Si dice che il tempo passa, ma certe cose restano. Purtroppo, quest’affermazione non si riferisce solo agli aspetti positivi di questa vita, quali l’amore e l’affetto provato verso i nostri cari. La realtà, è che anche certi fenomeni che caratterizzano la nostra società, sono parecchio duri a morire. Il più radicato di tutti, è sempre e solo uno: la violenza. In tutte le sue forme, in ogni singola tragedia che provoca. Tuttavia, se la violenza resiste, noi possiamo e dobbiamo essere più forti di lei. Ecco perché combattere la violenza non è mai fuori moda. I metodi per farlo, sono molteplici. C’è chi agisce scrivendo, chi lavora nei centri antiviolenza, chi scende in piazza a protestare. E poi, c’è chi lo fa attraverso l’arte della musica. Una persona che ha scelto questa tipologia di attivismo, è la cantante Levante. Uno dei suoi singoli più incisivi: “Gesù Cristo sono io”.
La prima parte di “Gesù Cristo sono io”
Gesù cristo sono io
Tutte le volte che mi hai messo in croce
Tutte le volte che sei la regina
E sulla testa solo tante spine
Gesù cristo sono io
Per le menzogne che ti ho perdonato
E le preghiere fuori dalla porta
Per il mio sacro tempio abbandonato
Confessa che sei il demonio nella testa
Che mi trascina sempre giù
Confessa
Che il paradiso non mi spetta
Che non mi sono genuflessa
Che non mi sono genuflessa
Che, che da te risorgo anch’io
L’inizio di un Calvario
<<Il brano racconto un microcosmo, il rapporto tra due amanti che si trasformano in vittima e carnefice, che in verità è solo il riflesso di un macrocosmo che usa ancora, in questi tempi sempre meno moderni, trattare la donna come un essere inferiore. Gesù cristo sono io è il percorso di una donna che, attraversando una strada buia, si ritrova nei panni di un Cristo e risorge>>.
Sono queste le parole con le quali Claudia Lagona, in arte Levante, descrive il pezzo. E la conferma di questa spiegazione, la possiamo già trovare nelle prime righe della canzone.
La protagonista del singolo, è paragonata a Gesù Cristo, in quanto si trova solo all’inizio di un percorso che la porterà alla morte e successivamente alla resurrezione. In queste strofe, sono evidenti il dolore e la rabbia della vittima. Si può notare che la persona colpita dalla violenza va incontro alla perdita di se stessa. E’ infatti così che agisce la violenza. Fa sentire chi la subisce come svanito nel nulla. Come se d’un tratto ci si trovasse soli, privi di riferimenti. Si percepisce la solitudine in un mondo tanto immenso quanto confuso, sapendo che l’unica via per cercare di risollevarsi è fare leva su se stessi. Anche se, non percepiamo più nemmeno la nostra presenza.
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Una speranza
Tuttavia, possiamo apprezzare anche un’importante consapevolezza da parte della vittima. Quella che il suo stato attuale, è dovuto al trauma subito, a chi ha agito violenza contro di lei. Di fatti, ciò non è per nulla scontato, dato che nel momento in cui si è vittime, spesso e volentieri ci si sente comunque carnefici di se stesse.
A conferma di ciò, arriviamo al ritornello, che rappresenta un autentico urlo di liberazione. Un’accusa, un dito puntato contro l’aggressore. Lo si definisce come il demonio. Poiché è proprio lui, colui che domina la mente della vittima, ingannando i meccanismi del suo cervello.
In questo grido, si può scorgere un desiderio di speranza. Quella di potersi rialzare, che un giorno ciò che la donna ha subito verrà lasciato alle spalle, al fine di cominciare una nuova vita, di risorgere. Purtroppo, ella stessa sa che ciò è estremamente difficile; ma vuole comunque urlarlo, nell’augurio che ciò divenga realtà.
La seconda parte del testo
Gesù cristo sono io
Moltiplicando tutta la pazienza
Avrò sfamato te e la tua arroganza
Forse ti ho porto pure l’altra guancia
Gesù cristo sono io
Che di miracoli ne ho fatti tanti
Ti ho preso in braccio e ti ho portato avanti
Ma tu ricordi solo i miei peccati
Confessa che sei il demonio nella testa
Che mi trascina sempre giù
Confessa
Che il paradiso non mi spetta
Che non mi sono genuflessa
Che non mi sono genuflessa
Che, che da te risorgo anch’io
Il peso della croce
All’interno di queste righe, si possono percepire tutta la fatica e lo struggimento della vittima, mista a una giusta dose d’ulteriore rabbia. La donna ricorda tutto il dolore che ha provato per mano dell’uomo che diceva d’amarla. Rammenta tutti i sacrifici che ella ha compiuto, anche nel momento in cui veniva violata e maltrattata dal carnefici. Magari lo faceva perché, nonostante tutto, credeva che agendo in questa maniera avrebbe salvato il rapporto, o magari proprio lui, la persona che la faceva soffrire. Eppure, tutta quella fatica è stata vana. E anzi, ciò con cui è stata “ripagata”, è un trauma col quale dovrà fare i conti per il resto della sua vita.
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La terza parte di “Gesù Cristo sono io”
Per tutte le spine del mondo
I chiodi piantati nel cuore
Questo è il mio sangue, questo è il mio corpo
Li porto via, amore
Per tutte le spine del mondo
I chiodi piantati nel cuore
Questo è il mio sangue, questo è il mio corpo
Li porto via, amore
Confessa che sei il demonio nella testa
Che mi trascina sempre giù
Confessa
Che il paradiso non mi spetta
Che non mi sono genuflessa
Che non mi sono genuflessa
Che, che da te risorgo anch’io
Che da te risorgo anch’io
Che da te risorgo anch’io
Che da te risorgo
La resurrezione
Arriviamo all’ultima parte di “Gesù Cristo sono io”, nella quale la donna cerca di rialzarsi. E’ chiaro fin da subito, che il primo passo verso la resurrezione è l’allontanamento fisico dal carnefice. Ella, si rende conto che molte parti di se stessa che credeva essere adesso possedute dall’aggressore, in realtà sono solo e soltanto sue. Ed è proprio da queste, che riparte. Da ciò che era svanito, ma che adesso non lo è più.
In secondo luogo, segue l’allontanamento mentale dall’oppressore. E questo, è il processo più difficile di tutti. Ciò che possiamo lasciare con il fisico, rimane comunque nella mente. Ed è arduo farlo svanire da lì.
Il femminicidio non è un omicidio qualsiasi: perché?
Sebbene sia a dir poco complicato, non è tuttavia impossibile. Parlare di violenza dev’essere una priorità, non un’attività di nicchia magari vista come l’ennesimo estremismo fanatico. Il testo di “Gesù Cristo sono io”, ci spiega che violenza è un problema di tutti, non solo di chi la subisce direttamente. Ricordiamoci che Gesù Cristo è ogni donna maltrattata psicologicamente, fisicamente, verbalmente, o sessualmente. Gesù Cristo è ogni persona che deve fare i conti con un trauma subito in passato e che non vuole andarsene. E Gesù Cristo, risorge ogni volta che qualcuno pone la mano verso una vittima di violenza.