppo jazz o una compagnia di circo, lo studio della canzone carnatica del sud dell’India con Pandit Pran Nath, il grande pensatore di La Monte Young. Le esperienze oltre la pratica musicale, lo hanno portato all’incredibile Visitations (1973), un dittico immersivo ispirato ai libri del neochaman Carlos Castaneda, a metà tra la musica concreta e la “Fourth World Music” in uscita da Jon Hassell e Brian Eno.

L’altro album importante di Jon Gibson, Two Solo Pieces (1977), è un modello del genere minimalista, composto da due assoli, rispettivamente per organo e flauto, la cui influenza, certamente underground, è evidente in molti compositori come Kali Malone o Sarah Davachi.


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